
Pensavo cose, non belle a dire il vero, ripercorrevo attimi, parole dette e taciute, emozioni. Poi mi sono ritrovata a non pensare più niente, persino la preoccupazione più ostinata è scivolata via, cadendo come l’orsacchiotto che avevo appoggiato distrattamente sul ripiano. Non si direbbe, ma anche la crisi ha il suo lato effimero e per un po’ ti lascia, fugge via chissà dove, e tu ti ritrovi in un silenzio strano, ma intimo e basta ascoltarsi respirare per intuire che si cresce faticosamente, ma inesorabilmente.
Foto di/Photo by Samuele Silva – Parole di/Words by Sara Taricani.

Tutti gli anni, in questa data, pubblico una foto scattata fra l’inizio e la fine dell’anno. E’ una tradizione consolidata da queste parti. Ma quest’anno no. Quest’anno ho scelto, mio malgrado, una foto scattata a novembre, una foto che mi possa servire da promemoria. Un’immagine che possa ricordarmi di non commettere uno degli errori più classici e banali che un fotografo possa fare. Si, perché il 31 dicembre ho scattato diverse foto, alcune anche (credo) interessanti. Purtroppo ho dimenticato di controllare le impostazioni, almeno quelle più rare (permettetemi l’espressione): in effetti non mi capita mai di modificare la qualità delle immagini, ma venerdì scorso, per provare un servizio web, ho scattato una foto (una sola) alla risoluzione minima consentita dalla macchina fotografica: 720×480. E il giorno dopo ho premuto quasi 100 volte il pulsante di scatto senza ricordarmi di verificare la risoluzione; ho controllato tutte le altre opzioni, ma alla risoluzione non ho proprio pensato.
E questo mio personale delirio fotografico spero possa tornarmi utile in futuro, per evitare di commettere nuovamente un errore del genere.
Per il momento non voglio parlare di dove e perché ho scattato questa foto; si tratta però di uno scatto F/1.2 a 3200 ISO: praticamente al buio. E poi si augura ‘Buona Luce‘.


Anche quest’anno riesco a rispettare la tradizione del post natalizio. Ma è stata una faticaccia: la mancanza di idee e di voglia però non mi hanno fermato. Questo pomeriggio ho girato a zonzo per Beinette (prima) e per Cuneo (dopo) alla ricerca di spunti interessanti: mi aspettavo di trovare qualche Babbo Natale (sarebbe dovuto passare oggi), ma di signori vestiti di rosso nemmeno l’ombra e quindi mi sono dovuto accontentare di qualche dettaglio e al minimo sindacale possibile per ottenere la denominazione di foto street. E adesso mi rivolgo direttamente al Cristo e chiedo una piccola/grande cortesia: dato che sono circa 1700 anni che non ci dimentichiamo un tuo compleanno (la data è sbagliata, ma quello è piccolo particolare insignificante: è il pensiero che conta) potresti fare in modo che nel futuro prossimo la scia di sangue e morte che sta dilaniando il nostro pianeta possa un attimo placarsi? Amici importanti mi dicono che questa impresa rientra nelle tue immense capacità (del quale io non mi permetto assolutamente di dubitare)(giuro)(anche se sono più per l’arianesimo). D’altrocanto oggi è il Natale cattolico per circa il 15% della popolazione mondiale, giusto? E il mio più sincero augurio per un bellissimo e felice Natale.
Buon Natale, si sente augurare in ogni dove, da grandi e piccini. Naturalmente, l’augurio nella maggioranza dei casi è una pura coazione a ripetere. Ma coloro che pensano a quello che dicono, credono di commemorare con i loro auguri la nascita di Gesù. E la maggioranza degli auguri non sa, o ha dimenticato, che la scelta del 25 dicembre come giorno del Natale cristiano è mutuata dalla festa del Sol Invictus, “Sole Invitto”, il Dio Sole (El Gabal) che l’imperatore Eliogabalo importò nel 218 a Roma dalla Siria. […] (Piergiorgio Odifreddi)