Il 21 giugno (si, sono in leggero ritardo) sono stato invitato dalla rivista “Più Eventi” a documentare (in esclusiva)(insieme ad altri fotografi ed instagramers) l’apertura del Baladin Open Garden a Piozzo. Ho scattato diverse foto del nuovo locale (definirlo locale è certamente riduttivo) fortemente voluto da Teo Musso, ma su queste pagine voglio pubblicare solo 5 foto, 5 ritratti rubati che ricordano, per certi versi, la fotografia street. La prima foto è scattata con il fish-eye (si, un ritratto con il fish-eye) impostato a 14mm, mentre tutte le altre immagini sono tuttaapertura con il 50mm.
La settimana scorsa, a Fossano, si è tenuta l’undicesima edizione di Mirabilia: mi permetto di definirlo il festival degli artisti di strada. Fra gli ospiti della manifestazione mi ha colpito molto Steli, performance messa in scena dalla compagnia Stalker Teatro di Rivoli. Non ho mezzi linguistici per definirla in maniera completa: si tratta in sostanza di tanti bastoni colorati incrociati fra di loro con il nastro adesivo che formano una gigantesca struttura decisamente variopinta e, soprattutto, molto fotogenica. Al termine del lavoro di montaggio il pubblico è chiamato a camminare in mezzo all’installazione a tempo di musica. E ci si diverte parecchio, sembra di essere Tom Cruise in una nota scena di Mission Impossibile. Anche Alice ha voluto provare l’esperienza e credo che le foto esprimano al meglio la sua soddisfazione.
“Steli” è un intervento urbano della compagnia Stalker Teatro realizzato in collaborazione con il Dipartimento Educazione del Museo d’Arte Contemporanea del Castello di Rivoli. Una performance interattiva, dal forte impatto visivo che si rivolge a un pubblico eterogeneo, curioso e attento alle novità. Un spettacolo dal vivo visionario, un ponte tra arte visiva e performing art, che può essere presentato anche in luoghi non convenzional.
“Steli” è una delle performance del ciclo “Reaction”, un più ampio progetto sperimentale che indaga, secondo la poetica tipica della compagnia, il rapporto fra arti visive e teatro.
Le emozioni dei bambini sono quanto di più puro e limpido esista in natura. Sono spontanee, sincere, istintive. Ogni nuova esperienza di gioco, e di vita, plasma il carattere e genera una serie di ricordi, più o meno intensi, che resteranno legati all’infanzia. A Beinette, nel verde Parco di Rifreddo, c’è un’area giochi dove mia figlia adora andare per condividere del tempo con altri bimbi; ma si diverte anche da sola. Lo scivolo con il papero, la giostra che gira velocissima, l’altalena che ti permette di toccare il cielo con la punta dei piedi; ogni gioco, una soddisfazione, una gioia! Un sorriso! I genitori di Marco Taverna hanno creato su quel pezzo di prato un’isola di sorrisi che rinnovano ogni volta il ricordo del loro amato figlio, mancato in un incidente stradale il 22 Giugno 2013. Personalmente non ho avuto il piacere di conoscere TAV (come lo chiamavano i suoi amici), ma tutte le volte che vengo qui mi sembra di incontrarlo. Perché davvero Marco rinasce nel sorriso di Alice: ed è un’emozione bellissima. Alice è ancora troppo piccola, ma un giorno vorrei spiegarle qual è il miracolo che si compie qui ogni giorno.
Il tuo sorriso rinasce ogni giorno nel sorriso dei bambini che vengono a giocare qui.
Montale immagina che il sorriso sia come l’acqua pura, scorta fra le pietre d’un greto. Qualcosa in cui si “lima” la modestia, mentre l’edera ci mostra la fioritura. Mediante il sorriso, le labbra “s’aggrappano” all’intera bocca. L’edera simbolicamente è consacrabile alle feste, ma non si percepisce come appariscente, mentre diamo per scontato che il greto ha le pietre. Sopra al torrente, il cielo per Montale “sorriderebbe” mediante la nitidezza d’un abbraccio. Nikla è stata inquadrata col piano americano. Lei porta un abito dal tono grigio-celeste. A sinistra, “spuntano” i rametti dell’edera. La fotografia nel complesso è scura, lasciando “al suo greto” il lavello di marmo, la cassetta in plastica, la probabile centralina ecc… Nikla ha uno sguardo “puro”, ma anche nel tentativo “d’aggrapparsi” a qualcuno o qualcosa (che sfugga alla nostra conoscenza). Il cappello pare riconfigurabile nel macrocosmo per la foglia d’edera. Tuttavia, lì manca la percezione d’un fashionismo. Né Nikla sorride, mentre dal celeste “acquatico” del suo vestito emergerà la “pietra zavorrante” sul pugno destro. E’ una fotografia abbastanza “grezza”, tanto nei toni “da fondale” quanto per la location da officina. (Paolo Meneghetti)