
Non scrivo da oltre un mese, ed è un record ultimamente. Sarà il caldo, sarà l’estate, sarà la mancanza di ispirazione. Torno indietro nel tempo per legarmi con un filo immaginario al mio ultimo post; siamo ancora a Milano, alla PhotoMarathon meneghina. Il titolo di questa foto è Soffio di Vita (uno dei temi della competizione) e mi lascia un po’ di malcelata tristezza collegare gli ultimi respiri di questo anziano ma elegante signore, che con una certa eleganza osserva le erbacce che invadono le rotaie, a un pensiero così triste. Chi sono io per decidere cosa succederà nel futuro? Ma la fotografia rappresenta anche tutti gli istanti del cammino e mi basta questo per consolarmi. Il particolare di questa foto che mi fa impazzire (e anche un po’ uscire di testa) è la carne in scatola nella mano sinistra. Perché?

Dopo aver raccontato il backstage veniamo alla messa in scena vera e propria. Quest’anno l’oggetto comune a tutte le rappresentazioni era uno strano pacco legato con delle corde (non saprei come definirlo) sulla sinistra del palco. La frase da citare era: “Le storie vanno raccontate se non vuoi che si perdano“. I ragazzi del Garelli hanno cercato di inserire l’oggetto misterioso nella storia, ma al mio occhio poco esperto non credo abbiano completato l’impresa. Ma questo è un altro discorso. Io non sono riuscito nemmeno a catturare la frase obbligatoria: d’altronde la mente del fotografo dev’essere concentrata su altri aspetti e diventa difficile riuscire a seguire il filo narrativo. Avendo la possibilità di muovermi liberamente in sala (e anche dietro le quinte) ho scattato sempre il con 70/200, che è l’ideale per questo tipo di foto. Ho impostato 1600 ISO, alternato fra F/4 e F/2.8 e prestato attenzione che il tempo di scatto (in priorità di diaframmi) non scendesse mai sotto 1/125; le luci (e la qualità del sensore) mi avrebbero permesso anche di scendere a 800 ISO, ma ho preferito non rischiare; un po’ di grana non ha mai fatto male a nessuno, specialmente a teatro.







Ad ogni gruppo spetta il compito di allestire uno spettacolo, con durata massima di 60 minuti in orario scolastico e serale, recitando la frase “le storie vanno raccontate se non vuoi che si perdano”. Scenografia caratterizzata da un oggetto misterioso, che non potrà essere toccato, spostato o spogliato, ubicato alla sinistra del palco in posizione leggermente defilata verso il fondale.






È la terza volta che fotografo la rappresentazione teatrale studentesca organizzata da Servi di Scena. E trovo estremamente stimolante (e divertente) fotografare il backstage: quest’anno mi è toccato in sorte il Garelli con lo spettacolo dal titolo ‘Lazzi & Intrallazzi’. Ho cercato, come sempre, di adeguarmi all’ambiente, di nascondermi e risultare invisibile per riuscire a realizzare un reportage aderente alla realtà (per quanto fattibile) senza interferenze ed espressioni forzate. Si tratta, essendo il fotografo elemento esterno, di un’impresa al limite, ma credo di essere riuscito a rendere tutto il più naturale possibile. E in queste foto (ne ho scelte 13+1) ho cercato di raccontare l’atmosfera che si respira nel dietro le quinte prima dello spettacolo: ed è una bellissima atmosfera. Ho scelto, come sempre in questo caso, il bianco e nero per concentrare l’attenzione sull’espressioni ed evitare i fastidiosi giochi di colore e illuminazione artificiale (nel caso davvero tremenda). La foto che ho scelto come copertina è tecnicamente sbagliata: la messa fuoco non è perfetta (ho scattato a F/1.2 e 1600 ISO), anzi, ma certe volte cogliere l’attimo è più importante persino della composizione e della tecnica. Capita poche volte, molto raramente, ma capita.














Durante la fiera di Primavera (7-8 Aprile) abbiamo organizzato, con MondovìPhoto, un piccolo shooting fotografico all’interno della sala delle conferenze del Comune di Mondovì. La bella Andrea (il nome Andrea al femminile mi lascia sempre interdetto positivamente), due flash, un paio di ombrelli traslucidi, un beauty dish. Niente di particolarmente innovativo e fantasioso, ma un utile e divertente diversificazione del tempo in fiera. Ho scattato sempre con il 24-70 a tuttaapertura utilizzando due flash a 45 gradi sparati sugli ombrelli traslucidi per diffondere uniformemente la luce senza creare alcun tipo di ombra. Ritratto beauty in luce piena.