
La splendida chiesa di Santa Chiara si trova a Mondovì Piazza, in via della scuole. Fu progettata da Francesco Gallo e costruita fra il 1712 e il 1724; fece parte del convento delle monache clarisse fino al 1803, anno di soppressione degli ordini religiosi voluta da Napoleone I. Passò alla confraternita delle monache Benedettine Cassinesi fino al 1867, dal 1928 al 1980 fu la chiesa delle scuole e del Convitto Civico, guidato dai Salesiani, nel 1981 fu sconsacrata e divenne proprietà del comune di Mondovì. È chiusa e lasciata al suo destino da circa 20 anni. Non ho certezza assoluta delle date, ma nei primi anni 2000 venne fatto costruire nell’edificio a fianco (nel frattempo diventato scuola di musica) un ascensore. Purtroppo la chiesa di Santa Chiara era già in condizioni precarie e in poco tempo l’umidità che saliva dalla tromba dell’ascensore (che si trova a stretto contatto con la parete sinistra della chiesa) porto al formarsi di una grossa crepa lungo la parete: non ci fu altra soluzione che decretare l’inagibilità e la chiusura a tempo indeterminato.





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Nel profondo Nord, in mezzo alla sconfinata pianura lombarda, ci si può imbattere -quasi senza volerlo- nella chiesa di Santa Croce. Non ho trovato molte notizie, sembra che dopo l’abbandono sia stata utilizzata saltuariamente, insieme a tutto il complesso che la circonda, per battaglie (usiamo questa definizione) di softair. Anche il nome potrebbe essere inventato, si tramanda, ormai da qualche anno, fra appassionati di urbex. L’esterno non è praticamente visibile, non sembra nemmeno una chiesa, l’interno invece è ancora decorato: è possibile accendere i lumini votivi che si trovano nei pressi dell’altare (se avete un accendino, meglio spegnerli prima di uscire) e il suo giallo paglierino, molto delicato, mantiene intatto un certo fascino. È apprezzata in modo particolare dai piccioni che hanno eletto questa chiesa a dimora preferita: praticamente solamente la parte centrale è intonsa, il resto è completamente ricoperto di guano. Tornato al campo base ho dovuto disinfettare il treppiede, ecco, non proprio una meraviglia: forse la definizione più indovinata sarebbe Chiesa del Guano. Di certo renderebbe meglio l’idea.










La chiesa di San Vito si trova fra le risaie di Vercelli e Biella. La sua costruzione si può far risalire ad un periodo databile fra il XVII e XVIII secolo. La sua posizione, isolata per l’epoca (le case intorno risalgono al secolo scorso), fa pensare che possa trattarsi di un ex voto, qualche evento miracoloso accaduto da quelle parti. Nel 900 venne utilizzata dagli abitanti della zona come chiesa locale, una sorta di succursale della parrocchia. Durante il giorno di San Vito (15 giugno) si festeggiava l’evento con una messa ed una bellissima festa che si protraeva sino a sera inoltrata. Dopo venne utilizzata sempre più sporadicamente sino a diventare abbandonata negli anni 90′. La chiesa di San Vito è davvero piccolissima: è lunga 10 metri e larga 4; non ha un vero campanile, ma una semplice e piccola torre. L’altare è perfettamente conservato e le panche, bassissime, sembrano ancora pronte per celebrare la messa e ospitare, rigorosamente inginocchiati, i fedeli.
A cavallo del 2000 alcuni pittori e decoratori del luogo hanno iniziato un lavoro di restauro, chiedendo alla curia l’acquisto dei materiali e offrendo la propria manodopera a titolo gratuito. La diocesi ha negato la richiesta, e dunque il progetto è stato accantonato. Un vero peccato, perchè basterebbe davvero poco per far si che la chiesetta di San Vito torni a splendere come un tempo. All’interno si vedono ancora alcune tegole portate dai volontari che avevano progettato il restauro.


