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Chiesa di Sant’Antonio
POSTED ON 19 Apr 2025 IN Reportage     TAGS: URBEX, church

Chiesa di Sant'Antonio /02

La chiesa di Sant’Antonio si trova quasi nascosta tra le colline, lungo una strada poco frequentata, una strada di campagna, tutta curve e lontana dal mondo. Non è visibile dalla strada, quindi ho parcheggiato abbastanza lontano e ho iniziato a salire su una piccola, ma ripida, collina. Il terreno era irregolare e pieno di rovi e alberi, e quando sono arrivato in cima avevo il fiatone per la fatica. Nonostante il sole, il freddo era pungente, come se l’aria gelida di febbraio mi volesse tenere ancorato al terreno. Ma appena l’ho vista, tutta stanca e abbandonata, mi sono sentito subito attratto da quel posto solitario (avrei detto, ironicamente, dimenticato da Dio).

Le mura erano rovinate, lesionate in più punti, e il pavimento era pieno di calcinacci e detriti. Il soffitto, invece, era ancora intatto, anche se crepato in alcuni tratti, ma restava sorprendentemente bello. L’interno era sporco e polveroso, ma l’altare, anche se logorato dal tempo, e i dettagli del soffitto decorato si vedevano ancora. La luce del sole filtrava attraverso la porta principale e una laterale, creando un interessante gioco di ombre sulle pietre e sul pavimento. Il silenzio che c’era dentro dava un senso di calma, di pace interiore, come se il tempo fosse sospeso. Non so quanto tempo ancora resisterà, ma quel che resta oggi della chiesa è un pezzo di fede e di passato che, lentamente, sta svanendo.

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La chiesa del cielo
POSTED ON 11 Apr 2025 IN Reportage     TAGS: URBEX, church

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Era il 2020 quando mi trovai per la prima volta davanti a quella piccola chiesa abbandonata, accanto al palazzo che avevo chiamato Il Cielo all’improvviso. La porta era chiusa. Non c’era modo di entrare. L’esplorazione finì lì, lasciando una parte in sospeso.

Cinque anni dopo, nel 2025, ci sono tornato. Questa volta sapevo che la porta sarebbe stata aperta. Finalmente si poteva accedere. La chiesa è minuscola, l’interno completamente spoglio. C’è solo un altare, danneggiato in più punti, e un paio di lapidi incassonate nelle pareti, ingiallite dal tempo. Dentro regnava un silenzio assoluto. Fuori, sulla piazza accanto, si sentivano le voci allegre di bambine che giocavano. Ridevano, correvano. Io, invece, ero immobile, cercavo di non fare alcun rumore. Non solo per rispetto alla sacralità del luogo, ma per non farmi scoprire: qualsiasi suono avrebbe potuto essere percepito all’esterno. Quel contrasto tra la vita fuori e il vuoto dentro rendeva tutto stranamente irreale, quasi inquietante.

Ho scattato sei foto. Poche, ma bastano. Rappresentano l’ultimo pezzo mancante dell’esplorazione cominciata cinque anni prima: il cerchio, finalmente, si è chiuso.

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Chiesa della Beata Vergine Addolorata
POSTED ON 27 Mar 2025 IN Reportage     TAGS: URBEX, church

Chiesa della Beata Vergine Addolorata

Durate il girovagare urbex capita, non di rado, di imbattersi in luoghi intriganti, almeno da lontano. Mentre andavamo alla ricerca di una piccola chiesa abbandonata ci siamo trovati davanti a una costruzione che inizialmente non riuscivamo a identificare. Ci siamo avvicinati e abbiamo scoperto che si trattava di una piccola cappella, chiusa con una porta in metallo e un lucchetto nuovo, segno di un accesso precedente, anche recente. Da fuori, una piccola finestra ci ha permesso di intravedere l’interno della chiesa, e questo ha aumentato il rammarico. Ho comunque deciso di fotografare con l’obiettivo da 14mm, sfruttando un diaframma aperto (comunque con il grandangolo la parte a fuoco è estesa) e alzando gli ISO per compensare la scarsa luce: nessuna intenzione di armeggiare con il treppiede, troppo complicato. Nella foto ho lasciato visibili le sbarre della finestra, per far comprendere che questa bellezza è stata fotografata dall’esterno. La chiesa è dedicata alla Beata Vergine Addolorata, ma viene chiamata in zona Madonna dei Campi. A volte, anche un’esplorazione parziale può raccontare qualcosa, magari solo da lontano.

All’interno della chiesa, gli affreschi sulla parete sinistra mostrano una Madonna in trono con il Bambino, databile al XIV secolo, accanto a un uccellino, inserita in una nicchia con fondo curvo. Più a sinistra, un altro lacerto d’affresco raffigura un frate francescano, il cui busto è stato recentemente strappato. Il presbiterio, sopraelevato rispetto alla navata, ospita un altare barocco con decorazioni in stucco e volute colorate. Dietro l’altare, resta visibile un frammento della Madonna Addolorata. Accanto all’altare, sono dipinti due profeti, identificabili rispettivamente con Davide e Geremia.
Santa Maria prega per noi
POSTED ON 21 Mar 2025 IN Reportage     TAGS: URBEX, church, fish-eye

Santa Maria prega per noi /08

Si prega per noi, che ne abbiamo bisogno. Anche se ho l’idea che serva davvero a poco, più probabilmente a niente. Questa affascinante chiesetta, originariamente più grande, ha subito nel corso dei secoli diverse modifiche strutturali. Alcuni documenti storici risalenti al 1590 descrivono l’edificio come composto da due navate, due absidi e due altari. Tuttavia, nel 1681, a causa delle gravi condizioni di degrado, fu intrapreso un restauro radicale che comportò la demolizione della navata laterale e della relativa abside, nonché il consolidamento delle pareti.

L’abside della chiesa, particolarmente affascinante, è ampia e ha un diametro di ben sei metri. È composta da una bellissima volta a cinque spicchi e, contro il muro, l’altare principale è decorato con stucchi in stile tardo-cinquecentesco, risalenti però al 1680. Sotto l’intonaco riemergono frammenti degli antichi affreschi, coperti con l’imbiancatura eseguita nel corso di un restauro settecentesco; un affresco rovinato in più punti che ritrae San Francesco d’Assisi mentre riceve le stimmate si nota ancora vicino alla porta laterale.

La foto che ho scelto come copertina è stata scattata con un obbiettivo fish-eye, il Sigma 15mm, che porto sempre con me (ha sempre uno spazio nello zaino). Devo ammettere però che ultimamente lo sto usando meno, forse anche a causa del tipo di esplorazioni in cui mi sto avventurando. In alcuni ambienti, però, il fish-eye riesce a rendere la scena più affascinante e intrigante. Quando si tratta di spazi angusti, come una piccola chiesa, la distorsione dell’ampio campo visivo unito alle rotondità tipiche di questi elementi architettonici creano un effetto molto interessante. È proprio questo che trovo affascinante, la due immagini scattate con quest’ottica mi piacciono molto perché riescono a catturare perfettamente l’atmosfera del luogo, e sono decisamente diverse dalle altre, risultando quasi illuminanti. Non è un’ottica fondamentale ovviamente, ma in certe situazioni, ma soprattutto in certi ambienti, può davvero fare la differenza.

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La chiesa Swarovski
POSTED ON 15 Mar 2025 IN Reportage     TAGS: URBEX, church

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La Chiesa Swarovski, pur non essendo una delle location urbex più spettacolari, rappresenta comunque una scoperta interessante e un po’ insolita. Eravamo appena usciti da una villa clamorosa, una di quelle location urbex famose e mozzafiato che rimangono impresse nella memoria, quando, lungo la strada del ritorno, l’abbiamo notata. La chiesa era chiaramente in stato di abbandono: le vetrate rotte, gli esterni segnati dal tempo e l’aspetto generale un po’ trascurato. Non avevamo molte aspettative, ma la curiosità mi ha spinto a fare un giro intorno: nessun accesso. La porta principale sembrava bloccata, blindata, ma, stranamente, quando ho provato a spingere con un po’ più di forza, si è aperta. È stato un ingresso quasi casuale.

Non appena siamo entrati il nome Swarovski ci è sembrato immediatamente naturale, fisiologico. In realtà, si chiama Chiesa di San Bernardo, ma la sua particolarità, quei tre lampadari di vetro/cristallo (credo si definiscano a gocce), ci hanno fatto subito pensare a qualcosa di più affascinante e prestigioso. Non era un posto eccezionale, niente affreschi, niente statue, ma c’era qualcosa di suggestivo. Le sensazione di semplicità ma non troppo, quel vorrei ma non posso, l’idea del brutto e dimenticato, l’atmosfera sospesa e moderna, la tenda come confessionale vicino a quel muro grigio e triste, sono diventati una piccola storia malinconica. Non è il tipo di foto che mi aspetto da una chiesa urbex, ma c’è una bellezza povera e orgogliosa in quei lampadari che, secondo me, merita di essere condivisa, di essere raccontata e ricordata.

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La chiesa di Conchiglie
POSTED ON 24 Feb 2025 IN Reportage     TAGS: URBEX, church

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Ho chiamato questa location La chiesa di Conchiglie perché, al suo interno, si nasconde una piccola chiesetta interamente ricoperta di conchiglie. Quando l’ho vista sono rimasto sorpreso. Non ha alcun senso, non esiste nulla di simile al mondo (che io sappia), eppure lì, nel cuore di quel luogo, c’era questa piccola perla (e forse qualche ostrica). Ogni angolo, ogni parete era decorata con conchiglie, un’opera davvero fuori dal comune. L’odore era molto intenso, decisamente poco piacevole: c’erano tanti insetti, mosche e vespe che volavano ovunque. Fotografare l’interno non è stato possibile, non ho avuto il coraggio di entrare, infatti, le immagini che ho scattato sono tutte dall’esterno, perché dentro l’aria era irrespirabile. Ma quel luogo, con il suo fascino strano, ha qualcosa che mi è rimasto impresso in un angolo dell’anima.

Il palazzo stesso è piuttosto bizzarro. Cerca di restare nascosto, ma è comunque facile intuire dove si trovi, dato che la posizione geografica non è così complicata da scoprire: è poi c’è quel mare bellissimo che non si può dimenticare. La parte che ospita la chiesetta ricorda un albergo. Si tratta di una struttura con bagni ricercati e finestre ampie e aristocratiche, un terrazzo molto grande e una vista strepitosa. Anche l’ingresso è affascinante: due scalinate si dividono, separate da due colonne imponenti, creando un’atmosfera davvero suggestiva. Non è facile capire esattamente cosa fosse originariamente, ma credo proprio che si trattasse di una struttura ricettiva, anche se la sua natura mi rimane un po’ misteriosa e difficile da decifrare. Dall’altra parte, invece, potrei definirla dependance, c’è un locale più accogliente, con dei divanetti colorati e anche qui una vista mozzafiato sul mar Ligure: forse un piccolo bar, un locale notturno, però, purtroppo, ormai devastato e distrutto. Ammetto che se fosse ancora attivo potrei farci un pensiero per una bella serata in compagnia di qualche amico/a.

La cosa che più mi ha colpito, però, è stata senza dubbio la chiesa di Conchiglie, ed è per questo che ho voluto chiamare questo posto con il suo nome. È davvero unica nel suo genere, e sono abbastanza certo che non mi capiterà mai più di trovare un luogo di culto così singolare.

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