Le tradizioni iniziano a crearmi qualche piccolo grattacapo. Ma come tradizione vuole ecco la foto scattata il primo giorno dell’anno. Avevo iniziato così ma quasi mai ho rispettato le consegne: e come tradizione vuole ecco che pubblico una foto che avrei dovuto scattare a capodanno ma che in via del tutto eccezionale è datata 31 dicembre. Anche perché non credo di essermi mai svegliato all’alba il primo giorno dell’anno; comunque non ricordo e questa foto è scattata poco dopo le sette del mattino. E’ il lago di Pianfei, un luogo culto per quanto concerne la mia fotografia naturalistica. L’alba è passata da pochissimo ma al lago l’aria è ancora intrisa di umidità; l’acqua è ghiacciata, il paesaggio surreale. Non c’è anima viva, solo il sottoscritto. Il freddo è pungente, un freddo che fa passare la voglia di fotografare. La visibilità è ridotta dalla nebbia e l’altra sponda del lago si percepisce appena. Questa foto mi piace perché ha un percorso definito e tutte conduce in un punto ben preciso: cosa ci sarà dietro la nebbia?
Sulla sommità del colle Monfalletto, maestoso, imponente, venerando, si innalza un cedro del Libano; può essere scorto da qualunque punto dei confini che circoscrivono la zona di coltivazione delle uve Nebbiolo per la produzione del vino Barolo.
Dal luogo in cui sorge si possono distinguere i punti caratteristici, gli avvallamenti, il profilo dei colli mediante i quali, tutto intorno, questi confini possono essere individuati offrendo così la possibilità di valutare l’estensione della zona. L’albero fa parte della storia e delle tradizioni di queste terre; fu posto a dimora da Costanzo Falletti di Rodello ed Eulalia Della Chiesa di Cervignasco, discendenti degli attuali beneficiari Cordero di Montezemolo, a ricordo delle loro nozze celebrate nel 1856 e quale simbolo del loro amore per la terra. Secondo quanto tramanda la tradizione di famiglia, i giovani sposi si auspicavano che tale sentimento si serbasse sempre saldo nell’animo dei loro discendenti; l’albero poco a poco sarebbe cresciuto maestoso e longevo: doveva rammentare questo loro desiderio alle generazioni future. Il colle è denominato Monfalletto dall’antico Mons Fallettorum poi Mont Falet, ovvero Monte dei Falletti.
E’ la classica domanda che mi pongo tutte le volte che mi alzo al mattino presto. Mi gira in testa da sempre, è una costante e non ha ancora risposta; eppure è così semplice, lineare. Quasi banale. Ma perchè il tramonto non è fotograficamente affascinante come l’alba? In realtà non esiste un’unica risposta, è un insieme di fattori. Alzarsi prima dell’alba è decisamente faticoso, per alcuni quasi impossibile: e questo rende le foto mattiniere decisamente più appaganti. L’alba è l’inizio di un nuovo giorno, di un ciclo, è l’inizio della vita, il tramonto è la fine del giorno, rappresenta la morte, la fine di un’epoca. E poi c’è quella questione di secondaria importanza che è la luce: la luce dell’alba è diversa, è particolare, è fresca. Il cielo è limpido, terso e talvolta capita di incontrare fenomeni atmosferici molto coreografici. Ha colori che sono unici e che non si ripeteranno sino al giorno successivo. Sto cercando di convincere me stesso che alzarsi alle cinque del mattino dell’unico giorno di riposo sia una buona idea; ma non credo di riuscire nell’impresa. Queste foto sono scattate poco prima di La Morra, nelle Langhe. Ho deciso di utilizzare la tecnica dell’HDR perché credo che in questo tipo di foto sommare tipi di esposizione diverse possa rendere l’immagine decisamente più interessante. Mi sbaglio?
La prima foto dell’anno è quasi sempre scattata il primo dell’anno (su queste pagine). E invece no. Non sono riuscito a fotografare nulla il primo di gennaio (voglia zero) e quindi pubblico una foto del 20 dicembre. Dai, quasi a fine anno. Quella sera sono uscito senza nessuna velleità fotografica ma, ovviamente, con me avevo lo zaino e la reflex. Non esco quasi mai senza reflex. La mattina avevo lasciato la macchina parcheggiata sul lungomare di Sanremo in uno dei pochi parcheggi gratuiti della città. E per raggiungerla ho attraversato Corso Matteotti (la via dell’Ariston per intenderci). In una traversa ho intravisto il cielo e ho capito che il sole stava tramontando sul mare. Anzi, era già tramontato. Mi sono precipitato sulla passeggiata mare e ho scattato senza cavalletto, senza filtro, praticamente al volo. E’ un tramonto, nulla di clamoroso e nulla di nuovo. Però l’idea di iniziare il 2015 con una foto poetica mi garbava. Buon anno.
Il 7 settembre sta per concludersi. In teoria, ma in questi casi si parla sempre di teoria, è il giorno fatidico. Non sarà così. E’ comunque questione di giorni, forse di ore. E colgo l’occasione per pubblicare le foto che abbiamo scattato a fine luglio, all’alba, ad Imperia. Lo scenario è la splendida Galeazza: nelle foto Michela e, un po’ nascosta, Alice. E’ iniziato il vero conto alla rovescia. Manca poco, pochissimo.