Domenica scorsa, dopo qualche tentativo andato a vuoto, ho passato la mattina al centro Uomini e Lupi di Entracque.
Il Centro Uomini e Lupi comprende un recinto di circa otto ettari al cui interno sono ospitati alcuni esemplari di Canis lupus italicus. Si tratta esclusivamente di animali che non potrebbero vivere in libertà: o perché vittima di gravi incidenti, o in quanto già nati in condizioni di cattività.
Ad aspettarmi ho trovato una discreta quantità di fotografi muniti di attrezzatura di un certo rilievo. Non sono un vero appassionato di questo tipo di fotografia, ma mi sono comunque divertito. Certo, complice la poca esperienza, la scarsa attrezzatura (70/200 moltiplicato 1.4) e il poco tempo a disposizione (ok, le scuse sono finite) non sono riuscito a riprendere il lupo come avrei voluto.
Al centro dell’area si alza una torretta di tre piani da cui è possibile osservare una larga porzione dello spazio recintato. Se in natura l’avvistamento di un lupo è evento quanto mai raro e fortuito, va sottolineato che anche all’interno del centro faunistico l’osservazione del lupo non è un evento scontato.
E’ stata comunque un’esperienza interessante: non capita tutti i giorni di poter osservare il lupo così da vicino. Mi piacerebbe tornarci, magari con qualche ora in più a disposizione.
Dopo tantissimo tempo sono riuscito a scattare una foto almeno decente il primo giorno dell’anno. Non ci riuscivo da non so quanti secoli: il motivo principale è sempre stato l’abuso di alcool durante il veglione di San Silvestro. Ma quest’anno ho dormito sino a mezzanotte (svegliato dai fuochi d’artificio) e il primo giorno del 2018 mi sono ritrovato in buone condizioni fisiche e psichiche. Ho deciso per una piccola escursione nella zona intorno a casa mia (che la benzina costa), poco prima del tramonto. Purtroppo non sono stato aiutato dalla fortuna, cielo poco interessante, ma ho comunque trovato una zona gradevole, Tetto Rabala, e ho sfruttato le ultime luci del giorno per riprendere uno scorcio uggioso e invernale. Ho scattato direttamente in monocromatico, con treppiede e tempo di 15 secondi, perché i colori della scena erano troppo spenti e poco attraenti. E la mia scelta è stata confermata in camera chiara.
Sabato scorso, accompagnato da Francesca del Cegat e da +Eventi, ho visitato, insieme ad altri igers e fotografi, il centro storico di Cuneo: nel gruppo spiccava la presenza del sempre valido Paolo Viglione. Non era la prima volta che partecipavo ad un evento del genere e quindi, per il gusto di cambiare, ho deciso di fotografare esclusivamente con il fish-eye. Dal basso. Si, perché ho deciso di visitare Cuneo con gli occhi rivolti al cielo. Ne ho tirato fuori 6 foto, tutte con lo stesso unico comune denominatore. Si, certo, sono un po’ particolari e probabilmente sfuggono al comune senso estetico, al bello condiviso. Io però le trovo molto interessanti: mi permettono di visitare ed ammirare il mondo in modo completamente diverso e mi lasciamo dentro come un’idea di libertà. Non è la prima e non sarà l’ultima volta.
Chi non conosce Alberobello alzi la mano! Non credo ci sia qualcuno con la mano alzata, nel dubbio ho comunque messo il link alla pagina su wikipedia. Ho scattato queste 4 foto nel 2013 durante la vacanza/viaggio in Puglia (ovviamente). Non avevo mai trovato il tempo di pubblicarle, ma a distanza di oltre 4 anni credo sia il momento di fare giustizia. Non sono immagini che reputo straordinarie, anzi, sono poco più interessanti di quelle che avrebbe potuto scattare mia madre con il telefonino cinese; aggiungo anche che forse avrei dovuto inserirle nel contesto giusto, così sono una sorta di anacronia post-bellica buttata nel mucchio senza ritegno. Ma voglio comunque lasciare traccia perché sono il ricordo di un bellissimo viaggio e perchè credo che oggi affronterei quella settimana in terra di Puglia con un diverso approccio fotografico. E ci tengo a sottolinearlo, quasi esclusivamente per me stesso.