

Domenica scorsa ho partecipato (ma in realtà soprattutto organizzato) un workshop di fotografia con il bravissimo Paolo Viglione (lui in realtà è un fotografo di matrimoni, ma vede la luce come pochi). E con Isy in qualità di modella e musa fotografica, ma credo che questo ormai l’abbiate capito. Non era un workshop sul ritratto, c’era una modella bellissima, questo è vero, ma abbiamo parlato per quasi 6 ore esclusivamente di illuminazione: il tema della giornata era alla ricerca della luce perfetta. Ricerca che per molti è difficile, talvolta impossibile, ma che Paolo riesce a concretizzare con un semplice sguardo d’insieme. Ed è bellissimo scoprire che in un angolo dove nessuno avrebbe osato fotografare è possibile trovare la luce perfetta per scattare la migliore immagine della giornata; e forse ancora meglio è riuscire a riflettere e capire per quale motivo si tratta dell’angolo migliore. Io avevo già partecipato a qualcosa di molto simile, sempre con Paolo, ma repetita iuvant. Abbiamo scattato tenendo ben presente i colori primari e complementari, per realizzare immagini semplici ma d’impatto (stile McCurry per intenderci); io invece, che sono bastian contrario, ho preferito concentrare la mia attenzione solo sulla luce e ho pensato quasi esclusivamente in monocromatico. Ho scelto 4 foto (la prima è ambientata all’interno del bellissimo palazzo Fauzone di Montaldo), scattate in 4 angoli diversi, 4 scelte di luce: diffusa, tagliente, controluce, spot. E non si finisce mai di comprendere. La luce nel nostro caso.


Ed eccomi a raccontare qualcosa della “Torino Photomarathon” di domenica scorsa (ma ho già anticipato qualcosa ieri). Giornata splendida e caldo quasi estivo, questo va detto. Ho deciso, come sempre in queste occasioni, di non giocare insieme a nessun altro fotografo. C’erano diversi amici in gara con me, ma credo che sia deleterio, in questo tipo di manifestazioni, condividere le idee e ragionare con altri fotografi. Mi sono fatto accompagnare da Michela e da Alice; sapevo che il rovescio della medaglia sarebbero stati i tempi morti di gestione famigliare, ma ero sicuro che avrebbero potuto fornirmi spunti e idee. E infatti così è stato. E poi è arrivato il colpo di genio, la celebre zappa sui piedi: non so per quale motivo, ma ho deciso di seguire un filo conduttore, una sorta di collegamento logico/fotografico fra i singoli temi. Una linea di congiunzione: street in biancoenero. Più difficile certo, ma anche molto più intrigante. E devo ammettere che sono rimasto soddisfatto delle mie scelte, non tutte ovviamente, ma alcune foto credo siano interessanti e ben costruite. La mia preferita è sicuramente Nuovi Panorami: tema difficile, si tende sempre a pensare a qualcosa di moderno. Io invece ho deciso di fotografare le barriere di cemento antiterrorismo; d’altronde sono i nuovi orizzonti delle nostre città e forse della nostra vita. Le altre mi sono venute quasi in automatico, alcune anche troppo scontate. Ma il mio portfolio di questa Torino 2017 mi intriga parecchio. Ci sono tutte le foto, ne lascio solamente una indietro che voglio pubblicare domani. Perché è importante e rappresenta davvero tutto.





In ordine di apparizione i titoli sono:
Nuovi panorami
Fa’ la differenza
Caos creativo
L’attesa
Secolare
Tempi lunghi
Torino in un oggetto

Ieri ho partecipato alla tappa torinese dell’Italia Photo Marathon 2017 (ma ne parlerò più dettagliatamente nei prossimi giorni). Il primo tema della giornata è stato un classico: Il colore di Torino. Il colore di Torino è sicuramente il granata (ed in seconda battuta il gialloblu), ma dopo il tracollo di sabato sera dedicare una foto ai colori del Toro mi sembrava poco corretto, non meritato. E allora ho deciso di strappare quasi completamente le regole e ho scelto il bianconero (anche come stato mentale). E’ stata la prima foto della giornata, una foto classica di street: il passante e la vetrina. E per 24 ore il (non) colore di Torino è il bianconero, anche fotografico. Da domani si torna al granata regolare. Ah, quasi dimenticavo: quel negozio lì fa schifo, non entrateci che si prendono le malattie.