Il selfie è l’istantanea di un pirla che immortala la sua vanità.
(Vittorio Sgarbi)
C’è questo mio amico di Imperia (i pazzi nascono tutti da quelle parti) che si è inventato questa cosa del #capitanselfie. Non chiedetemi perché, in certi casi è meglio non fare troppo domande. Si tratta di scattarsi un foto con lo smartphone davanti ad un occhio, come se fosse la benda di Capitan Harlock. E mentre premevo il pulsante di scatto del telecomando, davanti allo specchio, cantavo: “capitan selfie, ta-da, capitan selfie, ta-da, fammi volare capitano…”. Potete immaginare il livello altissimo della situazione. Ho seguito le regole di ingaggio da vero #capitanselfie in modo esemplare, ma ho preferito utilizzare la reflex con il 50 f/1.2 non utilizzato (udite udite) a tuttaapertura; nelle regole d’altrocanto non c’è scritto da nessuna parte che la foto dev’essere scattata con lo smartphone (del quale ho preferito nascondere la marca). Ave, #capitanselfie, morituri te salutant.
1. Tenere lo smartphone su un occhio;
2. Fotografarsi di fronte ad una superficie riflettente;
3. Scatto da inviare in bianco e nero;
4. Ci stiamo pensando…
Era già diverso tempo che non pubblicavo un selfie e quindi credo sia il caso di raddoppiare. Di spalle, meglio. Queste due foto arrivano direttamente dall’estate 2012, intorno a me la bellissima Valencia disegnata dal grande Santiago Calatrava. Treppiede, autoscatto e 10 secondi per allontanarmi; diaframma molto chiuso per evitare problemi di messa a fuoco (la luce certo non mancava). Sullo sfondo si vedono la bellissima Agorà e il Pont de l’Assut de l’Or, entrambi disegnate dal grande architetto Spagnolo (naturalizzato Svizzero). Purtroppo in vacanza il tempo è sempre troppo poco, ma mi piacerebbe dedicare del tempo fotografico alla Ciutat de les Arts i les Ciències: gli spunti sono moltissimi. Magari qualche giorno, magari sperando anche in un cielo più adatto.
Il fatto è che me ne sono ricordato soltanto ora.
Oggi è il Towel Day, conosciuto ai più come giorno dell’asciugamano. Ricorrenza dedicata a quel genio della creatività, di cui non si parla mai abbastanza, che risponde(va) al nome di Douglas Adams. Un invito quindi a leggere la Guida o quantomeno a sfogliare la sua trilogia in cinque parti. 42.
Ho ripreso e (leggermente) modificato un vecchio post di Tiziano Caviglia. Sono praticamente dieci anni che voglio ricordare Douglas Adams pubblicando una foto con l’asciugamano (no, andarci al lavoro è troppo) ma alla fine non ci riesco mai. Ma questa volta no, questa volta mi sono mosso per tempo. Almeno nelle intenzioni: ovviamente ho scattato la foto all’ultimo secondo disponibile. Non mi smentisco mai. Purtroppo è un selfie (anche mezzo copiato), ma questo passa il convento. :)
Noi siamo ‘The Sreet‘. E siamo un gruppo di Urbex Photographer davvero determinati. Determinati e cattivi. Tanto cattivi. E noi non abbiamo amici ma solo nemici. Acerrimi nemici. Siamo cattivi (l’ho già detto?). Tanto cattivi. Ma belli. Terribilmente belli. Dannatamente belli. E ci intrufoliamo nei luoghi dell’abbandono per documentare lo schifo, il degrado e la rovina. Il degrado di questa società moderna che noi osteggiamo con rabbia e determinazione. Perché noi siamo cattivi e non abbiamo paura di niente e di nessuno.
Non portare via niente, non rompere niente, non disturbare nessuno. Cattura immagini, lascia solo impronte nella polvere.