
Le vele d’epoca rappresentano qualcosa di molto importante. Sono un evento dal grande richiamo mediatico, sono spettacolari, sono meravigliose. Imperia si trasforma e diventa il centro del mondo per quattro giorni. Quest’anno per colpa dei problemi politici che attanagliamo la città sono forse in tono minore rispetto alle passate edizioni ma lo spettacolo è comunque assicurato. Oggi ho passato tutta la giornata al largo sulla barca dei fotografi: purtroppo le condizioni di mare e cielo (liscio e senza nuvole) non hanno permesso di scattare immagini memorabili. Ho scelto la prima foto da pubblicare (su oltre cinquecento) quasi casualmente; ritocco minimo semplicemente utilizzando l’iPad dalla banchina di Porto Maurizio. Et voilà.

Fino a domani. Lo ripeto come se tornassi poi davvero. Invece sono già così lontano. Il mondo è ogni cosa? Magari no, ma devo cercare ancora. Certi giorni invece è come una febbre che ti ustiona fino al punto di non lasciarti nemmeno respirare. Resto ad osservare la scia che mi lascio dietro, l’andatura aggraziata dei grandi pesci che ogni tanto mi tengono compagnia. E mi trovo solo, faccia a faccia col mare a rinnegare anche la sirena di libertà che m’ha condotto fino a qui. Poi la febbre passa, il cielo assume un volto disteso e, con l’amaro amore d’un addio, pronuncio il tuo nome perché domani avrò toccato colle dita il fondo di questa mia libertà. Avrò smesso di rovistarci dentro e saprò cosa andavo cercando, a cosa ho rinunciato per inseguire quest’idea. Ma la notte, mentre scrivo gli appunti di viaggio e controllo la rotta, sento il peso delle stelle su di me, sembrano i tuoi occhi che piangono. E se mutassi la rotta? Se tornassi lasciandomi andare a questa spezia di te che mi porta con la mente così indietro? Se, quanti se, quasi a rovesciare una goccia dietro l’altra del senso di questo mare così profondo, fino a vederci riflessi i nostri corpi ancora abbracciati.
Foto di/Photo by Samuele Silva – Parole di/Words by Hermans J.I..

“Allora, che te ne pare?” Chiese lui con un piccolo sorriso, ma lo sguardo euforico di soddisfazione.
Lei, distinguendo il faro in lontananza, respirò a pieni polmoni e sorrise anche lei di un piccolo sorriso. Sapeva bene che lui aveva un debole per i fari e tutto l’immaginario romantico correlato. Ma poi quale immaginario, capirai, stare rinchiuso dentro una torre. “Macché rinchiuso! Piuttosto, sai come passerei il tempo lì dentro?” Morbidamente emerse dai ricordi la prima volta che lui le parlò delle sue passioni. “Con tanti libri!” “Ah beh!” aveva replicato lei, sorridendo di un piccolo sorriso e stropicciandosi delicatamente le mani, intirizzite dalla passeggiata di inizio autunno.
Ah beh!” Esclamò anche allora, attraversando con lo sguardo il prato verde e l’acqua argentea e il molo deserto e il cielo nuvoloso e il faro verde.
“Mi piace questo posto.” E sorrisero insieme di un sorriso più grande.
Foto di/Photo by Samuele Silva – Parole di Sara Taricani.
![Vele D'Epoca 2010 - 01 [EXPLORED]](http://farm5.staticflickr.com/4131/4987533471_b4946f8dff_b.jpg)
Fotografare le Vele D’Epoca è sempre impresa difficile. Ci devono essere le condizioni meteo di vento e mare adatte, ci devono essere nuvole scenografiche, ci vuole la posizione adatta (meglio in mare ovviamente). Quest’anno ho trovato un mare calmo, assenza di vento quasi totale e un cielo meraviglioso. E un capitano di vascello un po’ atipico. Le foto quindi sono un po’ piatte, da gita della domenica pomeriggio: le regate sono un’altra cosa. Qualcosa di positivo però è rimasto (anche un’esperienza con il 100-400 Canon) e sono riuscito anche ad entrare, per la prima volta, nella galleria ‘Explore‘ di Flickr: è comunque una piccola soddisfazione.



Imperia è città di mare, di sole e di vento. Tre parole che coincidono spesso e volentieri con vela. Venerdì scorso ho avuto la fortuna di scortare un bellissimo veliero d’epoca, un brigantino del 1902, Spirit of Chemainus. In realtà si tratta di una replica costruita nel 1985 ma il fascino dei primi del secolo è davvero immutato. Le condizioni meteo erano strepitose: mare calmo, vento ma non troppo, sole da ‘annuncio estate’. Le mie condizioni di stabilità invece non erano delle migliori; il gommone non è certo il mezzo più sicuro e tranquillo per scattare foto. Sono comunque riuscito ad immortalare le vele e l’equipaggio, purtroppo le foto controsole sono quasi tutte macchiate dalle gocce di mare che si sono depositate giocoforza sull’obbiettivo. Dopo il ritorno sulla terra ferma mi sono visto costretto a ripulire molto accuratamente tutta la mia attrezzatura fotografica; il sale è il nemico numero uno. Visto che si parla di fotografia in mare voglio lasciare qualche piccolo consiglio a chi per la prima volta prova questa esperienza: piccoli suggerimenti per evitare guai. Portate sempre con voi almeno due sacchetti di nylon e qualche elastico di diverse dimensioni: in caso di schizzi sono un’ottima protezione per la macchinafoto. Non dimenticate anche una bottiglia di acqua pulita, qualche salvietta umidificata e uno straccetto da tenere in tasca; sono fondementali per togliere li schizzi di acqua salata dalla nostra apparecchiatura. Gli schizzi sarebbe comunque meglio evitarli. A tal proposito il mio consiglio è quello di cercare una posizione a poppa, è più sicura; si parla ovviamente di imbarcazioni veloci e piccole come gommoni e motoscafi che sono l’ideale per muoversi intorno al nostro obbiettivo. Tutti questi consigli vengono da esperienza diretta: io mi sono seduto a prua, ho preso un sacco di schizzi, mi sono spostato visto che non avevo con me nessun tipo di protezione e comunque non sono riuscito a togliere le gocce dall’obbiettivo perchè non avevo niente per pulire… :)




Blejska Pletna è il nome di questa piccola imbarcazione tipica del lago di Bled, in Slovenia. Il lago di Bled è un luogo incantato, meraviglioso, che sorprende. Al centro del lago c’è un piccolo, piccolissimo isolotto. In questo isolotto c’è una lunga scalinata che raggiunge una piccola chiesa. E attraccate al molo ci sono queste splendide imbarcazioni. Mi piaceva la composizione, mi piaceva l’atmosfera, mi piacevano i colori; mi sono seduto sulla scalinata e ho scattato cercando di lasciare la Blejska Pletna al limite della foto. Isolata e solitaria, abbandonata.