POSTED ON 11 Feb 2025 IN
Reportage
TAGS:
museum

Villa Grock di Imperia è uno dei luoghi più affascinanti e singolari della Riviera Ligure, un piccolo angolo di storia e arte. La Villa in origine si chiamava Villa Bianca e fu ideata e costruita da Adrien Wettach, in arte Grock, consacrato Re dei clown all’Olympia di Parigi nel 1919: Grock fu una vera e propria star internazionale dall’inizio del novecento fino al suo addio alle scene nel 1954. Artista straordinario: parlava 8 lingue, giocoliere, equilibrista, acrobata, in grado di suonare 14 strumenti musicali, ammaliò il pubblico di tutto il mondo trasformando il suo rotondo nome d’arte in autentica leggenda. La villa, che fu costruita nel 1927, si erge su una collina con una vista mozzafiato sul mare. Il suo ideatore scelse personalmente il terreno e progettò gran parte della tenuta, supportato dal geometra Armando Brignole.
Grock, che aveva conosciuto e si era innamorato di Imperia e del suo territorio grazie ai suoceri originari di Garessio, aveva deciso di rendere la villa un riflesso della sua personalità unica, tanto che la sua abitazione diventò una vera e propria espressione del suo genio artistico. Il parco che circonda la villa è ricco di invenzioni stilistiche e decorative, cariche di simbolismi circensi ed esoterici, tra cui spiccano tre fontane (la grande Peschiera, la fontana dell’Arancio e Per Aspera ad Astra), un suggestivo laghetto con gloriette e un ponticello che conferiscono al giardino una straordinaria atmosfera fiabesca. Ogni angolo della villa sembra raccontare una storia, un mondo lontano che ancora oggi affascina chi lo osservo da lontano e chi ha la fortuna di visitarlo.
La villa fu la casa di Grock fino alla sua morte nel 1959 e, negli anni successivi, la proprietà passò attraverso varie vicissitudini. Negli ultimi decenni del secolo scorso, Villa Grock fu lasciata in stato di abbandono e divenne una sorta di rifugio per chi cercava di scoprirne il passato. Fu proprio durante quegli anni che iniziai a visitarla di nascosto. Mi sentivo attratto dal suo fascino decadente, dalle stanze vuote e dalle antiche strutture che portavano con sé il peso del tempo: era un urbex d’avanguardia, ma ancora non lo sapevo. Ogni angolo sembrava racchiudere un pezzo della vita dell’artista, un ricordo che si stava lentamente dissolvendo. Era una villa che parlava di solitudine, ma anche di un genio che l’aveva abitata, che l’aveva popolata di colori, suoni, risate e magia.
Nel 2002, la Provincia di Imperia acquistò la villa per 1,5 milioni di euro, e in seguito fu avviato un lungo processo di recupero e restauro. Il parco fu riaperto nel 2006, la villa fu riaperta nel 2010, dopo un accurato lavoro di ristrutturazione. La rinnovata Villa Grock non è solo una dimora storica, ma è anche un
punto di riferimento culturale per la città. Nel 2013, infatti, venne inaugurato il
Museo del Clown all’interno della villa, un museo interattivo che celebra il mondo circense, di cui Grock è stato uno dei protagonisti indiscussi.
Non saprei dire quante volte ho visto Villa Grock, per gli Imperiesi è un punto di riferimento. La sua imponente presenza sulla collina delle Cascine regala quasi una senso di sicurezza. Sono tornato a visitarla, pagando il biglietto, dopo almeno 25 anni, e sono rimasto meravigliato da come il restauro, soprattutto del parco, abbia restituito al pubblico e alla città un angolo di storia che non solo onora la memoria di Grock, ma racconta anche la bellezza di un luogo che ha continuato nel tempo a esercitare un irresistibile fascino su chi, come me, ha avuto la fortuna di vivere la sua storia, la sua bellezza e il suo mistero.
Io sono il risultato di mezzo secolo di osservazione e di ostinazione, del desiderio di perfezionare ciò che era già perfetto. Sono convinto di esserci riuscito.
– Grock











» CONTINUA A LEGGERE «
POSTED ON 9 Feb 2025 IN
Reportage
TAGS:
URBEX

La Casa del Pilota Decorato vive nel ricordo del coraggio, quello del pilota che, morto per un incidente nel 1940, aveva ricevuto due medaglie d’argento al valor militare. La casa è immersa nel silenzio, l’unico rumore che interrompe la quiete è il mio respiro e il leggero scricchiolio dei pavimenti sotto i miei passi. Non ho ancora iniziato a fotografare, fuori dalla finestra vedo passare un ciclista, ma è concentrato sulla strada e non si accorge del sottoscritto. Il luogo ha un’atmosfera sospesa, quasi irreale, come se il tempo si fosse fermato. Qui, un eroe di guerra ha lasciato tracce indelebili, e con lui, la sua famiglia ha continuato a vivere nel ricordo, per tanti anni, dopo la sua morte.
La sala è la stanza più bella e importante: mi colpisce subito l’imponenza del quadro che rappresenta Gesù Cristo, appoggiato su una poltrona consunta. Probabilmente è stato appeso a lungo in passato, ma il tempo e l’abbandono hanno trasformato anche quest’immagine sacra in qualcosa di più simile a un vecchio ricordo: qualche esploratore l’avrà appoggiato lì per dargli importanza. Accanto al quadro, una bicicletta malandata giace in un angolo, come se la vita di qualcuno si fosse fermata proprio lì. Dall’altra parte delle stanza, un vecchio televisore sembra essere rimasto fermo in un’epoca che non c’è più. Un quadro con una foto del giovane pilota è appoggiato vicino a una macchina da cucire Wertheim. Accanto a questi oggetti, una carrozzina da neonato fa pensare a una vita che è andata avanti, nonostante la tragedia e la perdita.
Salgo le scale e noto un poster davvero strano: è una Porsche Martini Racing, in gara a Digione (il sodalizio Martini Racing e Porsche è iniziato nel 1971 per terminare nel 1980). La presenza di un simile pezzo di quasi modernità in una casa che conserva la memoria di un uomo decorato per il suo valore militare sembra un curioso contrasto, ma anche un segno che la vita, nonostante tutto, andava avanti. A metà delle scale c’è un bagno, e sopra la porta un piccolo spazio dove sono stati sistemati alcuni libri. Sembrano appartenere a una sorta di piccola biblioteca, un angolo di conoscenza e cultura che oserei definire alquanto bizzarro.
Proseguo nell’esplorazione al piano di sopra e arrivo nelle camere da letto, il disordine è totale, ma l’atmosfera religiosa della casa si fa, se possibile, ancora più tangibile. Appesa al muro c’è una foto di Papa Paolo VI, a testimonianza della forte devozione di questa famiglia. Un madonna di Lourdes (un grande classico sempre presente) è appoggiata su una mobile, a poca distanza dall’immagine del sacro cuore di Gesù, dal soffitto spuntano lampadari dal design singolare, oggetti che appartengono a un’altra epoca. Le stanze trasudano un’aria di sacralità e rispetto, ma anche di solitudine, come se il passato non avesse mai davvero abbandonato questo luogo.
La Casa del Pilota Decorato era un monumento alla memoria, ogni angolo è impregnato di storia, di emozioni e di ricordi che raccontano non solo la vita di un eroe, ma anche quella di una famiglia che ha vissuto il lutto, la memoria e il sacrificio per decenni. Nonostante l’abbandono e la polvere che ricopre ogni superficie, la casa mantiene viva la memoria del pilota e della sua famiglia, una testimonianza di coraggio, amore e devozione che spero non sarà mai dimenticata.







» CONTINUA A LEGGERE «
POSTED ON 8 Feb 2025 IN
Reportage
TAGS:
URBEX,
church

Questa piccola chiesa, che si trova poco distante da Firenze, viene definita Chiesa Nuova di San Michele. In realtà la chiesa vecchia, già esistente nel 1243, è in condizioni migliori in quanto è stata recentemente ristrutturata e conserva al suo interno un celebre affresco con una grande scena raffigurante il Giudizio Universale tra la Madonna e San Giovanni Battista, opera di un ignoto artista dei primi del XV secolo. La nuova chiesa fu costruita identica a poche centinaia di metri, ma nel tempo ha perso la sua funzione religiosa ed è caduta nel dimenticatoio.
La chiesa nuova di San Michele è collocata, con ogni probabilità, sulla cosiddetta linea di San Michele che parte dal santuario di Skellig Michael in Irlanda e arriva al monastero del monte Carmelo in Israele, e lungo la quale si trovano tutti i principali edifici religiosi dedicati all’Arcangelo, come la suggestiva Mont Saint-Michel francese e la Sacra di San Michele a Torino.
Questa cappella in avanzato stato di decomposizione fa parte della categoria scoperchiate: come la più conosciuta Abbazia di San Galgano oppure come la Chiesa della Santissima Trinità di Fubine. Ci si arriva tramite un impervio sentiero sterrato e la si scorge, nascosta, attraverso la vegetazione. È molto pericolosa, il rischio crollo è reale, direi imminente: ho provato a salire anche nella parte superiore, uno scatto veloce senza treppiede e di corsa giù per le scale per evitare il pericolo. Il consiglio è quello di essere cauti e di ammirare il cielo dal centro della navata principale.






POSTED ON 5 Feb 2025 IN
Reportage
TAGS:
URBEX

Nascosta tra la vegetazione, questa villa abbandonata si staglia come un castello dimenticato. La torre merlata domina il paesaggio, mentre l’interno, quasi completamente devastato, racconta un passato che non c’è più. Appena varcata la soglia di ingresso si nota subito un vecchio frigorifero arrugginito, una delle rarissime tracce di modernità dell’edificio. Appoggiata sulla sua superficie una vecchia bambola con i capelli rosa, sporca e polverosa, sembra essere rimasta ancorata ad un mondo che non esiste più. Il suo sguardo rivolto verso l’infinito è inquietante ed è un biglietto da visita per nulla piacevole, quasi sconcertante nella sua vacuità.
Nonostante l’evidente stato di degrado, una parte della vita mantiene ancora un’immutata bellezza. La scalinata blu cobalto, una delle poche meraviglie intatte, sembra sfidare il tempo. Sono rimasto immobile ad ammirare il clamoroso contrasto del blu che si mescola sapientemente con il dorato dei leoni rampanti. È un’ultima traccia di maestosità, qui senza dubbio si celebrava la grandiosità di una vita aristocratica, elegante e potente.
Devo ammettere che queste foto mi lasciano molto insoddisfatto. La Villa dei Leoni Rampanti è quasi magica nella sua decadenza, ma non sono riuscito a raccontarla come avrei voluto. La luce troppo forte di quel pomeriggio d’autunno mi ha sorpreso e non sono riuscito a bilanciare le ombre e le luci in modo ottimale. Molte immagini sono deludenti, era necessario esporre molto di più verso sinistra, almeno 2 stop, ma gli errori, sempre se siamo in grado di coglierli e comprenderli, possono diventare una lezione per il futuro. Ho aspettato quasi 3 anni prima di convincermi a pubblicare, ma nel frattempo ho imparato molto da quelle maledette finestre.












» CONTINUA A LEGGERE «
POSTED ON 3 Feb 2025 IN
Reportage
TAGS:
URBEX,
church

Nella fotografia dell’abbandono le chiese occupano un posto di rilievo e prestigio. Al tempo di Herem iniziai a perlustrare questo mondo infinito del quale è praticamente impossibile scorgere la fine. I luoghi di culto abbandonati sono tantissimi e le motivazioni quasi sempre le stesse: calo dell’interesse religioso, diminuzione della popolazione nei piccoli borghi, mancanza di fondi, carenze strutturali; d’altronde la stragrande maggioranza delle chiese sono antichissime e tante stanno crollando sotto il peso dei secoli e del tempo. Questa piccola cappella risale agli inizi del 1700 ed è dedicata a San Defendente: l’ho definita di fango per dare continuità alla recente Chiesa di Pietra e per una certa assonanza con il nome della frazione in cui si trova.
San Defendente rappresenta un esempio di architettura religiosa modesta, con un impianto rettangolare che si affaccia sulla strada. La facciata si presenta in modo semplice, con un design sobrio che rispecchia l’umiltà dell’edificio. Una delle caratteristiche più evidenti della cappella è il timpano, che si trova all’estremità sinistra, dove sono visibili i resti del campanile a vela che è crollato nel 2023. Il tetto, purtroppo, è in stato di grave degrado, e la volta a botte ribassata che originariamente copriva l’aula è completamente crollata. Il presbiterio è ancora presente con la sua volta a vela, ma anche questa mostra segni di deterioramento. L’altare è in condizioni precarie, pur mantenendo una certa dignità. Un elemento interessante e di valore storico è il tabernacolo settecentesco in legno scolpito, che rimane una delle poche testimonianze artistiche ancora conservate nella cappella.
Sulla parete di fondo è ancora visibile una tela che rappresenta l’Immacolata Concepita, accompagnata dai Santi Luigi e Defendente (probabilmente datata XVIII secolo). Tuttavia, altri elementi che in passato erano parte della decorazione, come la statua della Madonna incoronata e la statuetta di San Defendente, sono ormai scomparsi. Nonostante lo stato di abbandono e il degrado evidente, la cappella conserva ancora una certa memoria storica, testimoniata dagli oggetti e dalle opere che, sebbene danneggiate, rimangono custodite in questo luogo.












POSTED ON 30 Gen 2025 IN
Reportage
TAGS:
URBEX

Riuscire a scoprire la storia di un certo abbandono a volte è un rompicapo, come nel caso di questa villa detta del Rabbino o Aramaica. Questa residenza un tempo apparteneva ad un rabbino di origini ebraiche, un uomo di grande cultura e spirito, che aveva trasformato la casa in un santuario di sapere e arte. La villa, ormai avvolta dal silenzio e immersa in un triste abbandono, conserva ancora il fascino dei suoi giorni gloriosi: ogni stanza è un piccolo capolavoro.
Una stanza, in particolare, cattura l’attenzione: quella con il pianoforte. Questo strumento, sebbene
coperto di polvere e foglie, conserva ancora
la sua eco malinconica, come se aspettasse nuove dita per suonare le melodie che un tempo riempivano le stanze. Nell’angolo opposto una credenza, un tavolo antico, un divano che sembra uscire da un libro di Tolkien e un’antica stufa in terracotta risalente ai primi del ‘900. E poi, insieme a
Pickwick di Charles Dickens, una bottiglia di
Liquore Strega, invecchiata insieme alla villa. Questo liquore, con la sua etichetta intatta e il suo contenuto ancora ambrato, rappresenta
un ultimo, dolce ricordo di celebrazioni, studi e contemplazioni. Ma l’ambiente che mi ha sorpreso maggiormente è il bagno,
un bagno incredibile, l’unico della villa, dove il tempo sembra essersi fermato anche oltre il secolo scorso: in tutte le mie esplorazioni non avevo mai percepito
un sapore così antico e originale; sembra di viaggiare con H.G.Wells per immergersi in un’altra epoca (ma senza Morlock).
Questa villa abbandonata non è solo un edificio decadente, ma un luogo dove la storia, la cultura e l’arte si intrecciano in un racconto che attende di essere riscoperto, un segreto custodito nella pianura lombarda, un lascito importante che provoca emozioni e che mi ha fatto sentire al cospetto di un’eleganza e di un’estetica di livello superiore. Non riesco a descrivere in modo lineare le vibrazioni che ho sentito, ma ammetto che qui ho percepito un’aura pazzesca che mi ha fatto tornare in pace con il mondo. E non è impresa facile.
















» CONTINUA A LEGGERE «