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Ogni ragnatela ha un ragno in colpa
POSTED ON 22 Nov 2024 IN Reportage     TAGS: URBEX

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Quando sono in giro mi capita (sovente e volentieri) di segnare posizioni interessanti con l’idea di tornare a controllare. Questa casa abbandonata era un pin che avevo inserito da tempo nella mia mappa personale; e quando ho visto le immagini e sono riuscito a collegarle alle coordinate ho pensato ad alta voce: “Ma focca la bindella“; avevo scoperto una location interessante e mi ero bruciato l’occasione di entrarci per primo. Che poi non è che sia questa meraviglia assoluta, ma presenta spunti -soprattutto fotografici- molto interessanti.

Ogni ragnatela ha un ragno in colpa.
– Alda Merini

Ci sono andato una prima volta l’anno scorso, poi sono tornato con alcuni amici francesi e nulla da fare: totalmente blindata e chiusa. Adesso ho scoperto che qualcuno ha pensato di renderla nuovamente fruibile al grande pubblico urbex: purtroppo il secondo piano è molto pericolante e l’esplorazione potrebbe riservare brutte sorprese. Mi raccomando fare molta attenzione e piedi di piombo (sempre in urbex)(è un modo di dire). Il nome è un omaggio ad Alda Merini (sempre nel cuore): l’ho pedissequamente copiato per dare universalità e perché la quantità di ragnatele in questa villa è talmente grande che almeno un riferimento era necessario; non c’è un angolo che non sia stato esplorato e controllato da un ragno.

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Il letto verde dimenticato
POSTED ON 12 Nov 2024 IN Reportage     TAGS: URBEX

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Devo ammettere che nell’ultimo periodo raramente sono rimasto deluso dalle mie fotografie. Ho sempre trovato errori e mancanze, ma comunque sono sempre riuscito a sbarcare il lunario per arrivare almeno alla risicata sufficienza. Questa volta no, riguardando le foto di questa bellissima cascina abbandonata mi sono accorto di aver sbagliato tutto quello che si poteva sbagliare: tagli imprecisi, punti di ripresa assurdi e, soprattutto, un errato calcolo dell’esposizione e del contrasto. È vero che la giornata e l’orario non mi hanno favorito (metà pomeriggio di una delle giornate più lunghe dell’anno), ma avrei dovuto calcolare in modo più efficace l’esposizione e sottoesporre maggiormente. La luce che entra dalle finestre è bruciata, troppo forte, rende le foto difficili da osservare e mi ha costretto a un complicato lavoro in post.

Mi piace immaginare che questo letto sia un regalo alla coppia di sposi che una volta abitava questa dimora oramai abbandonata. Un letto speciale regalato da qualcuno che gli voleva bene e voleva che avessero un luogo unico dove amarsi.

Peccato perché questa esplorazione presentava diversi spunti interessanti, a cominciare dalla stanza più iconica e conosciuta: una camera da letto meravigliosa, con l’edera che arriva al centro della storia e conferisce un’anima verde, il colore principale del mondo, a tutto l’ambiente. Lorena ha immaginato un regalo di nozze, un piccolo paradiso dove perdersi e dimenticare la fatica, io sono meno poetico e ho preferito lamentarmi della luce troppo forte che entrava dalla finestra. Un giorno vorrei tornare, magari in inverno, non è così impossibile. Nebbia permettendo. :-)

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Stazione AV Mediopadana
POSTED ON 11 Nov 2024 IN Reportage, City & Architecture     TAGS: travel, monument

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Ci sono passato tante volte davanti percorrendo l’autostrada e tutte le volte iniziava il canto di guerra: “Calatrava Calatrava Calatrava”. Un ricordo di gioventù quando a Valencia ci fermammo ad ammirare il famoso Pont de l’Exposició opera del genio dell’architetto spagnolo. Eppure non ero mai riuscito a fermarmi per fotografare l’opera di uno dei grandi maestri dell’architettura mondiale. La zona è celebre proprio per essere interamente progettata da Santiago Calatrava e quando si entra a Reggio Emilia sembra di essere in un mondo decisamente futuristico.

La struttura che accoglie i viaggiatori è stata progettata dall’architetto spagnolo Santiago Calatrava ed è parte integrante di un importante progetto che modifica radicalmente tutta l’area a nord della città, rendendola porta d’accesso principale e più prestigiosa. Insieme al sistema di ponti a vela che sovrastano l’autostrada del Sole, anch’essi progettati dall’architetto valenziano, e al nuovo casello autostradale, forma il nuovo complesso estetico e funzionale di Reggio Emilia. L’edificio è caratterizzato da un design futuristico che prevede la ripetizione, venticinque volte, di un modulo di lunghezza pari a 25,40 metri composto dalla successione di tredici differenti portali in acciaio, distanziati tra loro di circa un metro. Tale sequenza, lunga complessivamente 483 metri, genererebbe un effetto di movimento pari a quello di un’onda dinamica. L’originario primo progetto a vela è stato sostituito da quello a onda anche per meglio distinguere l’opera dai ponti; tuttavia l’intero progetto è ancora conosciuto con il nome non ufficiale di Le vele di Calatrava.

Quando sono arrivato ho subito percepito che qualcosa non funzionava: nessuna macchina nel parcheggio, niente treni, niente persone. Ho iniziato a fotografare nel silenzio più assoluto, quasi irreale, il caldo era tremendo. Sono salito nella zona dei treni (ma di treni manco l’ombra), ho fotografato il vuoto della stazione, ero sorpreso, mi guardavo intorno e non capivo: come in un film distopico di fantascienza. Mentre tranquillamente camminavo lungo la banchina spunta dal nulla un funzionario/operaio, mi ferma in modo perentorio e mi chiede il motivo della mia presenza. Io rispondo in modo semplice e lineare: “Scatto qualche foto”. Mi viene fatto gentilmente notare (non troppo gentilmente a dire il vero) che la stazione è chiusa per lavori di ripristino e che l’accesso è vietato: rispondo che sono entrato dalla porta principale spalancata e che non c’è nessun divieto di accesso, ma comunque mi allontano chiedendo scusa per la mia presenza. In effetti davanti all’entrata era presente un piccolo cartello che indicava il fermo della stazione nella settimana di ferragosto per manutenzione. In urbex ho ricevuto meno rimproveri. Comunque ringrazio perché, grazie a un colpo di fortuna insperato e insolito, ho fotografato la stazione deserta e non credo potrà succedere un’altra volta. Meglio così.

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Il palazzo lacerato
POSTED ON 10 Nov 2024 IN Reportage     TAGS: URBEX

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Questa villa/castello/palazzo ha una serie di nomi da far invidia a un calciatore brasiliano. È nella mia personalissima mappa da tempo immemore come Castello Cromo Terapia e sinceramente non ricordo l’origine di questa misteriosa definizione. Lorena l’ha chiamata La Villa addormentata nel bosco, altri la Villa del Dottore immagino per una specie di lettino presente nelle cantine (che ho preferito non fotografare), altri ancora la casa di Alex. Per evitare il copia & incolla ho trovato un nome diverso, che mi è sembrato giusto al primo impatto: il Palazzo Lacerato.

Per tanti aspetti è quello che nel mondo urbex viene definito vuotone, ma osservando bene nasconde qualcosa di bello, di incantevole. Perché con un po’ di calma è possibile scoprire l’anima di questo luogo abbandonato da molto tempo, che dalla posizione, e da una torretta ancora ben visibile, mette in evidenza le stimmate del castello.

Quello che mi ha sorpreso maggiormente è l’incredibile bagno, ormai completamente distrutto, che permette di immaginare una poesia sopra le righe. Quando mi sono posizionato con la fotocamera e il treppiede davanti a quella vasca in muratura, con le piastrelle rosa e la vista sul parco (ormai una foresta), ho davvero immaginato qualcosa di estremamente emozionante e poetico. E come ho già spiegato tante volte la meraviglia è negli occhi di chi guarda; per molti questo palazzo lacerato, abbandonato, distrutto, non significa nulla, per il sottoscritto è stata una scoperta da condividere, un momento importante, un atto di fede.

La vera bellezza risiede nell’anima, non nelle apparenze.
– Lorena Durante

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Tresigallo -SOGNI-
POSTED ON 8 Nov 2024 IN Reportage     TAGS: travel, village

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Un paio di anni fa mi era capitato fra le mani un articolo che parlava di Tresigallo, la città metafisica. Ero rimasto molto colpito da quelle geometrie rigorose e dall’aspetto razionalista. Nel periodo fascista Tresigallo divenne molto conosciuta a partire dal 1930 quando, su idea di Edmondo Rossoni, all’epoca ministro dell’agricoltura e membro del Gran Consiglio del Fascismo, venne completamente ricostruita con architetture razionaliste, come avveniva allora per le cosiddette città di fondazione.

Tresigallo è l’unica città di Fondazione riconosciuta città d’arte e grazie alle particolari geometrie e cromatismi delle sue architetture caratterizzate da tale corrente artistica è definita “La città metafisica”.

Tresigallo si trova in provincia di Ferrara, non è certo una meta consueta per le ferie. Ma preso da una buona dose di pazzia (e dopo aver visto le bellissime foto di un’amica) ho deciso di passare il mio ferragosto da queste parti, insieme ad altri 2 turisti (eravamo in 3 in tutto il paese). Se Tresigallo durante l’anno è probabilmente una città sospesa, in Agosto diventa una città fantasma. Pochissime persone, due avventori al bar: un clima da tragedia post-atomica mi ha accompagnato nella mia due giorni (che poi sono una sera prima del tramonto e una mattina all’alba). La situazione urbex del Bar Roma ha dato un impulso importante alla sensazione di abbandono.

Tresigallo: una città oltre il tempo e lo spazio. Trapezi, triangoli, parallelepipedi, coni, triangoli. Una città geometrica e perfetta, tra follia e astrazione.

Ma devo ammettere che si tratta di un paese particolare, per certi versi bellissimo, per molti versi storico, ma per mille motivi triste; ho respirato l’atmosfera della piazza, percorso tante volte la via centrale, sono entrato in chiesa, ho visto la casa della cultura (chiusa ovviamente) e il celebre SOGNI, che dovrebbe essere una sorta di polo museale a disposizione di chiunque voglia fare arte. Ammirare l’architettura razionalista di Tresigallo, nel silenzio dell’alba, mi ha lasciato una strana sensazione di solitudine e isolamento, di pazzia e modernità, l’incubo di una mente razionale e fredda, senza cuore e senza anima. Tresigallo è la città metafisica e per tanti motivi è stato anche un viaggio dentro di me, per ritrovare me stesso. E niente, non credo di essere riuscito nell’impresa.

Una fusione straordinaria fra architettura e arte del ‘900. Le piazze, i portici, le vie: un viaggio metafisico in una città rimasta invariata nel tempo.

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Tresigallo -Sulla Strada-
POSTED ON 6 Nov 2024 IN Reportage     TAGS: travel

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è un’idea che si realizza
un sogno razionalista che mi spaventava, ma al tempo stesso affascinava
poco dopo l’alba di un caldo giorno di agosto, il rumore del silenzio era inquietante
mi sono sentito sospeso in una sensazione di vuoto, quasi una città fantasma
Tresigallo è così, ti trascina in una dimensione diversa, nuova, apparente
non ci credi che sia possibile, sembra un sogno, ma è realtà
è la strada che percorri mentre ti guardi intorno che rende tangibile il momento
e devi attraversare quella strada per comprendere dove sei