Ed eccomi a raccontare qualcosa della “Torino Photomarathon” di domenica scorsa (ma ho già anticipato qualcosa ieri). Giornata splendida e caldo quasi estivo, questo va detto. Ho deciso, come sempre in queste occasioni, di non giocare insieme a nessun altro fotografo. C’erano diversi amici in gara con me, ma credo che sia deleterio, in questo tipo di manifestazioni, condividere le idee e ragionare con altri fotografi. Mi sono fatto accompagnare da Michela e da Alice; sapevo che il rovescio della medaglia sarebbero stati i tempi morti di gestione famigliare, ma ero sicuro che avrebbero potuto fornirmi spunti e idee. E infatti così è stato. E poi è arrivato il colpo di genio, la celebre zappa sui piedi: non so per quale motivo, ma ho deciso di seguire un filo conduttore, una sorta di collegamento logico/fotografico fra i singoli temi. Una linea di congiunzione: street in biancoenero. Più difficile certo, ma anche molto più intrigante. E devo ammettere che sono rimasto soddisfatto delle mie scelte, non tutte ovviamente, ma alcune foto credo siano interessanti e ben costruite. La mia preferita è sicuramente Nuovi Panorami: tema difficile, si tende sempre a pensare a qualcosa di moderno. Io invece ho deciso di fotografare le barriere di cemento antiterrorismo; d’altronde sono i nuovi orizzonti delle nostre città e forse della nostra vita. Le altre mi sono venute quasi in automatico, alcune anche troppo scontate. Ma il mio portfolio di questa Torino 2017 mi intriga parecchio. Ci sono tutte le foto, ne lascio solamente una indietro che voglio pubblicare domani. Perché è importante e rappresenta davvero tutto.
In ordine di apparizione i titoli sono:
Nuovi panorami
Fa’ la differenza
Caos creativo
L’attesa
Secolare
Tempi lunghi
Torino in un oggetto
Ieri ho partecipato alla tappa torinese dell’Italia Photo Marathon 2017 (ma ne parlerò più dettagliatamente nei prossimi giorni). Il primo tema della giornata è stato un classico: Il colore di Torino. Il colore di Torino è sicuramente il granata (ed in seconda battuta il gialloblu), ma dopo il tracollo di sabato sera dedicare una foto ai colori del Toro mi sembrava poco corretto, non meritato. E allora ho deciso di strappare quasi completamente le regole e ho scelto il bianconero (anche come stato mentale). E’ stata la prima foto della giornata, una foto classica di street: il passante e la vetrina. E per 24 ore il (non) colore di Torino è il bianconero, anche fotografico. Da domani si torna al granata regolare. Ah, quasi dimenticavo: quel negozio lì fa schifo, non entrateci che si prendono le malattie.
Ho scattato questa foto durante la photomarathon genovese della primavera scorsa (ma sembrava inverno). E’ una foto particolare, una foto di strada: c’era questa bravissima coppia di artisti e un capannello di gente ad ascoltare. E poi un bambino di colore che, incuriosito e stupito dalla situazione, si divertiva a prendere i soldi dal cappello delle offerte. Fra le risate degli astanti e i goffi tentativi del padre di fermarlo. A quel punto ho deciso di fotografare la scena ma appena mi sono abbassato, per cogliere il punto di vista del bambino, lui si è accorto della mia presenza e come se nulla fosse mi ha salutato. Ciao con la manina. La foto è scattata a 24mm quindi ero veramente vicino: difficile passare inosservato. Sono stato parecchio indeciso se pubblicare questa foto: c’è un bambino e non ho la liberatoria firmata dai genitori. Ma credo si tratti di una foto innocente e quindi ho lasciato da parte per una volta il discorso della privacy. Ma penso che un giorno ritornerò sull’argomento.
[…] A meno di artifici che rendano la fotografia equivoca, introducendo contenuti morbosi, incongrui e potenzialmente pregiudizievoli per l’incolumità del soggetto, l’immagine pubblica dei bambini deve poter tornare a disposizione del “sogno” (di cui la fotografia è al servizio), sempre più minacciato dalla ventata oscurantista e persecutoria che sta ammorbando questa fase storica della nostra società.
Fotografare bene, fotografare tutto ma con amore. Ecco la battaglia di libertà che ogni fotografo oggi dovrebbe consapevolmente combattere, un piccolo contributo alla cura della paranoia. Uno dei modi in cui l’arte può provare a migliorare il mondo. Sempre che ci crediamo ancora. (Carlo Riggi)
Ho scattato questa foto nella chiesa di San Luca, situata nell’omonima piazza, a Genova. Si tratta di un piccolo luogo di culto situato nel centro storico e con quasi mille anni di vita. Ho utilizzato il 50ne a tuttaapertura (pochissima luce); sullo sfondo si intravede la figura del gruppo ligneo del Cristo Deposto di Filippo Parodi: un po’ macabro, la ferita sul costato è terribilmente realistica, ma credo sia il giorno adatto per la pubblicazione. Mi piaceva la modernità delle candele elettriche (che in realtà trovo bruttissime) in contrasto con l’ambiente anacronistico della chiesa e ho trovato davvero curioso che fossero tutte accese. Quanta gente è disposta a spendere 50 centesimi per accendere una candela elettrica in chiesa? Buona Pasqua, gioite: il Cristo è risorto.