
Questa è una delle foto con il quale ho partecipato alla 5ª edizione della Maratona Fotografica di Primavera organizzata da MondovìPhoto (e quindi anche un po’ da me). Il tema per questa foto era La città è una giungla. Appena ho visto il titolo mi è subito balzata in testa l’idea: aveva visto poco prima la truccabimbi e avevo a disposizione una bambina. E’ stato facile, quasi fisiologico, collegare le due cose. Le altre non le pubblico per decenza, questa invece la trovo divertente (mi piace soprattutto per la fantasia); la giuria ormai ha votato e quindi non posso influenzare il lavoro dei giudici. :-)


Durante la fiera di Primavera (7-8 Aprile) abbiamo organizzato, con MondovìPhoto, un piccolo shooting fotografico all’interno della sala delle conferenze del Comune di Mondovì. La bella Andrea (il nome Andrea al femminile mi lascia sempre interdetto positivamente), due flash, un paio di ombrelli traslucidi, un beauty dish. Niente di particolarmente innovativo e fantasioso, ma un utile e divertente diversificazione del tempo in fiera. Ho scattato sempre con il 24-70 a tuttaapertura utilizzando due flash a 45 gradi sparati sugli ombrelli traslucidi per diffondere uniformemente la luce senza creare alcun tipo di ombra. Ritratto beauty in luce piena.

Quello che mi stupisce sempre del carnevale è il livello di preparazione e di studio che alcuni gruppi portano lungo il percorso della sfilata. Ho ammirato spettacoli di ottimo livello preparati con cura e passione; parliamo di mesi di preparazione, di serate, di coreografie studiate a tavolino. Per il puro gusto di divertirsi. Ho scelto sei foto del Carlevè ‘d Mondvì sul tema esibizione e, non casualmente, ho preferito dedicarmi ai due gruppi della zona che sono riusciti maggiormente a divertire il pubblico: Margarita e Peveragno, legionari e pevepuzziani (?). Fumogeni, coriandoli, striscioni, balletti, duelli, sangue e arena. Davvero bravi. Sono entrato dentro, fotografando a pochissimi centimetri dalla scena e con il fish-eye ho ottenuto un effetto davvero molto partecipato. Il rovescio della medaglia è che arrivato a casa mi sono trovato coriandoli un po’ ovunque. :-)






Lucono al sole
ai bordi di strada,
nei fossati caparbi resistono
a misurare l’eternità
coriandoli
del defunto Carnevale.
Ora è l’attesa.
Solo i corvi san dove andare
noi ci lasciamo
abbagliare ancora
non vedendo la viola
che spunta.
La poesia Dopo Carnevale è di Silvia Pio. La foto è stata anche utilizzata per l’articolo Carnevale, festa della trasformazione su Margutte, non-rivista online di letteratura e altro.

Collegato al Carlevè 2018 c’è un concorso fotografico organizzato e gestito dall’amico Davide Gonella. E’ un concorso molto complicato (ma gratuito) e fra i temi obbligatori c’è la categoria Maschera Lui. E’ probabilmente la categoria più facile, e la stragrande maggioranza dei partecipanti al concorso sceglierà la maschera più particolare, più bella. Io invece, che sono bastian contrario per natura, ho deciso di partecipare con la maschera forse più banale, ma ripresa nel modo più particolare possibile. D’altronde si premia bellezza della foto e non quella del costume. E’ un ritratto con il fish-eye: mi sono buttato in mezzo al gruppo mascherato e ho scattato quasi da terra. Questo ragazzo si è avvicinato per farsi fotografare ignaro del fatto che avessi montato un obbiettivo che avrebbe potuto distorcere il suo aspetto. E’ uscito fuori un ritratto ambientato che mi sembra piacevole, interessante e particolare.


Rosalyn è una commedia teatrale noir interpretata dalle bravissime Marina Massironi e Alessandra Faiella; ho fotografato solo 15 minuti e poi ho lasciato la sala per non disturbare le attrici (e per rispetto del pubblico), quindi non posso raccontarVi la trama. Ma posso spiegare quanto è difficile riuscire a trovare degli scatti interessanti in un periodo di tempo così limitato (e senza potersi muovere più di tanto). Fotografare il teatro è camminare sul filo del rasoio degli iso e della velocità di scatto. Nel silenzio, al rallentatore. E devo ammettere che ormai mi sono abituato talmente bene che anche in questo tipo di foto, che difficilmente possono uscire perfette, cerco di trovare nitidezza e messa a fuoco. E non riesco ad essere mai completamente soddisfatto, nonostante sia cosciente dei limiti imposti dalla situazione. Ho fotografato con il 70/200 (ero vicino, ma non vicinissimo) a tuttaapertura, ISO 800, cercando di tenere un tempo di scatto non inferiore a 1/160 sottoesponendo di 1 stop (il buio del teatro tende ad ingannare l’esposimetro della macchina fotografica)(soprattutto se impostato su valutativa). Alla fine qualcosa di buono è uscito.





Nel corso della presentazione del suo libro a Toronto in Canada, Esther, scrittrice americana, conosce Rosalyn, la donna delle pulizie della sala conferenze. Il libro che Esther presenta insegna a liberare la vera natura del sé, e Rosalyn ne è ammirata e sconvolta. Vuole leggerlo subito e si offre, il giorno dopo, di portare la scrittrice a vedere la città. Dopo la visita ritroviamo le due in un prato in periferia. Qui Rosalyn rivela a Esther la storia del suo amore clandestino per un uomo sposato bugiardo e perverso, che le fa continue violenze fisiche e psicologiche. La sera prima, quando lei è tornata in ritardo dal lavoro per aver seguito la conferenza della scrittrice, l’uomo infuriato l’ha picchiata e ferita. Esther sbotta: un uomo del genere è da ammazzare. Infatti – dice Rosalyn – è nel bagagliaio. Questo il folgorante avvio della nuova commedia noir di Edoardo Erba. Avvincente, ricco di colpi di scena, sostenuto da una scrittura incalzante, Rosalyn è il ritratto della solitudine e dell’isolamento delle persone nella società americana contemporanea. Uno spaccato su quel grumo di violenza compressa e segreta pronta a esplodere, per mandare in frantumi le nostre fragili vite. Rosalyn è un rebus che vive e che pulsa sul palcoscenico e che la platea è chiamata a risolvere. Una prova di intelligenza, per chi il rebus ha preso in carico di pensarlo e metterlo in scena, con la dovuta cura.