Svegliarsi il primo giorno dell’anno, aprire le finestre ed ammirare il sole, il mare, il cielo, le nuvole. E una temperatura molto vicina ai 13 gradi. Questa è la Costa Azzurra, questo è il panorama da Eze Village. Buon anno.
Svegliarsi il primo giorno dell’anno, aprire le finestre ed ammirare il sole, il mare, il cielo, le nuvole. E una temperatura molto vicina ai 13 gradi. Questa è la Costa Azzurra, questo è il panorama da Eze Village. Buon anno.
Te lo ripeto ogni volta che mi rimproveri perchè prendo poco in mano la macchina fotografica. Lo sai come sono. A me piace starmene lì tra la Parigi di Doisneau e il sistema zonale di Adams, ad arrovellarmi con le aberrazioni, il grigio medio e gli equilibri geometrici di Bresson, affascinata da questo mondo così scientificamente creativo. Quando però c’è da scattare mi blocco. Mi spaventa l’idea che gli altri possano vedere il mondo attraverso i miei occhi, che mi leggano dentro. Perchè quello che vedo è diverso da ciò che vede la maggior parte della gente, e sono io quella strana. Che poi non è vero. Sapessi quante foto ho realizzato da quando stiamo assieme. Ho la mia biottica sempre con me, ed è continuamente all’opera. Hai presente quei due grandi obiettivi orlati da lunghi filamenti neri che vedi spesso puntati su di te? Non si fermano un attimo. Come quella domenica di giugno in cui ci siamo persi in collina. Ricordi? Ci siamo messi a correre come due bambini in mezzo ai campi di grano e io, inciampando, sono caduta a terra. Tu mi sei corso incontro, preoccupato che mi fossi fatta male. L’ho scattata mentre ridevo con le gambe all’insù e tu allungavi la mano per aiutarmi ad alzarmi. Hai tolto una spiga che si era infilata nei miei capelli e hai detto: “E’ per questo che ti amo”. Sono stata attenta a tutto. L’inquadratura, la luce che ti baciava il viso, il tempo. In quel momento ho pensato che un istante così perfetto non l’avremmo più avuto. Click. Ecco, guarda cosa è uscito!
Foto di/Photo by Samuele Silva – Parole di/Words by Milo Soardi.
E’ la prima nevicata d’inverno. La più dolce frase che ho imparato in dialetto cuneese. E’ una strana eccitazione, quasi fanciullesca. Pensare e sperare che durante la notte scenderà la prima neve della stagione. Duman s’ausuma cun ‘la fiòca. E svegliarsi al mattino (la domenica è perfetta, anzi, unica) e guardare fuori dalla finestra e sentire la tranquillità trasmessa dalla neve che scende. Uscire e ascoltare il freddo tiepido e ovattato. Il silenzio. Duman s’ausuma cun ‘la fiòca, e magari alzarsi nel cuore della notte svegliati dal rumore soffice che copre il mondo. E’ la prima nevicata dell’inverno, forse la più bella. E poi uscire e cercare il verde che si tinge di bianco, e gli alberi, e il grigio del cielo. E un casolare, rosso, immerso nella natura.
Il mais è ormai sparito dai campi. La temperatura è scesa, le giornate sono cortissime. Fa freddo. E’ un periodo dell’anno davvero particolare. Tutti aspettano, quasi con impazienza. Un occhio al cielo, un altro al termometro. Tutto è pronto. E’ finito il tempo dal mais, si attende con ansia l’arrivo della neve. Fioca.
Questa è la chiesa di San Pietro a Portovenere. E’ bellissima. Io penso che Portovenere sia un’appendice non trascurabile delle cinque terre. Ma quello che mi piace di questa foto è la partita di calcio improvvisata da alcuni bambini proprio sotto la splendida scalinata che porta alla chiesa. Incuranti dell’atmosfera, del luogo e della gente.
Portovenere è speciale. Soprattutto quando arrivi a San Pietro all’ora del tramonto e attraversi lo spiazzo e sali fino in cima alla terrazza e ti siedi sul muraglione esterno e davanti hai tutto il mare che puoi desiderare e il sole che entra veloce nel mare e non ti resta altro da fare che tornare da dove sei venuto. (Batchiara)