
Come na barca ‘nt in bòsch è un detto tipico piemontese. Della provincia di Asti, per amore della precisione (dalla regia mi suggeriscono che a Cuneo si usa un’altra espressione, ma la trovo meno pittoresca). Questo il significato secondo Hoepli Editore:
Trovarsi in una situazione disagevole, difficile, in cui non si riesce ad agire con la consueta scioltezza. Anche agire o comportarsi in maniera goffa e impacciata, o ridicola, oppure malaccorta, rovinosa e così via.
I piemontesi lo dicono di chi si trova sempre un po’ fuori posto. Mi sembra chiaro, il posto della barca non è certo il bosco. Siamo sulla strada che collega Mondovì a Vicoforte, un piccola deviazione a destra ed ecco spuntare dal nulla, in mezzo al prato, questa barca. Non ho idea chi possa averla lasciata qui, ma sicuramente è passato tanto tanto tempo: è in avanzato stato di decomposizione. Ho aspettato una giornata un po’ cupa, uggiosa, volevo che le foto fossero tristi e un po’ solitarie. Poi in realtà tutto questo verde brillante ha smorzato un po’ le mie intenzioni malinconiche. Mi ricorda un po’ l’arca di Noè, in secca, in attesa del diluvio universale (anche se non è lunga 137 metri). Ma credo che non sia ancora pronta a salpare: non pioverà così tanto.



Non sono un ammiratore sconsiderato degli artifizi fotografici e questa, in effetti, è la prima volta che mi cimento in una doppia esposizione. Non è mai troppo tardi. In sostanza sono due foto identiche scattate con stessa apertura (F/8) ma diverso tempo di esposizione (1/20 e 1/200) e unite in modo semi-automatico da un software di fotoritocco (Photomatix). L’alternativa è utilizzare un filtro graduato (quindi praticamente un fotoritocco al momento dello scatto) ma è decisamente più costoso e complicato. Almeno per il sottoscritto. Questa foto è stata scattata al tramonto, dopo un nubifragio (che mi sono preso in pieno), nella Riserva Naturale di Crava Morozzo. Mi sono appostato in uno dei capanni per l’osservazione degli uccelli (la pioggia mi ha permesso di scattare in solitudine) e ho aspettato che il cielo diventasse interessante. Purtroppo niente arcobaleno. Il titolo è la prima parola che ho pensato quando ho visto la foto. Forse troppo semplice ma in effetti il verde è il colore dominante.

Al termine del nuovo molo lungo di Imperia c’è un faro. E’ normale. E il faro esercita sempre un fascino particolare. E’ solo in mezzo al mare, illumina la notte, è fiero del suo compito. Mi sono avvicinato circospetto perché volevo un punto di osservazione diverso. Sono riuscito a trovarlo abbassandomi quasi al livello del terreno e puntando vero l’alto, verso il cielo: ho cercato una composizione perfettamente simmetrica. E mi piaceva questo cemento verde. E’ la mia prima foto (che pubblico) scattata con il polarizzatore circolare, e non sarà l’ultima.