
Sabato 3 e Domenica 4 Agosto, nella splendida cornice di Mondovì Piazza, si è disputata la 12ª edizione del Campionato Italiano di Bocce Quadre. Sinceramente non ho idea di chi possano essere i nuovi campioni d’Italia, ma non ha molta importanza. Importante è che la manifestazione sia stata nuovamente un grandissimo successo di pubblico (numero record di iscrizioni) e che questa edizione non sia stata funestata dal maltempo come successo in passato.
Domenica mi sono presentato in piazza per fotografare la competizione: è sempre interessante riprendere gli atleti nel gesto tecnico del lancio della boccia quadra, ammirare le tecniche di gara, la posizione del corpo, gli oggetti utilizzati per bilanciare perfettamente il peso, l’abbigliamento studiato nei minimi dettagli, lo stile e le scelte logistiche di campo. Purtroppo per problemi personali non sono riuscito a dedicare il tempo che avrei voluto alla fotografia, ma ho scelto 25 foto che credo riescano a dare un’idea della nobile arte della boccia quadra. Campioni che si preparano per mesi all’evento, la cui concentrazione è assolutamente intaccabile da qualsiasi agente esterno.










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Una delle prove più difficili per un fotografo è riuscire a riprendere un soggetto in movimento al buio. E’ la classica situazione che fa arrossire la celebre frase il mezzo non conta (ottima frase da utilizzare quando hai a disposizione il mezzo migliore). In questa tipologia di immagini il mezzo conta, eccome. E fra sabato e domenica è arrivata la prova provata, anche se ho scoperto che talvolta anche il mezzo non è sufficiente ed è necessario salire di livello (anche per il fotografo). Descrivo la scena: piazza Maggiore a Mondovì, bellissima location per un evento circense. Notte fonda, luci praticamente inesistenti, anzi dannose (in controluce). In cielo un ragazza volteggia a velocità folle sul Trapezio Ballant. One Eyed Jacks è il luogo senza tempo dove due surreali personaggi si incontrano.
In questa dimensione metafisica accadono cose inusuali e a volte insensate. La regola del gioco è: cambiare le regole.Siete davvero sicuri che un pavimento non possa essere anche un soffitto? Fino a che punto si può giocare con la forza di gravità? E se la realtà fosse solo un’idea?
Descrivere lo spettacolo non è un’impresa facile: una prima parte che potrei definire di cabaret dove i due personaggi giocano con numeri circensi ed una seconda parte aerea, volante, che costringe il pubblico a guardare con il naso all’insù. Io ho fotografato, con tanta difficoltà, solo la seconda parte (la prima non è interessante dal punto di vista fotografico). Fortunatamente nel caso gli artisti hanno ripetuto in orario più adatto, in quella che potremmo definire ora blu: non semplice ugualmente, ma in condizioni di luce possibili. Per riuscire a fermare il movimento della trapezista durante la prima esibizione sarebbe servito un tempo di almeno 1/640 e con l’oscurità, e senza luci, avrei dovuto alzare davvero troppo gli iso. Quindi fermandomi al mio limite psicologico (e fisico del mezzo) di 6400 è stato quasi impossibile ottenere foto decenti (troppo scure oppure troppo mosse). Il giorno successivo invece la situazione è nettamente migliorata e sono riuscito a fotografare in manuale a 1/500 (sempre 6400 iso). L’altra importante difficoltà (mica sono finite) era ovviamente la messa a fuoco: movimento rapido, buio, salti e volteggi. A tutta apertura f/2.8 con la ricerca automatica del fuoco (il mezzo non conta) e l’inseguimento del soggetto (AI SERVO) credo di poter affermare che il 90% delle foto sono a fuoco sullo sfondo. Quindi perdonatemi se in alcune il punto di fuoco non è proprio preciso: quelle mosse e fuori fuoco le pubblico in versione piccola come fanno i fotografi di livello. :-)






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L’anno scorso era passato ad Ormea quasi per caso (diretto ad Imperia) e mi ero imbattuto nella preparazione di Ormea in Onda. Purtroppo i programmi erano diversi, ma mi ero ripromesso di tornare quest’anno per almeno fotografare (il prossimo step è la partecipazione).
In cosa consiste Ormea in Onda? Utilizzando
l’antico sistema del biale la via principale del paese, la bellissima e storica via Roma, viene riempita d’acqua, vengono piazzati dei teli lungo tutto il percorso e
la strada diventa un gigantesco e lunghissimo scivolo. È molto divertente. I
concorrenti con l’aiuto di un materassino/salvagente si lanciano sfruttando la spinta regalata dall’altezza di un gonfiabile e devono percorrere
nel minor tempo possibile il percorso. Una gara contro il tempo e la tecnica di scivolamento diventa componente fondamentale. È una competizione goliardica e il risultato è
l’ultima cosa che conta.
Mi sono sistemato lungo il percorso, scegliendo le posizioni migliori, e ho fotografato con il 70-200 cercando di cogliere i momenti divertenti e le espressioni strane. Per riuscire a trovare la posizione migliore sono entrato, mio malgrado, nel biale e mi sono ovviamente lavato. Non ho creato un vero portfolio/reportage perché dati i tempi ristretti mi sono limitato solo ad alcuni momenti della manifestazione: ho scelto 18 foto, le più intriganti e simpatiche. Enjoy. :-)





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Dopo Van Gogh (2021) e Klimt (2022) venerdì 12 Gennaio al Palavela di Torino è stata la volta di Claude Monet diventare protagonista con le sue opere della nuova produzione internazionale di Show on Ice, realizzata da Dimensione Eventi con la collaborazione dell’Associazione Culturale Dreams.
Una prima mondiale straordinaria, esclusiva per l’Italia, ancora ospite dell’impianto Olimpico del
Palavela di Torino. Al centro della scena il video mapping che utilizza la pista come una tavolozza per disegnare i quadri dell’artista che ha fatto scoprire al mondo l’impressionismo: il ghiaccio diventa acqua vibrante nello
“Stagno delle Ninfee”, si infiamma di un rosso vivo ne
“I Papaveri”, si tinge dei colori dell’alba ne
“Impressione, levare del sole” (il quadro manifesto dell’impressionismo).
In pista, sulle tele disegnate da Monet, si sono alternati campioni internazionali di pattinaggio, atleti fantastici provenienti da tutto il mondo che hanno sorpreso il pubblico con evoluzioni al limite della fisica e delle possibilità umane: Keegan Messing, da Anchorage (Alaska), due volte campione Grand Prix, campione nazionale canadese, Polina Edmunds, da Santa Clara (California), campionessa Four Continents e Usa Classic, Michail Shaidorov, dal Kazakistan, medaglia di bronzo della Coppa di Cina 2023, due volte tra i migliori del Four Continents e tre volte campione nazionale. Tra i protagonisti sui pattini anche la coppia italiana composta da Elisabetta Leccardi e Mattia della Torre, già nel 2022 in Klimt on Ice (il loro Tango ha estasiato il pubblico), la lettone Angelina Kucvalska, la svizzera Yasmine Kimiko Yamada, il francese Clement Pinel, conosciuto in tutto il mondo per il suo super flip, il salto mortale all’indietro con il quale ha raccolto il boato e l’applauso del pubblico.
Il sottofondo musicale è stato eseguito dalla Montecarlo Orchestra composta dalle musiciste Andrea Csury, Herics Csenge, Greta Eszer e Teodora Feher, dirette dal compositore e violinista di fama mondiale
Edvin Marton (noto come il violinista dei pattinatori sul ghiaccio) che ha curato le musiche e gli arrangiamenti dello spettacolo e si è esibito in un assolo di violino al centro della pista (sul quale è arrivato con qualche difficoltà e problemi di equilibrio). Il maestro ungherese ha deliziato il pubblico con il suono inconfondibile del suo
Stradivari, costruito a Cremona nel 1697 e utilizzato dal grande Nicolò Paganini 200 anni fa. Il violino è di proprietà di una banca Svizzera e Marton ha ottenuto il privilegio di utilizzarlo per tutta la vita durante una competizione mondiale che l’ha visto prevalere su altri 350 violinisti. L’esecuzione dell’Inverno di Vivaldi con la pioggia che bagnava la pista del Palavela è stata qualcosa di meraviglioso e unico.
Fra le novità dell’edizione 2024 la presenza di Sabino Gaita, tenore stabile al Teatro Regio di Torino dove si esibisce da oltre vent’anni, che ha coinvolto il pubblico sulle note della Turandot di Puccini.
Non è semplice raccontare, anche con l’aiuto delle immagini, la bellezza e le emozioni che si provano quando si ha l’onore di assistere ad uno spettacolo di questo livello, di questa meraviglia. I colori e la musica si fondono in uno scenario unico e regalano un palcoscenico, che possiamo definire al limite dell’immaginazione, ad atleti e artisti unici al mondo. Negli occhi e nel cuore rimane la sensazione di essere al cospetto di un evento che rimarrà impresso nella nostra memoria per lungo tempo. Grazie di questa magia.











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Il Carlevè è tornato in grande stile: un nuovo presidente, nuove energie, tanti carri, una sfilata di altissimo livello, gruppi decisamente numerosi e un carro di Mondovì finalmente degno di questo nome. Io purtroppo non stavo bene (mali di stagione) e quindi mi sono un po’ risparmiato, niente foto generaliste, niente ritratti, niente copertura totale dell’evento: non ho molto tempo a disposizione e ho quindi deciso di dedicare un numero ridotto di energie alla post-produzione delle immagini. Ho creato un piccolo portfolio, un reportage di 12 foto che serve ad illustrare quello che personalmente ho vissuto come carnevale. Mi sono concesso solo una piccola divagazione: il momento in cui i ragazzi delle Teste matte di Villafalletto hanno lanciato in cielo i palloncini dedicati ai cugini Casale, scomparsi in un tragico incidente stradale, con questo pensiero: “Marty e Met: ci avete insegnato tutto tranne che a vivere senza di voi“. Perché ho percepito forte la loro commozione, ho sentito l’emozione e mi sembrava giusto dedicare una foto a quel momento.












Per chiudere la serie di Sant’Agata mi serviva una foto simbolo, qualcosa che potesse rappresentare la fine. E simbolicamente questa foto è stata scatta proprio all’ultimo momento, mentre la giornata volgeva al termine e il pensiero al rientro a casa. Un enorme cero acceso e un santino di Sant’Agata illuminata dalla luce del Signore. Un’immagine di chiusura praticamente perfetta.