
Nel momento preciso in cui ho scattato questa foto ho pensato ad una bellissima canzone di Caterina Caselli: “Il Carnevale“. Perché il Carnevale finisce male e questa maschera non serve più. E vedere questa bambina, sola e un po’ triste, giocare con i coriandoli rimasti per terra, mentre la piazza si svuota e la musica finisce, mi ha lasciato proprio la stessa amarezza e la stessa tristezza che si prova ad ascoltare la canzone scritta dal compianto Giancarlo Bigazzi. Il carnevale papapa… :)


Qualche tempo fa (settembre) ho assistito ad un’esibizione di Trial a Villanova di Mondovì. Ero il fotografo ufficioso e quindi ho avuto la possibilità di muovermi liberamente fra gli ostacoli del percorso. E’ stato un vero e proprio massacro. Fotografare una prova del genere in mezzo ai palazzi è stato frustrante; non sono riuscito ad ottenere una sola foto pulita. L’organizzazione dell’evento invece è rimasta soddisfatta perché nelle foto si vedono il pubblico e la città (una chiesa, abitazioni, un paio di negozi, le macchine parcheggiate); e pensare che io per tutto il tempo dell’esibizione ho cercato di isolare i motociclisti dallo sfondo. Ne pubblico due, ma una solo foto mi piace. E per ottenerla mi sono visto costretto ad andare giù pesante di timbro clone: da dentro al tubo di cemento ho fatto sparire un palazzo. :) Mi sembra comunque di aver ottenuto un buon risultato.

Il mare di Genova l’ho sempre dato per scontato, ma per capirlo sono dovuto andarmene: nel 1990 sono partito per il servizio militare e ho vissuto per dieci mesi in due grandi città senza mare. Vivere in posti completamente circondati dalla terraferma mi dava una specie di oppressione. La mancanza di un margine, un bordo, un luogo dove tutto finisce e comincia lo spazio aperto dove potersi perdere senza nulla che ostacoli lo sguardo, mi teneva prigioniero di una sottile inquietudine. Ci ho messo un po’ a realizzarlo, ma alla fine ho capito: il mare lo senti, anche se non abiti sulla spiaggia, anche se non lo vedi tutti i giorni. Semplicemente sai che c’è, che è lì, e che ti aspetta. Il mare di Genova non è facile: molti accessi sono preclusi dal porto, dagli stabilimenti balneari, dalle passeggiate. Anche dove si riesce a raggiungere l’acqua, si paga un prezzo fatto di scalette, scogli taglienti, pietre scivolose. Ma non è importante bagnarsi i piedi: il mare ti entra negli occhi anche sulle alture, in qualche scorcio di strada inaspettato, o dalle finestre degli uffici dei piani più alti; ti entra nel naso quando soffia lo Scirocco e tutta la città odora di sale e di umido; ti si attacca alla pelle nelle giornate di maccaia. Non faccio mai il bagno nel mare di Genova: non è fatto per quello, non è quel mare lì; il mare di Genova riempie uno spazio con l’odore, la luce, il movimento. Il mare di Genova è fatto per farci il bagno con l’anima, non con il corpo.
Foto di/Photo by Samuele Silva – Parole di/Words by Andrea Beggi.


Ecco una piccola appendice al post di questa mattina. Altre due foto, ancora scattate dall’elicottero. Sono passati diversi anni da quel giorno, ma ricordo ancora molto bene l’emozione di volare a pelo dell’acqua con le gambe a penzoloni (ero legato chiaramente). E ricordo il gesto con il dito che significava “ancora un giro”. Purtroppo all’epoca non avevo un tele molto performante, anzi, ma devo confessare che queste foto mi piacciono ancora: un buon obbiettivo aiuta, l’occasione e il momento aiutano ancora di più.


Il Week-End milanese dedicato al BarCamp lo ricorderò a lungo. E’ stato il BarCamp della pazzia. Della mia pazzia. Mi sono divertito tantissimo, prima, durante e dopo. Nel mio cervello è un BarCamp lunghissimo, iniziato giovedì scorso e che ancora non è terminato. Le foto e le discussioni sono la coda lunga dell’evento, ma i ricordi vivono di vita propria.
Ho scritto di quanto successo in questa lunghissima tre giorni su tutti i social network disponibili, raccontando le gesta dei partecipanti minuto per minuto, ma ci sono alcune immagini, alcune sensazioni, che mi sono entrate nella pelle e che non riesco a dimenticare. Passare tanto tempo insieme a maniaci comportamentali, proprio come me, davvero non ha prezzo.
La tecnologia è qualcosa di bellissimo e questo post di Andrea Beggi rende al massimo la mia esaltazione. Questa esaltazione ha toccato punti estremi in questa splendido week-end. E sono contento di vivere un BarCamp infinito… e che non vorrei finisse mai. In questa serie mancano due foto: una perché non posso pubblicarla (troppo ubriaco il titolare della faccia), un’altra perché non sono riuscito a scattare un ritratto decente (senza che venisse cancellata). A queste due persone voglio solo dire una cosa, sincera: vi voglio bene.










