POSTED ON 19 Apr 2023 IN
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Il Mausoleo Crespi si trova in cima ad una collina, nel paese di Nè, in provincia di Genova. Arrivarci non è per niente facile: si sale e si scende in mezzo ai rovi, si striscia, si scavalca. Se quando sei quasi arrivato ti accorgi di aver lasciato il treppiede in macchina la distanza da percorrere praticamente si raddoppia: ma è tutta attività fisica e bestemmie.
La storia del Mausoleo è avvolta dal mistero: non si trovano fonti affidabili in rete, solo qualche voce riportata. Gli abitanti della zona non ricordano, altri non conoscono nemmeno l’esistenza del Mausoleo. Fu costruito da Armando Giovanni Crespi, che faceva parte di una famiglia dei facoltosi cotonieri dell’epoca e azionisti del Corriere della Sera, nel 1912; la sua ascendenza era molto legata ai luoghi di culto. L’ultima inumazione avvenne nel 1965. Non sono riuscito a scoprire altro.
Il mausoleo è diviso in 2 parti: al piano superiore troviamo una piccola e meravigliosa cappella, mentre al piano inferiore le tombe della famiglia. Purtroppo negli anni i vandali, nonostante la posizione infelice, non hanno risparmiato le vetrate, le porte, l’altare e nemmeno le bare: sono stati portati via i busti, le vesti talari e diversi suppellettili. Un vero peccato perché il Mausoleo è un piccolo gioiello architettonico e un pezzo di storia molto importante del nostro paese.







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POSTED ON 12 Apr 2023 IN
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Definire e descrivere la Chiesa Rosa non è un’impresa semplice. È chiamata rosa perché il sole che entra dalle vetrate, e arriva sulle pareti, crea giochi di luce molto particolari, riflessi rosa, ed evidenzia decorazioni e stucchi. Quando ci si posiziona perfettamente al centro della navata e si guarda verso l’altare la definizione di chiesa è quasi riduttiva: la somiglianza con un teatro è notevole, con le colonne e la scalinata interna. Non mi era mai capitato di vedere un presbiterio di questo tipo, l’abside è nascosto e sembra quasi di entrare in scena, sul palco. Ma il dettaglio più bello sono le due file di quattro colonne con capitello, di cui le due laterali solo parziali, che insieme alla scalinata dividono la navata centrale e delimitano il transetto con una soluzione architettonica che non ho mai trovato in nessun’altra chiesa (almeno abbandonata).
Nella zona del presbiterio è situato l’altare marmoreo delimitato da quattro colonne, coperto da volta a botte e terminante in un’abside a terminazione rettilinea.
La Chiesa Rosa, il cui vero nome è San Giacomo del Bosco, fu edificata a partire dal 1680, ha una storia importante ed è ancora consacrata. Negli ultimi anni si è cercato un difficile recupero, la chiesa è chiusa e in condizioni complicate a causa di lesioni strutturali e copiose infiltrazioni di pioggia che hanno permesso all’umidità in risalita di danneggiare progressivamente materiali e superfici. Nel 2016 si è concluso un primo lotto di lavori per il rifacimento del tetto e la messa in sicurezza, con il finanziamento della Conferenza Episcopale Italiana e di Banca San Paolo. Purtroppo negli ultimi anni, nonostante i numerosi appelli, a causa dell’atavica mancanza di fondi la situazione è andata peggiorando e senza interventi urgenti la Chiesa Rosa è destinata a rimanere in condizioni precarie, abbandonata e chiusa.










POSTED ON 18 Mar 2023 IN
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Se devo scegliere la più pericolosa, tra le tante infiltrazioni urbex degli ultimi anni, il pensiero corre subito alla Chiesa di San Lorenzo, a Zeri, sul confine fra Liguria e Toscana (in realtà anche Villa Wannabe non male). La Chiesa di San Lorenzo è chiusa da più di trent’anni per pericolo di crollo e non sono previste operazioni salvataggio/ristrutturazione e nemmeno di messa in sicurezza: un cartello avvisa del pericolo di crollo, stop.
Osservandola da fuori sembra quasi normale, ma dentro diventa una roulette russa; forse per la prima volta ho sentito la necessità di utilizzare un casco (che ovviamente non avevo).
L’idea che dal tetto possa scendere qualcosa, forse anche tutto, è palpabile e la sensazione di pericolo si respira e si sente: per diversi minuti mi sono guardato intorno sperando che il lampadario non cadesse e ancora adesso mi chiedo quale forza miracolosa gli permetta di rimanere ancorato al soffitto. Ho scattato il più rapidamente possibile, pregando sottovoce, e sono scappato alla velocità della luce dedicandomi alle più tranquille foto in esterno (e con il drone). Sinceramente non so per quanto possa ancora rimanere in piedi, ma sconsiglio fortemente di tentare l’intrusione: è davvero molto pericolante.







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POSTED ON 10 Mar 2023 IN
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Che però la statua del Santo con gli stivaletti non c’è più. È sparita, insieme ad altri arredi e decorazioni. Io spero che sia stata spostata in un luogo più sicuro, anche perché credo che nessuno avrebbe l’ardire di rubare una statua di quelle dimensioni e così particolare. Per descrivere questa piccola chiesetta, il vero nome è Chiesa della Santa Croce, vi lascio alle parole di Lorena Durante, nel suo articolo trovate anche le foto del santo.
Questa piccola chiesetta è totalmente immersa e nascosta nel verde in un fitto bosco tra le colline del centro Italia. Non ha nemmeno un piccolo spiazzo davanti e neanche il campanile. La costruzione della chiesa risale al XVII secolo ed è composta da pietre incastonate l’un l’altra, non è più agibile a causa dai danni subiti dall’ultimo terremoto che ha colpito duramente la zona. La facciata non è stuccata eccetto nella parte centrale dove un arco ribassato inquadra il portone. Molto semplice e austera presenta due lesene laterali con capitello e timpano non pronunciato che poggia su una modanatura orizzontale. L’interno è molto semplice, stuccato di bianco, il movimento alle pareti viene affidato a paraste dalla base e dai capitelli semplici che corrono lungo tutte le pareti e da due zone lievemente arretrate chiuse ad arco una delle quali contiene un altare e una nicchia. La volta è a botte con lunette. La chiesa è conosciuta con questo nome per la presenza di una scultura lignea di un santo con ai piedi degli stivali che quando abbiamo fatto questa esplorazione era stato svestito dal mantello e dalla mitra. La chiesa si presenta con un livello alto di degrado, come dicevo all’inizio, proprio a causa di eventi sismici che hanno provocato gravi fessure passanti ed è stata purtroppo abbandonata al suo triste destino.







POSTED ON 20 Nov 2022 IN
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Sulla strada provinciale che collega Pinerolo a Carmagnola, fra Vigone e Pancalieri, non è difficile notare una strana gabbia ricoperta di piante. È una sorta di sarcofago, una rete metallica costruita attorno a quella che viene definita la Chiesa delle Tre Croci. La Chiesa è in avanzato stato di decomposizione, il tetto è parzialmente crollato, la natura ha preso il sopravvento e la struttura è destinata a crollare in tempi molto rapidi. L’entrata è complicata: si passa attraverso un piccolo buco nella rete che la circonda, quindi è necessario superare una specie di foresta amazzonica, e infine, quando si riesce finalmente ad entrare, si cammina su un tappeto di guano e carcasse di piccioni. Un’esperienza non proprio gradevole. I resti dell’altare sono ancora interessanti, ma anche di quello è rimasto pochissimo, giusto l’idea. Qualche foto veloce e poi fuori, che arriva il tramonto.













POSTED ON 23 Lug 2022 IN
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Per arrivare a questa piccola cappella (purtroppo non sono riuscito a reperire nessuna informazione) è necessario percorrere (a piedi) quasi 2000 metri. Si trova ai confini di un piccolo paesino del Piemonte, nascosta nella boscaglia, in stato di grande rovina e abbandono. Un vero peccato. Sull’altare sono appoggiati tre quadri, quasi delle icone, un po’ particolari. Un’arte diversa dal solito, con tratti molto spigolosi. Osservando con attenzione ho trovato, nascosti dietro l’altare e protetti con il cellophane, altri due quadri leggermente più grandi: sulla parte posteriore di tutti si trova una piccola etichetta adesiva, con un numero di protocollo e la dicitura Muzeul Etnografic al Transilvaniei, un museo che si trova a Cluji-Napoca in Romania, 100 anni di storia (quest’anno), uno dei più grandi e importanti del paese. Questo mi ha lasciato decisamente perplesso e non sono riuscito a darmi una spiegazione plausibile. Come sono arrivati questi quadri dalla Romania? Perché si trovano in una piccola cappella abbandonata? Cosa rappresentano? Ai posteri l’ardua sentenza.




