Il Castello di Albano Vercellese è abbandonato da diverse decine di anni. Ha un storia antica, che inizia probabilmente nel XIV, fatta di famiglie nobili, discendenze, guerre e distruzione. Il castello attuale è stato edificato su uno più antico, di cui si scorgono ancora tratti della linea della merlatura a coda di rondine, murata durante le opere di sopraelevazione nel XV secolo. Il vecchio maniero, probabilmente una struttura di ricetto, era circondato da uno spalto e da un fossato, alcune fondamenta di case dell’epoca farebbero pensare all’esistenza di un abitato a ridosso del perimetro fortificato. Del castello restano il torrione d’ingresso a pianta quadrata con garitta cilindrica, della metà del XV secolo, e alcuni tratti delle cortine.
L’UNIone VOlontari Culturali Associati (UNI.VO.C.A.) ha cercato negli anni scorsi di opporsi al degrado in cui versa il Castello Vercellese purtroppo senza grossi risultati. Oggi il Castello, che venne ristrutturato nel scorso secolo, appartiene alla famiglia Mercurino Filiberto Arborio.
Ci sono reportage urbex che non hanno bisogno di tanti giri di parole, ma che si nutrono intensamente del rispetto e del silenzio. Fra le pareti di questo castello una donna, una poetessa, una straordinaria artista ha celebrato la sua vita fra i ricordi di una storia lunga e vissuta intensamente.
La poetessa mi/ci ha regalato visioni incredibili, dietro ad ogni porta si celavano momenti e frammenti di un’avventura che ha lasciato uno spazio enorme alla passione per la poesia e per la scrittura. E non servono parole per raccontarlo, potrebbero essere percepite come un’offesa: accontentiamoci, per questa occasione, della nuda fotografia.
E il castello in questione non può essere che quello di Beinette. Ero già stato qui, parliamo di quasi sei anni fa, una delle mie prime esplorazioni urbex. Ammetto che giocare in casa ha sempre un certo fascino. Ho deciso di ritornare (anche per qualche scatto di ritratto, ma è un argomento che voglio approfondire più avanti) perché mi incuriosiva capire lo stato dell’arte: e devo ammettere che il mio approccio alla fotografia urbex è completamente cambiato, direi stravolto, rispetto al passato. Ed è un cambiamento in meglio (credo e spero). I vetri colorati della porta di entrata hanno mantenuto intatto il loro fascino e quando il sole è quasi sulla linea dell’orizzonte l’effetto WOW è sempre assicurato. E nonostante la mancanza di arredi e lo stato di decadenza la bellezza del castello rimane assolutamente immutata.
Nel mese di settembre (nella pausa Covid per intenderci) con il gruppo vacanze MondovìPhoto abbiamo organizzato una visita guidata esclusiva al Castello Reale di Casotto. Siamo arrivati prima del tramonto e abbiamo potuto fotografare liberamente sia all’interno che all’esterno della struttura. Il Castello è stato da poco ristrutturato ed è davvero bellissimo (ed elegante). Io ero reduce da un infortunio al polso e quindi ho faticato non poco con il treppiede pesante, ma fra le imprecazioni sono comunque riuscito a fotografare anche all’interno. Per l’esterno invece mi sono divertito con il Drone (foto di copertina). Sfruttando il passaggio giorno/notte abbiamo fotografato la reggia sia con con la luce che in notturna: ricordo in modo molto piacevole la nostra fila di fotografi con treppiede che discuteva di lunghe esposizioni e diffrazione. Il Castello è ovviamente visitabile (magari non adesso) e trovate tutte le informazioni qui. Per i liguri che vorranno provare l’ebrezza di superare il confine con il Piemonte comunico che il biglietto di ingresso costa 8 euro. :-)