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Abandoned hotel near Los Charcones
POSTED ON 25 Gen 2019 IN Reportage     TAGS: URBEX, hotel

Los Charcones #01Los Charcones #02

Quest’hotel abbandonato si trova nella parte sud-ovest di Lanzarote, a poca distanza da Playa Blanca. La sua costruzione, se così possiamo definirla, risale alla fine degli anni ’60: non fu mai terminata. E’ uno dei reportage urbex che mi lasciato più ansia e paura. Per arrivarci è necessario percorrere una strada sterrata, che spesso sparisce, di circa 5 chilometri. Ho parcheggiato, dopo 50 minuti di strada a passo d’uomo nel deserto più assoluto, a 500 metri dalla struttura. Mi sono sentito davvero solo, il sole iniziava ad alzarsi all’orizzonte. L’albergo è enorme, è solo uno scheletro in una posizione straordinaria. Il vento fischiava fortissimo, il mare rumoreggiava contro gli scogli poco sotto. Ho fatto il giro completo e quando stavo per avviarmi alla macchina, per tornare in albergo, ho sentito il rumore di un motore in lontananza. Un pick-up con a bordo tre persone si stava avvicinando a discreta velocità; ecco, in un posto del genere puoi venire solo per due motivi, forse tre: un bagno solitario nell’oceano, fotografie urbex oppure qualche attività illecità. E in realtà è possibile che anche le prime due attività non siano poi così lecite. Mi sono nascosto e già immaginavo un inseguimento fra la mia berlina telaio basso e il loro mezzo fuoristrada, sullo sterrato, con poche, nulle, possibilità di fuga. Si sono fermati una decina di interminabili minuti rimanendo sul mezzo, uno dei tre è sceso a fumare, poi sono partiti in direzione opposta: piccola sosta, troppo sospetta, dalla mia Corvette a noleggio e poi sono tornati da dove sono venuti. Ho atteso ancora 10 minuti per sicurezza (nel frattempo avevo nascosto lo zaino con la macchina fotografica) e poi sono tornato indietro. Occhi sempre ben aperti, ma salito in macchina ho tirato un sospiro di sollievo: avevo immaginato diversi possibili finali e nessuno di questi era positivo per il sottoscritto. Ansia.

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The abandoned hotel near Los Charcones is now famously called the Hotel of Los Charcones, but was named Atlante del Sol Hotel, at the edge of Playa Blanca, built sometime in late 1960’s or early 1970’s. The famous story which makes round is that a German investor started the project to make a “Golf-Hotel” but his attempt to irrigate grass for the Golf Course on the volcanic clay soil didn’t work out. The building was abandoned with no concrete road leading to it. It is said that, it will cost more than 1.2 million euros to just get it down. Now of course you will see homeless and drug addicts using the hotel for lodging.

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Villa Moglia, il gioiello del ‘600
POSTED ON 21 Gen 2019 IN Reportage     TAGS: urbex

Villa Moglia #02Villa Moglia #01

Villa Moglia si trova con una semplice ricerca su Google Maps. E’ abbandonata da tantissimi anni, ma mantiene intatto il fascino di quando veniva definita il gioiello del ‘600. L’entrata è surreale, bellissima: un lungo viale porta al cancello coperto di rovi. E’ aperto e riusciamo a entrare facilmente: la struttura è imponente, a forma di U. Passiamo dalla porta principale e subito si apre davanti a noi una scala mastondotica; i graffiti sono ovunque, nessuna parete si è salvata, segni di un passaggio continuo e costante nel tempo. Nonostante il chiaro degrado si intuisce l’importanza della costruzione, la qualità e l’eleganza. Dell’arredo originale non è rimasto che qualche pezzo di legno, anche molti pavimenti sono stati divelti, le finestre non esistono più. Nell’ala destra di Villa Moglia si trova una bellissima chiesa con altare e si racconta che negli anni qui siano stati celebrati riti satanici. Ma ho imparato a non dare troppa importanza alle leggende metropolitane del mondo urbex. Nell’ala sinistra invece c’era spazio per un piccolo teatro: non è rimasto quasi nulla, si intuisce, solo una fila di sedie e l’idea di qualcosa che ormai non può più raccontare nulla. Mentre stavamo salendo le scale per salire al secondo piano abbiamo sentito della musica: molto rumorosa. Due ragazzini, lei ballava su note Trap, lui riprendeva. Timidi, quasi impauriti. Purtroppo ho dimenticato il nome del loro canale Youtube. Villa Moglia è abbandonata da diversi anni: nel 2005 il comune di Torino (proprietario dello stabile) la mise all’asta per 5 milioni di euro. L’asta andò deserta e da allora questo splendido gioello del ‘600 vive nell’attesa di morire. Dimenticato da tutti.

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All women are crazy
POSTED ON 11 Gen 2019 IN Portrait     TAGS: model, urbex, silver, wideaperture

All women are crazy #01All women are crazy #02

No doubt exists that all women are crazy; it’s only a question of degree.
W. C. Fields

Villa dell’Oracolo -Villa Becker-
POSTED ON 3 Gen 2019 IN Reportage     TAGS: urbex

Villa dell'oracolo #15

In questa splendida villa Dario Argento, il re dell’horror italiano, ha ambientato nel 2007 la scena finale del film La Terza Madre. Viene definita dell’Oracolo (nell’ambiente urbex), ma sinceramente non conosco il motivo: in realtà il vero nome è Villa Becker. Si trova nella collina Torinese (per una volta preferisco non rivelare l’esatta ubicazione) e gode, dal parco, di una fantastica vista su Torino. Si tratta di una dimora storica, soggetta a vincolo paesaggistico e monumentale, costruita intorno al 1600 e che presenta una serie di stili architettonici diversi fra di loro, ma comunque ben integrati. Ancora oggi, nonostante versi uno stato avanzato di decadenza, mantiene un fascino straordinario: quando dal salone principale si sale per la scala sembra di vivere una fiaba. E’ un reportage del 2017 del quale non sono completamente soddisfatto: ero nel periodo fish-eye e probabilmente nell’occasione ho esagerato; ma qualcosa sono riuscito a salvare. Enjoy. :-)

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Urbex X’Mas
POSTED ON 24 Dic 2018 IN Details     TAGS: urbex, xmas, wideaperture, 50ne

Urbex X'Mas

Prosegue imperterrita, e senza soluzione di continuità, la tradizione del post natalizio. La foto di quest’anno è tipicamente urbex, scattata nel 2017 all’interno del titano caduto, alle porte di Torino. E’ stata scelta in modo automatico al momento del click: già sapevo che l’avrei utilizzata per il post tradizionale natalizio. Manca poco a mezzanotte e quindi termina anche il #whamageddon: Vi lascio alle note della mitica canzone degli Wham, ormai diventato un classico moderno, immancabile il 25 dicembre. E il mio più sincero augurio per un bellissimo e felice Natale.

Sogno e Realtà. Si va in scena.
POSTED ON 8 Nov 2018 IN Reportage     TAGS: URBEX, theater

Teatro Sociale #12

Queste bellissime foto (posso dirle in quanto non sono mie) sono state scattate probabilmente da un celebre urbexer olandese, Wim Van Blisterkof, nello scorso mese di Aprile. Le ho trovate sul suo profilo Flickr e mi hanno incuriosito perchè ritraggono l’interno di quello che una volta era il Teatro Sociale di Mondovì. Purtroppo non ho avuto l’onore di entrare ed ammirare questa meraviglia architettonica che ha fatto la storia di Piazza, il rione storico della città monregalese. L’accesso è interdetto, a chiunque, per il rischio crolli: davvero troppo pericoloso avventurarsi all’interno della struttura.

Fu costruito dall’architetto G.B.Gorresio e inaugurato nel 1851. Aveva tre ordini di palchi oltre al loggione superiore che era destinato alle persone meno abbienti. Era presente un grande sipario raffigurante Apollo e le Muse. Ospitò per decenni opere liriche, commedie, drammi romantici, operette, serate d’onore, conferenze, concerti e comizi. Veniva utilizzato anche per le scolaresche che in questo modo potevano assistere alle rappresentazioni pomeridiane di importanti spettacoli. Fu ristrutturato nel 1887 e successivamente nel 1933. A seguito della costruzione di altre sale e delle sviluppo del cinema fu progressivamente abbandonato fino alla definitiva chiusura. Nel 1978, a seguito di una eccezionale nevicata, crollò il tetto e da allora rimane inutilizzato in uno stato di totale abbandono.

Le voci di zona dicono che il comune abbia espresso l’intenzione di mettere in sicurezza l’intero stabile (la ristrutturazione avrebbe costi eccessivi) in quanto la situazione è diventata ormai insostenibile; ci potrebbe anche essere un piccolo accesso dedicato al pubblico per ammirare, da fuori, quello che rimane del Teatro Sociale. Sarebbe anche interessante, pensiero assolutamente personale, allestire una mostra fotografica stabile con immagini storiche e attuali, e qualche cenno di storia per celebrare e ricordare questa incredibile meraviglia. Non ci resta che aspettare con pazienza, un giorno potrei avere l’onore di entrare per ammirare dal vivo. Speriamo, sarebbe un piccolo sogno che diventa realtà. Si va in scena.

Quando la storia entra qui, si ferma un attimo, respira e si toglie il cappello. Perché fra queste pareti e questi spalti abbandonati da tempo si è davvero fatta la storia dell’arte e del teatro. Eleonora Duse e Ermete Novelli hanno avuto l’onore di salire su questo palco, di recitare davanti ad un pubblico che all’inizio del secolo scorso riempiva il loggione e i palchi in ogni ordine di posto. Un gioiello dell’800 abbandonato davvero troppo presto al suo destino.

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