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Lo studio disatteso
POSTED ON 13 Feb 2025 IN Reportage     TAGS: URBEX

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Qualche tempo fa avevo parlato delle verifiche disattese, ma a volte ci si imbatte in luoghi abbandonati che non hanno nulla di affascinante, solo distruzione e desolazione. Questo è esattamente il caso che mi trovo a raccontare. Da fuori la struttura sembrava anche interessante, ma una volta varcato il suo ingresso, ci siamo trovati di fronte a un luogo privo di qualsiasi caratteristica degna di nota. Abbiamo trovato qualche mobile sparso che ci ha costretto a trasformarci in arredatori, poca roba, nulla che potesse suscitare la nostra curiosità. Nonostante questa pochezza ho deciso di scattare qualche foto, anche se più per l’esigenza di non uscire a mani vuote che per la bellezza del posto.

La cosa che mi ha colpito di più, forse per la sua stranezza, è stata una porta con la scritta studio, che ho scelto di utilizzare come titolo, anche se non sono riuscito a capire di quale tipologia di studio si trattasse. Un vecchio calendario del 2010, un camino smurato, due poltrone malconce e uno specchio rovinato erano gli unici elementi a caratterizzare l’ambiente. Un angolo di noia e tristezza (e di guano di piccioni), che tuttavia mi ha lasciato qualche foto da aggiungere alla mia galleria. Nulla di speciale, ma è parte del gioco dell’urbex: la necessità di trovare bellezza anche e soprattutto nei luoghi più dimenticati.

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Il Castello di Carta
POSTED ON 12 Feb 2025 IN Reportage     TAGS: URBEX

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Chi aveva esplorato prima di me mi aveva descritto una situazione drammatica: salire al secondo piano era già stato un azzardo nel 2020, davvero troppo pericoloso. In effetti, il Castello di Castiglione, conosciuto come Castello di Carta, è famoso anche per le sue condizioni precarie. Di carta perché sembra proprio sul punto di collassare da un momento all’altro, come uno di quei castelli che i bambini (ma non solo) costruiscono con le carte da gioco.

Non mi sono arreso, però, e appena ho avuto l’occasione, non mi sono lasciato fermare dalla minaccia di un possibile crollo. Per arrivare al castello, si percorre una salita di circa 400 metri, nel mezzo di un’erba alta e fitta. Il cielo era grigio, minaccioso, e sembrava non promettere nulla di buono. Non appena ho varcato la soglia ho capito che la situazione descritta non era affatto un’esagerazione. Salire al secondo piano per fotografare quel bagno rosa così particolare mi ha lasciato una leggera sensazione di ansia, che è evidente nelle immagini (che sono di pessima qualità). Ma quando stavo per uscire, il cielo ha ceduto: è iniziato un violento temporale estivo.

Nel tentativo di ripararmi ho notato uno squarcio nel muro e, quasi per caso, mi sono infilato dentro. Un colpo di fortuna: ho trovato la chiesa del castello. Non era prevista e non ci speravo: avrebbe dovuto essere murata. Ho sperato che la pioggia smettesse, ma niente da fare, e avevo anche poco tempo. Ho attraversato a tutta velocità il complicato giardino e, con il battito cardiaco a mille, mi sono lanciato sotto la pioggia battente giù per la strada sterrata, la stessa che avevo percorso in salita. Sono arrivato alla macchina completamente fradicio. Ma è stata un’esperienza unica: prima il rischio di crollare dentro un castello ormai dimenticato e poi uscire sotto un temporale improvviso. Un’avventura che valeva la pena vivere, era obbligatorio recuperare!

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La casa del pilota decorato
POSTED ON 9 Feb 2025 IN Reportage     TAGS: URBEX

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La Casa del Pilota Decorato vive nel ricordo del coraggio, quello del pilota che, morto per un incidente nel 1940, aveva ricevuto due medaglie d’argento al valor militare. La casa è immersa nel silenzio, l’unico rumore che interrompe la quiete è il mio respiro e il leggero scricchiolio dei pavimenti sotto i miei passi. Non ho ancora iniziato a fotografare, fuori dalla finestra vedo passare un ciclista, ma è concentrato sulla strada e non si accorge del sottoscritto. Il luogo ha un’atmosfera sospesa, quasi irreale, come se il tempo si fosse fermato. Qui, un eroe di guerra ha lasciato tracce indelebili, e con lui, la sua famiglia ha continuato a vivere nel ricordo, per tanti anni, dopo la sua morte.

La sala è la stanza più bella e importante: mi colpisce subito l’imponenza del quadro che rappresenta Gesù Cristo, appoggiato su una poltrona consunta. Probabilmente è stato appeso a lungo in passato, ma il tempo e l’abbandono hanno trasformato anche quest’immagine sacra in qualcosa di più simile a un vecchio ricordo: qualche esploratore l’avrà appoggiato lì per dargli importanza. Accanto al quadro, una bicicletta malandata giace in un angolo, come se la vita di qualcuno si fosse fermata proprio lì. Dall’altra parte delle stanza, un vecchio televisore sembra essere rimasto fermo in un’epoca che non c’è più. Un quadro con una foto del giovane pilota è appoggiato vicino a una macchina da cucire Wertheim. Accanto a questi oggetti, una carrozzina da neonato fa pensare a una vita che è andata avanti, nonostante la tragedia e la perdita.

Salgo le scale e noto un poster davvero strano: è una Porsche Martini Racing, in gara a Digione (il sodalizio Martini Racing e Porsche è iniziato nel 1971 per terminare nel 1980). La presenza di un simile pezzo di quasi modernità in una casa che conserva la memoria di un uomo decorato per il suo valore militare sembra un curioso contrasto, ma anche un segno che la vita, nonostante tutto, andava avanti. A metà delle scale c’è un bagno, e sopra la porta un piccolo spazio dove sono stati sistemati alcuni libri. Sembrano appartenere a una sorta di piccola biblioteca, un angolo di conoscenza e cultura che oserei definire alquanto bizzarro.

Proseguo nell’esplorazione al piano di sopra e arrivo nelle camere da letto, il disordine è totale, ma l’atmosfera religiosa della casa si fa, se possibile, ancora più tangibile. Appesa al muro c’è una foto di Papa Paolo VI, a testimonianza della forte devozione di questa famiglia. Un madonna di Lourdes (un grande classico sempre presente) è appoggiata su una mobile, a poca distanza dall’immagine del sacro cuore di Gesù, dal soffitto spuntano lampadari dal design singolare, oggetti che appartengono a un’altra epoca. Le stanze trasudano un’aria di sacralità e rispetto, ma anche di solitudine, come se il passato non avesse mai davvero abbandonato questo luogo.

La Casa del Pilota Decorato era un monumento alla memoria, ogni angolo è impregnato di storia, di emozioni e di ricordi che raccontano non solo la vita di un eroe, ma anche quella di una famiglia che ha vissuto il lutto, la memoria e il sacrificio per decenni. Nonostante l’abbandono e la polvere che ricopre ogni superficie, la casa mantiene viva la memoria del pilota e della sua famiglia, una testimonianza di coraggio, amore e devozione che spero non sarà mai dimenticata.

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La chiesa nuova di San Michele
POSTED ON 8 Feb 2025 IN Reportage     TAGS: URBEX, church

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Questa piccola chiesa, che si trova poco distante da Firenze, viene definita Chiesa Nuova di San Michele. In realtà la chiesa vecchia, già esistente nel 1243, è in condizioni migliori in quanto è stata recentemente ristrutturata e conserva al suo interno un celebre affresco con una grande scena raffigurante il Giudizio Universale tra la Madonna e San Giovanni Battista, opera di un ignoto artista dei primi del XV secolo. La nuova chiesa fu costruita identica a poche centinaia di metri, ma nel tempo ha perso la sua funzione religiosa ed è caduta nel dimenticatoio.

La chiesa nuova di San Michele è collocata, con ogni probabilità, sulla cosiddetta linea di San Michele che parte dal santuario di Skellig Michael in Irlanda e arriva al monastero del monte Carmelo in Israele, e lungo la quale si trovano tutti i principali edifici religiosi dedicati all’Arcangelo, come la suggestiva Mont Saint-Michel francese e la Sacra di San Michele a Torino.

Questa cappella in avanzato stato di decomposizione fa parte della categoria scoperchiate: come la più conosciuta Abbazia di San Galgano oppure come la Chiesa della Santissima Trinità di Fubine. Ci si arriva tramite un impervio sentiero sterrato e la si scorge, nascosta, attraverso la vegetazione. È molto pericolosa, il rischio crollo è reale, direi imminente: ho provato a salire anche nella parte superiore, uno scatto veloce senza treppiede e di corsa giù per le scale per evitare il pericolo. Il consiglio è quello di essere cauti e di ammirare il cielo dal centro della navata principale.

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Leoni Rampanti
POSTED ON 5 Feb 2025 IN Reportage     TAGS: URBEX

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Nascosta tra la vegetazione, questa villa abbandonata si staglia come un castello dimenticato. La torre merlata domina il paesaggio, mentre l’interno, quasi completamente devastato, racconta un passato che non c’è più. Appena varcata la soglia di ingresso si nota subito un vecchio frigorifero arrugginito, una delle rarissime tracce di modernità dell’edificio. Appoggiata sulla sua superficie una vecchia bambola con i capelli rosa, sporca e polverosa, sembra essere rimasta ancorata ad un mondo che non esiste più. Il suo sguardo rivolto verso l’infinito è inquietante ed è un biglietto da visita per nulla piacevole, quasi sconcertante nella sua vacuità.

Nonostante l’evidente stato di degrado, una parte della vita mantiene ancora un’immutata bellezza. La scalinata blu cobalto, una delle poche meraviglie intatte, sembra sfidare il tempo. Sono rimasto immobile ad ammirare il clamoroso contrasto del blu che si mescola sapientemente con il dorato dei leoni rampanti. È un’ultima traccia di maestosità, qui senza dubbio si celebrava la grandiosità di una vita aristocratica, elegante e potente.

Devo ammettere che queste foto mi lasciano molto insoddisfatto. La Villa dei Leoni Rampanti è quasi magica nella sua decadenza, ma non sono riuscito a raccontarla come avrei voluto. La luce troppo forte di quel pomeriggio d’autunno mi ha sorpreso e non sono riuscito a bilanciare le ombre e le luci in modo ottimale. Molte immagini sono deludenti, era necessario esporre molto di più verso sinistra, almeno 2 stop, ma gli errori, sempre se siamo in grado di coglierli e comprenderli, possono diventare una lezione per il futuro. Ho aspettato quasi 3 anni prima di convincermi a pubblicare, ma nel frattempo ho imparato molto da quelle maledette finestre.

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La chiesa di Fango
POSTED ON 3 Feb 2025 IN Reportage     TAGS: URBEX, church

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Nella fotografia dell’abbandono le chiese occupano un posto di rilievo e prestigio. Al tempo di Herem iniziai a perlustrare questo mondo infinito del quale è praticamente impossibile scorgere la fine. I luoghi di culto abbandonati sono tantissimi e le motivazioni quasi sempre le stesse: calo dell’interesse religioso, diminuzione della popolazione nei piccoli borghi, mancanza di fondi, carenze strutturali; d’altronde la stragrande maggioranza delle chiese sono antichissime e tante stanno crollando sotto il peso dei secoli e del tempo. Questa piccola cappella risale agli inizi del 1700 ed è dedicata a San Defendente: l’ho definita di fango per dare continuità alla recente Chiesa di Pietra e per una certa assonanza con il nome della frazione in cui si trova.

San Defendente rappresenta un esempio di architettura religiosa modesta, con un impianto rettangolare che si affaccia sulla strada. La facciata si presenta in modo semplice, con un design sobrio che rispecchia l’umiltà dell’edificio. Una delle caratteristiche più evidenti della cappella è il timpano, che si trova all’estremità sinistra, dove sono visibili i resti del campanile a vela che è crollato nel 2023. Il tetto, purtroppo, è in stato di grave degrado, e la volta a botte ribassata che originariamente copriva l’aula è completamente crollata. Il presbiterio è ancora presente con la sua volta a vela, ma anche questa mostra segni di deterioramento. L’altare è in condizioni precarie, pur mantenendo una certa dignità. Un elemento interessante e di valore storico è il tabernacolo settecentesco in legno scolpito, che rimane una delle poche testimonianze artistiche ancora conservate nella cappella.

Sulla parete di fondo è ancora visibile una tela che rappresenta l’Immacolata Concepita, accompagnata dai Santi Luigi e Defendente (probabilmente datata XVIII secolo). Tuttavia, altri elementi che in passato erano parte della decorazione, come la statua della Madonna incoronata e la statuetta di San Defendente, sono ormai scomparsi. Nonostante lo stato di abbandono e il degrado evidente, la cappella conserva ancora una certa memoria storica, testimoniata dagli oggetti e dalle opere che, sebbene danneggiate, rimangono custodite in questo luogo.

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