POSTED ON 26 Ago 2024 IN
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Villa Cenere è una delle dimore storiche del mondo urbex italiano. È abbandonata da tantissimi anni ed ha quella decadenza affascinante e distruttiva che la rendono ancora oggi bellissima e fatiscente. Per una serie di motivi non ero mai riuscito ad avvicinarmi: perché si parlava di crollo imminente e, soprattutto, perché la zona non era delle più raccomandabili (storie di brutte presenze). Ma finalmente è arrivata anche l’ora della cenere.
Non conosco la storia e le origini di questo abbandono, credo che il nome sia dovuto alla forte presenza di cenere che si trova nella stanza con il camino (e il pianoforte) e per via di un principio di incendio che ha interessato quello che doveva essere un ripostiglio. Le stanze sono in disordine e molto sporche, questo però non riduce la bellezza, anzi, conferisce quell’anima di decadenza distruttiva del quale parlavo all’inizio: è vero abbandono, non quello finto delle agenzie immobiliari.
C’è anche una piccola storia che voglio raccontare: questa splendida villa immersa nel verde (con tanto di piscina) è sempre stata famosa per la presenza di due pianoforti. Io ho fotografato in tutte le stanze, ma ho trovato un solo strumento musicale. Sul momento non ho riflettuto, ma ho deciso, controvoglia, di controllare il giardino: e uscendo all’esterno mi sono accorto di un’altra zona della casa, nascosta dalla vegetazione. Quando sono entrato ho capito subito che stavo per saltare la parte più bella ed emozionante: ricordavo di aver visto in qualche foto la stanza con il secondo pianoforte, ma il tempo non perdona ed oggi è completamente diversa: la stanchezza della struttura e gli eventi atmosferici hanno contribuito al crollo del tetto coprendo il pavimento di detriti, calcinacci, legno e tegole. Si sono salvati in parte il divano, un paio di sedie, il secondo pianoforte e un bicchiere! Ho fatto molta attenzione (il rischio che mi potesse cadere qualcosa in testa non era da sottovalutare), ma sono riuscito a scattare la foto più importante dell’esplorazione. Per una volta sono riuscito a vincere contro fretta e pigrizia.









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POSTED ON 22 Ago 2024 IN
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Quando si entra nella stanza rossa si rimane semplicemente allibiti. È un effetto straniante, sembra di entrare in una finzione cinematografica, ma in realtà è tutto vero. L’effetto è creato dalle tende rosse che coprono le enormi vetrate rivolte, in modo strategico, verso sud: una sorta di veranda a giorno e non so quanto fosse voluto, ma non penso fosse possibile rimanere in quella stanza, con le tende chiuse, molto a lungo. Io ho resistito pochissimo, sono scappato, come trovarsi di colpo catapultati all’inferno: e il nome Palazzo Lucifer prende spunto da questa sensazione. Quando si guardano le foto è come se davanti all’obbiettivo fosse presente un filtro colorato, ma in realtà è tutto naturale e la percezione è quella di trovarsi all’interno di un set di un film dell’orrore: Profondo Rosso di Dario Argento è il primo titolo che mi viene in mente, quasi fisiologico.
La stanza rossa è la prima che si incontra e potrebbe già raggiungere il punteggio sufficiente. Invece siamo solo all’inizio. Il palazzo è composto da due piani e le stanze riservano una sorpresa dietro l’altra. È una definizione forse abusata, ma si tratta davvero di una capsula del tempo. Non ho un modus operandi preciso in urbex: qualche volta esploro prima tutta la location per farmi un’idea, altre volte preferisco andare in ordine sequenziale stanza dopo stanza. Qui ho scelto questa seconda opzione e la successione degli ambienti è stato quasi un crescendo rossiniano.
Quando sono arrivato all’ultima stanza, una particolarissima camera da letto, ho quasi tirato un sospiro di sollievo. Non sarei riuscito a sopportare oltre, ero stremato dalla incredibile bellezza che incontravo ogni volta che varcavo una porta. Il bello è stato quando, dopo aver esplorato il primo piano, mi sono reso conto che il piano superiore era anche meglio: per un attimo ho fatto fatica a crederci. Quello che un tempo era un meraviglioso soggiorno è ancora oggi, seppure in stato di abbandono, il tratto distintivo di una storia importante e prestigiosa: sono rimasto in silenzio diversi secondi prima di riuscire a posizionare il cavalletto, non riuscivo a staccare gli occh dal giallo delle poltrone. E poi per uscire è necessario passare nuovamente dalla stanza rossa: è come un ritorno all’inferno dopo la tracotanza del paradiso.














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POSTED ON 19 Ago 2024 IN
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Ultimamente il mondo urbex è diventato esagerato, senza freni. Non ho un termine veramente adatto, devo accontentarmi di esagerato. Perché mi capita di vedere e ascoltare situazioni senza alcun senso. Video in diretta, comitive di 10-15 persone con maschere antigas, gruppi organizzati, persone che gridano, che parlano di continuo ad alta voce. Oggi mi è capitato di vedere un video in cui una coppia, vestita di rosso sgargiante (colore ideale per non dare nell’occhio), chiamava per nome persone morte in quella location 60 anni prima: loro dicono per evocare il fantasma.
Quando vado a fotografare un luogo abbandonato cerco di entrare sempre nel silenzio più assoluto, se siamo in 2 parliamo a gesti, vestito completamente di nero, con il nerofumo sotto gli occhi per mimetizzarmi meglio (adesso sto esagerando) e guanti neri (che dimentico sempre di indossare). Zaino mimetico ovviamente. Trovo fastidioso il rumore provocato dalla cerniera dello zaino. Faccio attenzione a non fare alcuni tipo di rumore, a non calpestare vetri e mi muovo come un ninja.
Ed ecco spiegato il motivo del nome di questa meravigliosa villa disabitata. Perché per entrare è necessario essere estremamente silenziosi, muovendosi con cautela, ma in modo deciso, seguendo un percorso prestabilito e senza dare nell’occhio. Magari scegliendo il momento e l’orario giusto. Poi quando sono entrato all’interno ho subito compreso di trovarmi in qualcosa che definire meraviglioso è riduttivo. E credo che le foto riescano a raccontare perfettamente questa meraviglia, anche senza troppe parole. Nella fretta (che mi accompagna sempre e in questo caso senza un motivo reale) ho dimenticato qualcosa e ho sbagliato un paio di foto. Nello studio e nel salone ho tagliato il lampadario e esagerato con il pavimento, la foto delle scarpe dall’alto è leggermente mossa. Sono errori di gioventù, che mi porto dietro da 20 anni. Ma si può migliorare, magari lasciando perdere la fretta che è sempre cattiva consigliera.








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POSTED ON 9 Ago 2024 IN
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Ci sono luoghi che hanno quella che viene definita aura, cioè una particolare atmosfera, suggestiva ed evocativa, contraria solitamente alla realtà. Quasi sempre non si capisce il perché, non si capisce come si percepisca questo alone magico. In questa casa abbandonata invece si comprende perfettamente quale sia il motivo di questa sfera emotiva, forte ma al tempo stesso delicata. È un tuffo al cuore, si gira lo sguardo e si rimane come increduli dalla bellezza di questa piccola stanza, un piccolo gioiello, un rifugio.
Due poltrone, un divano, le tende a fiori, un tavolino, la finestra e la sua luce sul pavimento, una pulizia e un ordine fuori posto. E poi un rifrattore a lunga portata, cioè un telescopio costituito da due gruppi ottici, l’obiettivo e l’oculare, che sfrutta il principio della rifrazione della luce. Purtroppo in pessime condizioni, senza cercatore e fochegiattore, ma che permette di comprendere la passione dell’astronomia di chi viveva in questo piccolo e incantevole rifugio.
E poi una stanza circolare, meravigliosa, con due poltrone, un baule, il caminetto: il tetto distrutto, ma che grazie alla luce di mezzogiorno creava un gioco di riflessi quasi a realizzare una costellazione, un insieme delicato di stelle. Casuale certamente, ma che aggiungeva sensazioni ancora più intense a quell’aura che continuavo a percepire. Quando si esce da una location urbex si torna a respirare, una sensazione che avevo già descritto, ma qui è al contrario: sarei rimasto volentieri per continuare ad assaporare quell’atmosfera magica e al tempo stesso delicata.
Domani è la notte di San Lorenzo, alzate gli occhi al cielo, non serve un telescopio. È la notte delle stelle cadenti: chiudete gli occhi ed esprimete un desiderio. Anche più di uno.
E tu, Cielo, dall’alto dei mondi
sereni, infinito, immortale,
oh! d’un pianto di stelle lo inondi
quest’atomo opaco del Male!
– Giovanni Pascoli





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POSTED ON 7 Ago 2024 IN
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È un sabato mattina, per me quasi un inedito. Le indicazioni sono precise, si entra da un passaggio nelle siepe. Facile, in pochi secondi siamo dentro. È la prima esplorazione della giornata, fuori il sole è arrivato da poco e la temperatura è ancora agevole. Viene definita Villa Warren e sinceramente non conosco il motivo. Dopo riuscirò a scoprire che i coniugi Ed e Lorraine Warren sono stati due demonologi, ricercatori del paranormale e scrittori statunitensi; e come sempre la mia reazione è un gesto del capo e gli occhi al cielo in segno di disapprovazione. E’ probabile che in questa villa qualche oggetto avrà ricordato la serie di film The Conjuring che parla delle vicende della coppia, magari proprio la famosa bambola che ritorna diverse volte nella storie dei Warren, posseduta dallo spirito di una ragazza di nome Annabelle Higgins. Io non sono riuscito a trovare nulla che potesse avere qualche riferimento reale e tangibile. Sicuramente nulla di paranormale.
Villa Warren è decisamente devastata, le tegole del tetto sono sparpagliate nel giardino, il camino ha sparso fuligine in ogni dove e lo sporco è molto presente in tutte le stanze, fastidioso anche. Ci sono solo due ambienti veramente interessanti: lo studio e la sala da pranzo. Anche se il bagno, proprio a metà della scala mi ha particolarmente incuriosito: cioè, per andare in bagno è necessario comunque fare le scale, scelta davvero bizzarra.
Durante tutta l’esplorazione, nel nostro silenzio più assoluto (ho sempre l’atteggiamento di un agente segreto in missione), la voce di un vicino è stata l’accompagnamento musicale costante e ininterrotto. Raccontava delle sue vicende e della sua vita a qualcuno (un altro vicino credo) e avrà pronunciato lo stesso quantitativo di parole che io utilizzo in un mese, forse anche qualcosa di più. Mentre mi allontanavo, con sollievo, sentivo le mie orecchie sanguinare.





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POSTED ON 31 Lug 2024 IN
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Villa Maestosa era uno dei miei obbiettivi da diverso tempo perché rappresenta un edificio storico di importanza che oserei dire monumentale. Non è un vero abbandono perché è in vendita da tanto tempo (cifra relativamente bassa) e meriterebbe di tornare all’antico splendore: purtroppo non sarà un’impresa semplice. La fortuna è stata quella di riuscire ad entrare dal viale alberato perché l’impatto esterno, la prima vista, è clamorosa, sorprendente, e lascia senza fiato. È bellissima. L’interno è davvero maestoso e il piano nobile è ancora perfettamente conservato.
La villa risalente al tardo 1500 riveste particolare interesse storico artistico, risultando vincolata dalla Soprintendenza alle Belle Arti, sia la struttura della villa, sia il giardino circostante, il viale di accesso e le adiacenze, costituendo di fatto uno degli esempi storici più significativi dell’architettura delle ville di campagna del XVII secolo. La proprietà risulta circondata da un parco di circa 2 ettari, e l’accesso avviene attraverso un maestoso viale alberato di cipressi, che conduce al parco pertinenziale e circostante l’edificio. L’edificio a pianta rettangolare si articola su tre livelli, per un totale di circa 750 mq, collegati internamente da scale. Il piano terra consta di nove vani, oltre due servizi igienici e ripostiglio; il piano primo di un salone, quattro vani e tre servizi igienici; il piano secondo, disposto su due livelli sfalsati (la parte centrale soprastante il salone è più alta), è costituito da otto vani oltre ripostigli, un servizio igienico e porticato chiuso da tre lati. La villa si caratterizza per la scelta di soluzioni e forme nuove rispetto ai tradizionali e ripetuti schemi di origine Cinquecentesca, come si avverte nella definizione dei prospetti e nella presenza della loggia che conclude la facciata principale, Questa parte dell’edificio, che viene a volte anche definito belvedere è concluso da colonne intermedie, seguendo una soluzione architettonica relativamente diffusa nel secolo XVII e che continuerà anche nel secolo successivo.
Nell’ultimo periodo, prima che fosse messa in vendita, qualcosa si deve essere mosso. Il primo piano ha ospitato gli uffici di un’azienda: l’impianto elettrico è stato rimodernato con l’inserimento di cavi e prese esterne, si notano lampade moderne e anche i sensori di un antifurto. Ci sono documenti e cartelli recenti. Non sono riuscito a comprendere il periodo, ma dalla tipologia dei materiali credo si possa parlare di questo secolo (un po’ vago). Quando siamo usciti, mentre percorrevo a ritroso il viale che porta alla villa, mi sono voltato per dare un’ultima rapida occhiata. Pochi secondi e quell’immagine rimarrà impressa per sempre nella mia memoria.







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