POSTED ON 12 Ott 2024 IN
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Forse sono stato un po’ tragico nel titolo, ma in effetti il crollo è imminente e se la magia non è finita manca davvero poco alla fine definitiva; escludendo miracoli che credo ormai improbabili, se non impossibili. Poi, certo, mai dire mai. La situazione era talmente pericolosa che abbiamo preferito evitare di salire al secondo piano, ci siamo spinti fino in cima alla scala, ma il pavimento era così traballante che è sembrato quasi ovvio rinunciare alla foto dalla balaustra superiore; e mi dispiace davvero tantissimo, avessi visto in anticipo le foto dall’alto probabilmente avrei accettato il rischio: d’altronde il pericolo è il mestiere dell’urbexer (forse).
Ho iniziato con le foto della poltrona sulle macerie (che fa sempre molto urbex), ma il pezzo forte di questa villa (che ho sentito chiamare anche della scala gialla) è sicuramente la scalinata (che appunto ha le pareti colorate di giallo). Alzando gli occhi al cielo si percepisce la meraviglia e si comprende perfettamente il pericolo: la crepa nel soffitto ormai è enorme e non fa presagire nulla di buono. Tutta la struttura è lesionata, le pareti sembrano poter crollare al primo soffio di vento, nel salone principale è possibile osservare il cielo con le sue nuvole scenografiche (è una bellissima giornata di fine primavera): magari comodamente seduti sulla poltrona.
Quello che è incredibile è che dall’esterno questa villa sembra povera e triste, in cima a una collina, isolata, non avrei mai pensato che potesse celare tanta bellezza. Si entra da un buco nel muro e subito si riesce a comprendere perché nel titolo parlo di magia. Ogni stanza riserva una sorpresa, la scalinata è clamorosa e quella montagna di macerie (con poltrona scenografica) regala un tocco di classicismo tipico nel mondo dell’esplorazione urbana.
I grilli cantano leggiadri nei campi intorno, l’aria è leggera, attraversiamo il prato tra soffioni giganti che sembrano usciti da una favola e ritorniamo sui nostri passi pensando di essere quasi usciti da un mondo magico, colorato e irreale. – Lorena Durante











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POSTED ON 3 Ott 2024 IN
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Ci sono esplorazioni urbex più semplici e lineari, diverse dal solito, ma che regalano ragionevoli emozioni e fotografie intriganti; anche nella loro banalità. Questa serra si trova a due passi dalla strada, per arrivarci basta semplicemente uscire dalla comfort zone della passeggiata e salire verso l’alto. Non è complicato, c’è addirittura un piccolo sentiero: chi l’avrebbe mai detto!
Ho rubato un giardino. Non è mio. Non è di nessuno. Nessuno lo vuole, nessuno lo cura, nessuno ci va mai. Lo lasciano morire, forse è già morto, non lo so.
È chiaro che bisogna sapere, è necessario conoscere, perché immaginare che nascosta dalla fitta vegetazione possa esserci una bellissima serra immersa nella natura è davvero difficile, quasi impossibile. Ma quando si arriva al dunque non si percepisce quel senso di avventura e di pericolo tipico dell’urbex: perché siamo sulla strada, abbiamo deviato leggermente e, senza volerlo, ci siamo ritrovati nel giardino segreto. È una storia di pochi minuti, veloce come il vento, ma questa volta la fretta non ci segue, non è con noi. E quando si torna sulla strada, percorrendo quel sentiero nascosto a ritroso, la gente ti guarda e sembra aver compreso il punto di partenza: ma in realtà è ignara di tutto il mondo che ci circonda. Perché non sanno del giardino segreto, e noi invece si.







POSTED ON 28 Set 2024 IN
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La Villa del Geografo è uno scrigno storico al quale purtroppo è data pochissima importanza nel mondo urbex. È una location molto conosciuta e quasi sempre viene considerata di secondo piano. Per me era diventata una sorta fissazione, quasi un obbligo, per via di un disegno del quale mi ero follemente innamorato: mi riferisco all’immagine del Pensatore di Auguste Rodin che avevo avuto modo di ammirare in tante foto di altri urbexer. In realtà in questa villa si possono osservare diversi bellissimi disegni sulle pareti, fra cui uno splendido Uomo Vitruviano di Leonardo da Vinci: l’ultimo proprietario doveva essere un amante dell’arte e dell’estetica, tutta la villa, a partire dall’atrio con i due pianoforti, la poltrona e la mappa geografica del globo, regala un’idea moderna di classe, passione e amore per le cose belle.
Questa villa fu riposo estivo di Paolo Dal Pozzo Toscanelli astronomo e geografo sommo che additò a Vasco di Gama e a Colombo le vie della gloria. IX Giugno MCMX
Ma perché del Geografo? Perché in questa Villa (che nel corso degli anni ha subito numerose opere di rifacimento) abitò un celebre geografo e astronomo del 1400: Paolo dal Pozzo Toscanelli. Fu un grande precursore: le sue osservazioni di comete sono le prime di cui abbiamo notizia e sulla base della Geografia di Tolomeo disegnò un planisfero, purtroppo perduto, che mostrava come si potessero raggiungere le Indie attraverso l’Oceano Atlantico. Per celebrare la sua grandezza gli sono stati dedicati l’asteroide 8209 Toscanelli, un cratere sulla Luna di 7 km di diametro e, sempre sulla Luna, una catena di montagne di 70 km di lunghezza: la Rupes Toscanelli. Mi piace pensare che la bellissima mappa disegnata sulla parete di ingresso sia dedicata alla sua opera: è un vero peccato che questa Villa così importante sia in stato di abbandono e decadenza.











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POSTED ON 19 Set 2024 IN
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La Villa del Cavaliere è un incubo che si realizza. Era un mio obbiettivo da tanto tempo, avevo già tentato senza risultati, ma finalmente, in un caldo e torrido ferragosto, sono riuscito a sfatare il mito di San Giorgio. Si, perché questa incredibile villa prende anche il nome dalla scultura nel salone principale che sembra rappresentare la leggenda del martire, il bene che sconfigge il male, di San Giorgio che uccide il drago. E l’accostamento è sin troppo facile, naturale, fisiologico.
La leggenda narra che Giorgio fosse un nobile cavaliere errante, originario della Cappadocia (nell’attuale Turchia), di fede cristiana. Apostolo su un bianco cavallo, giunse un giorno nel regno di Silene, in Cirenaica, che era funestato dalla presenza di un terribile drago, la cui forza distruttrice poteva essere contenuta solo da sacrifici umani. Fu proprio il “soldato di Cristo” a salvare dalle fauci del mostro la figlia del re, e come ricompensa non volle né onori né denari, ma che tutto il popolo si convertisse ricevendo il battesimo.
La Villa del Cavaliere è molto particolare: ci sono evidenti segni di lavori in corso, come se da qualche anno si cercasse un restauro. Purtroppo la situazione è ferma da tempo e le storie che si tramandano fra appassionati di urbex sono sempre intriganti, misteriose e aggiungono dettagli di volta in volta: qualche anno fa si parlò di visite a pagamento, un gruppo di fotografi tedeschi era riuscito a contattare la proprietaria per entrare legalmente. Poi si iniziò a raccontare di visite guidate, telecamere, controlli, denunce (quelle non mancano mai).
Da fuori la struttura è meravigliosa, ricorda un castello, una fiaba d’altri tempi. Ho deciso di non pubblicare foto per evitare un facile riconoscimento, ma la Villa è molto conosciuta: non c’è quasi nulla da rubare, ma la mano cretina dei vandali è sempre in agguato. Io finalmente sono riuscito, anche con qualche rischio, a sfatare il mito di San Giorgio: spero che il futuro riservi al cavaliere e al Drago qualche lieta sorpresa.











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POSTED ON 11 Set 2024 IN
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Lolo Ferrari, pseudonimo di Ève Geneviève Aline Vallois, è stata un’attrice, attrice pornografica, ballerina e cantante francese di origini italiane. Dopo aver lavorato come modella, all’inizio degli anni ’90 si sottopose a 22 operazioni chirurgiche per aumentare le dimensioni del seno (Lolo in francese è il vezzeggiativo di tette), portandolo a una grandezza di 180 cm: il Guinness dei primati la ricorda per questo come la donna dal décolleté più grande di tutti i tempi.
La leggenda vuole che l’ultima coppia di protesi, riempite di soluzione salina invece che di silicone per evitare il rischio di overdose in caso di rottura, sia stata realizzata da uno degli ingegneri che hanno progettato il Boeing 747. Pesavano 2,8 Kg l’una e costringevano Lolo a indossare un reggiseno taglia 36 coppa T, anche questo progettato apposta per lei.
Verso la fine del secolo scorso, grazie al suo enorme seno, divenne molto famosa e recitò in diverse produzione pornografiche. Provò anche la strada del cinema impegnato e incise due dischi che ebbero un discreto successo in Francia. Ma nel frattempo la depressione, che la perseguita sin da giovane, iniziò a prendere connotati troppo importanti. Il 5 marzo del 2000 viene trovata una mattina priva di vita nel suo letto, nella casa che divideva con il marito. Le cause del decesso furono attribuite a un’overdose di antidepressivi, ma i dubbi non furono mai realmente fugati.
Cosa abbia ucciso veramente Eva Valois, in arte Lolo Ferrari (e ci sarebbe l’imbarazzo della scelta) è uno dei misteri dello showbiz che mai si risolverà.
Sono passati 24 anni da quel giorno e la Villa di Lolo Ferrari è rimasta immobile, immutata nel tempo. Una delle esplorazioni più assurde che abbia mai fatto: il termine kitsch impregna le pareti, i mobili, qualsiasi angolo della casa. Tutto quanto è rosa, assurdo, eccessivo. Non fosse per i preservativi sul letto di una delle due stanze del piano di sopra (scaduti nel marzo 1998) potrebbe sembrare l’assurda casa di Barbie. Per qualche minuto mi è sembrato di essere fuori dal tempo, in un’epoca lustrini e pailettes colorata di rosa e senza senso alcuno.








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POSTED ON 3 Set 2024 IN
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Non di rado mi capita di paragonare, nella mia mente malata, alcune esplorazioni urbex al gioco “Indovina Chi?”. Non è colpa mia in realtà, è un modus operandi che nell’ambiente viene definito come collezionismo di figurine: ogni location celebre esplorata è un personaggio del gioco da tavolo che cade, che viene scoperto. E quando sono uscito da questa villa, il cui nome vero è Villa La Bastia, mi è sembrato veramente di eliminare una carta dal gioco, di aver abbattuto con il dito un personaggio, di aver scoperto finalmente una figurina che mi mancava da tempo e che non riuscivo a trovare. Anche perché il mazzo è enorme e i personaggi sono tantissimi.
Villa La Bastia è molto conosciuta, costruita nel 1512 su i resti di una torre di guardia del 1100 per volere della nobile famiglia di Puccio Pucci, acerrimi nemici dei Medici, venne a loro confiscata insieme a tutti gli altri possedimenti da
Cosimo I de’ Medici avendo i Pucci partecipato alla congiura contro di lui (detta appunto
Congiura dei Pucci) nel 1559. Cosimo trasmette in dote i possedimenti dei Pucci all’ordine dei Cavalieri di Santo Stefano di Pisa che amministreranno queste proprietà fino alla metà del Seicento. Intorno al 1650, per opera dei Conti Orladini, la Villa subirà enormi lavori di ampliamento e ristrutturazione e diventò una lussuosa abitazione ci campagna. Nel 1852 il conte Fabio Orlandini, sommerso dai debiti, vendette l’intero complesso ad un personaggio di spicco dell’economia empolese, Amedeo Del Vivo. Fu in questo periodo che la villa venne ammodernata e i suoi ambienti decorati finemente con affreschi e trompe l’oeil rendendo le stanze confortevoli e sobriamente lussuose. L’edificio negli anni è stato anche un asilo, gestito dalle suore, con centinaia di bambini. Nel 1997 è morta la sua ultima proprietaria e da allora Villa della Bastia è rimasta disabitata. Venne ceduta ad una società che manifestò l’intenzione di costruire un residence di lusso. Purtroppo l’interesse non si concretizzò e da oltre 20 anni
villa La Bastia giace addormentata ed impotente di fronte al suo declino mostrando ampiamente le ferite che l’abbandono le ha procurato.
Riuscire a varcare il portone di ingresso per esplorare Villa la Bastia, in rigoroso silenzio e con il massimo rispetto, è stato molto complicato dal punto di vista fisico. In estate la vegetazione tende ad essere espansiva e molto rigogliosa e per arrivare al sogno (forse sto esagerando) abbiamo dovuto scalare una montagna e superare la foresta amazzonica (tipo in Fitzcarraldo) (è ufficiale, ho esagerato). Rovi e zanzare non sono fedeli compagni degli urbexer, anzi, a fine estate ho una quantità di graffi come se fossi il maggiordomo degli Aristogatti. Quando sono entrato però ho compreso che la figurina conquistata era una di quelle importanti: pur essendo spoglia e in grave decadimento strutturale Villa la Bastia è una meravigliosa e anziana signora che rivela una magia e una storia senza uguali, e quando con il dito ho eliminato quel personaggio di “Indovina Chi?” il suono è stato più armonioso del solito. Poi dopo tutta questa meraviglia, e 472 foto, era necessario tornare a ritroso verso la macchina con lo zaino, il treppiede, nel primo caldissimo pomeriggio dell’estate. Quando siamo arrivati finalmente a destinazione, dopo essermi perso -io- un paio di volte in mezzo a quella sorta di Death Valley, abbiamo preso i nostri panini e la nostra acqua, ci siamo seduti sugli scalini di un piccolo portone, ci siamo guardati e siamo scoppiati a ridere: sudati, spettinati, sporchi di polvere e terra, stanchissimi, un ragno fra i capelli, vestiti come scappati di casa, io graffiato ovunque, Lorena invece no perché fa andare avanti me. Nonostante il caldo e la fatica però è stato bello, anche questo è il fascino dell’esplorazione urbana.
[…] alcuni pavimenti non invitano al passaggio anzi lo sconsigliano assolutamente ma nonostante tutto ciò il suo fascino è ancora irresistibile e lo spirito del viandante dell’abbandono ne può solo trarre profonde e struggenti emozioni.










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