La vista di Napoli da Posillipo è un grande classico, non tradisce mai. Avrò visto questa immagine centinaia di volte: Via Antonio Gramsci, il porto di Napoli e sullo sfondo il Vesuvio. Per riuscire ad arrivare sul Belvedere di Sant’Antonio, dove si può scattare la celebre foto con la skyline di Napoli, mi sono fatto portare in taxi sino a piazza Sannazaro e poi ho voluto percorrere a piedi le 13 discese. In realtà sono salite (molti ripide), si chiamano discese perché con i mezzi si può solo scendere.
Arrivato in cima, stanchissimo, ho preferito aspettare un orario più consono e ho ucciso il tempo prendendo un aperitivo al bar che si trova al culmine delle 13 discese (dopo una veloce visita al Santuario). Al momento opportuno, mi hanno consigliato di non fare troppo tardi, mi sono piazzato con il cavalletto sulla terrazza del belvedere e ho scattato l’immagine che cercavo (e bramavo). Fa parte di quelle immagini cartolina che nonostante tutto mi piace sempre cercare. È più forte di me.
Talvolta la fotografia può diventare anche un modo per imparare qualcosa, per conoscere, per approfondire. Durante il mio viaggio a Napoli di qualche mese fa ho fotografato -udite udite con lo smartphone– un murale molto particolare che ricopriva un intero palazzo. Sul momento non ho indagato, ma quando ho ricontrollato le immagini mi sono accorto di una firma: Leticia Mandragora. Sul momento il nome non mi ha detto nulla, ignoranza cosmica, e sono andato a cercare: ho scoperto un’artista straordinaria, autrice di diversi murales nella città partenopea, fra cui sicuramente il più celebre è quello di Diego D10S Armando Maradona (ma anche Sophia Loren per citarne un altro).