

Rosalyn è una commedia teatrale noir interpretata dalle bravissime Marina Massironi e Alessandra Faiella; ho fotografato solo 15 minuti e poi ho lasciato la sala per non disturbare le attrici (e per rispetto del pubblico), quindi non posso raccontarVi la trama. Ma posso spiegare quanto è difficile riuscire a trovare degli scatti interessanti in un periodo di tempo così limitato (e senza potersi muovere più di tanto). Fotografare il teatro è camminare sul filo del rasoio degli iso e della velocità di scatto. Nel silenzio, al rallentatore. E devo ammettere che ormai mi sono abituato talmente bene che anche in questo tipo di foto, che difficilmente possono uscire perfette, cerco di trovare nitidezza e messa a fuoco. E non riesco ad essere mai completamente soddisfatto, nonostante sia cosciente dei limiti imposti dalla situazione. Ho fotografato con il 70/200 (ero vicino, ma non vicinissimo) a tuttaapertura, ISO 800, cercando di tenere un tempo di scatto non inferiore a 1/160 sottoesponendo di 1 stop (il buio del teatro tende ad ingannare l’esposimetro della macchina fotografica)(soprattutto se impostato su valutativa). Alla fine qualcosa di buono è uscito.





Nel corso della presentazione del suo libro a Toronto in Canada, Esther, scrittrice americana, conosce Rosalyn, la donna delle pulizie della sala conferenze. Il libro che Esther presenta insegna a liberare la vera natura del sé, e Rosalyn ne è ammirata e sconvolta. Vuole leggerlo subito e si offre, il giorno dopo, di portare la scrittrice a vedere la città. Dopo la visita ritroviamo le due in un prato in periferia. Qui Rosalyn rivela a Esther la storia del suo amore clandestino per un uomo sposato bugiardo e perverso, che le fa continue violenze fisiche e psicologiche. La sera prima, quando lei è tornata in ritardo dal lavoro per aver seguito la conferenza della scrittrice, l’uomo infuriato l’ha picchiata e ferita. Esther sbotta: un uomo del genere è da ammazzare. Infatti – dice Rosalyn – è nel bagagliaio. Questo il folgorante avvio della nuova commedia noir di Edoardo Erba. Avvincente, ricco di colpi di scena, sostenuto da una scrittura incalzante, Rosalyn è il ritratto della solitudine e dell’isolamento delle persone nella società americana contemporanea. Uno spaccato su quel grumo di violenza compressa e segreta pronta a esplodere, per mandare in frantumi le nostre fragili vite. Rosalyn è un rebus che vive e che pulsa sul palcoscenico e che la platea è chiamata a risolvere. Una prova di intelligenza, per chi il rebus ha preso in carico di pensarlo e metterlo in scena, con la dovuta cura.

La sfilata dei carri di carnevale è sempre qualcosa che mi riporta alla mia infanzia quando, rigorosamente in treno, si andava al carnevale di Diano Marina. Ricordo dei carri allegorici enormi, ma probabilmente è solo la mia fantasia di bambino. Il Carlevè ‘d Mondvì mi trasporta indietro nel tempo e la tradizione monregalese del carnevale, che rinasce nel 1950 per merito della Famija Monregaleisa, continua rinnovando tutti gli anni la sua tradizione: il moro, la béla monregaleisa, la corte. Quest’anno è stato anche meglio del passato e mi sono divertito ad ammirare gli spettacoli dei vari gruppi che si sono succeduti sul passaggio di Corso Statuto: la fantasia non ha davvero limiti. Impressionante l’organizzazione e la qualità del gruppo di Racconigi, davvero una spanna sopra tutti gli altri. E poi a Mondovì ci sono le mongolfiere che hanno dato qualcosa in più (addirittura 9 in cielo), uno spettacolo nello spettacolo. Se proprio devo trovare un limite alla manifestazione dico che avrei evitato, soprattutto al secondo giro, un paio di esibizioni che si sono protratte oltre il limite consentivo dalla sopportazione umana: un flash mob di 6 minuti davvero interminabile (e di livello non eccelso) e una sbandierata molto bella ma davvero infinita nei tempi. Questo ha di fatto allontanato la gente dalla piazza e i gruppi mascherati che sono arrivati nel buio della sera hanno sfilato praticamente nel deserto e sotto le luci dei riflettori. Per la settimana prossima proverei a fare qualcosa di più veloce e un po’ meno noioso. Ah, giusto, devo parlare delle foto. D’altronde ero lì per quello, non certo per esprimere giudizi non richiesti di stampo giornalistico. Ne ho scelto 10, cercando di evitare il più possibile la foto a carattere didascalico. Volevo dare un’impronta più artistica (spero di esserci riuscito) e raccontare il carnevale da un punto di vista insolito. Non sono completamente soddisfatto, forse avrei dovuto osare di più, ma almeno 4 di queste foto le trovo interessanti. E credo sia un buon numero.










Ho ricevuto qualche critica (meritata) per la foto decisamente ovvia e scontata dedicata alla Superluna. Quindi ho deciso di riprovarci contestualizzando. Ho scattato alle sette del mattino da un tetto della zona industriale di Mondovì: prima alla collina di Piazza utilizzando un tempo di 1/8 di secondo (quindi con esposimetro decisamente a sinistra) per lasciare in evidenza solo le luci ed esaltare la coreografia natalizia della Torre dei Bressani; poi mi sono voltato dall’altra parte per fotografare la luna utilizzando un tempo di scatto molto più veloce. Ho sommato le due foto utilizzando lo sfondo nero come denominatore comune ed ecco un risultato decisamente accattivante. E possibile definirlo anche fotomontaggio, ma è abbastanza credibile no?


And we’ll never be royals
It don’t run in our blood
That kind of luxe just ain’t for us
We crave a different kind of buzz
Let me be your ruler, you can call me Queen Bee
And baby I’ll rule
Let me live that fantasy (Lorde)


Domenica scorsa ho partecipato (ma in realtà soprattutto organizzato) un workshop di fotografia con il bravissimo Paolo Viglione (lui in realtà è un fotografo di matrimoni, ma vede la luce come pochi). E con Isy in qualità di modella e musa fotografica, ma credo che questo ormai l’abbiate capito. Non era un workshop sul ritratto, c’era una modella bellissima, questo è vero, ma abbiamo parlato per quasi 6 ore esclusivamente di illuminazione: il tema della giornata era alla ricerca della luce perfetta. Ricerca che per molti è difficile, talvolta impossibile, ma che Paolo riesce a concretizzare con un semplice sguardo d’insieme. Ed è bellissimo scoprire che in un angolo dove nessuno avrebbe osato fotografare è possibile trovare la luce perfetta per scattare la migliore immagine della giornata; e forse ancora meglio è riuscire a riflettere e capire per quale motivo si tratta dell’angolo migliore. Io avevo già partecipato a qualcosa di molto simile, sempre con Paolo, ma repetita iuvant. Abbiamo scattato tenendo ben presente i colori primari e complementari, per realizzare immagini semplici ma d’impatto (stile McCurry per intenderci); io invece, che sono bastian contrario, ho preferito concentrare la mia attenzione solo sulla luce e ho pensato quasi esclusivamente in monocromatico. Ho scelto 4 foto (la prima è ambientata all’interno del bellissimo palazzo Fauzone di Montaldo), scattate in 4 angoli diversi, 4 scelte di luce: diffusa, tagliente, controluce, spot. E non si finisce mai di comprendere. La luce nel nostro caso.