

Nel 1472 venne stampato a Mondovì il primo libro del Piemonte creato con i caratteri mobili. Si trattava de “Il Confessionale” del domenicano Sant’Antonino, Vescovo di Firenze. Dopo oltre 500 anni, nel rinnovato complesso delle ex Orfane di Piazza, nasce Liber, il museo civico della Stampa. E posso dirlo con una certa sicurezza: è semplicemente meraviglioso; se verrà pubblicizzato e utilizzato con criterio, sarà un importante luogo di cultura e di rinascita per la città. L’ho visitato e fotografato, in esclusiva con MondovìPhoto, sabato pomeriggio e sono rimasto decisamente colpito dalla qualità dell’allestimento e dalle prospettive future che potrà garantire, soprattutto ai più giovani.
Sei sale espositive, due laboratori e una tipografia, in un percorso che guida idealmente il visitatore, dal piombo all’aria. Al piano terra, definito “LIBER – piombo”, un viaggio attraverso il lavoro tipografo, con i macchinari storici, i torchi, le linotype e i caratteri mobili in piombo: un insieme di suoni, video e pannelli multimediali, scandiscono la storia fino all’invenzione del computer. Il primo e il secondo piano, ancora da completare, saranno denominati rispettivamente “LIBER – carta” con la sala Arnaldo Belloni (fondatore dell’Editrice Tipografia Moderna di Nizza Monferrato) e il laboratorio di grafica di Francesco Franco, e “LIBER – aria”, che diventerà un’area polifunzionale organizzata in due maniche e dotata delle infrastrutture necessarie per accogliere mostre, spettacoli, concerti ed eventi culturali.
Il progetto dell’esposizione e del museo è stato redatto dagli architetti Paolo Barale e David Bodino, con la consulenza di Lorenzo Mamino, mentre la ditta che ha dato vita al progetto di allestimento è la Doconline di Potenza, che ha curato testi, filmati e immagini che guidano il visitatore nel mondo della stampa. Nel mio reportage ho cercato di evidenziare in modo didascalico le sale del museo e i dettagli della macchine esposte: ho preferito dare spazio alla descrizione del museo piuttosto di mettere in risalto la mia limitata vena artistica. Spero di essere riuscito nel mio intento.








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Il padiglione Michelotti è uno dei tristemente celebri contenitori vuoti di Mondovì Piazza. Era un’ala del vecchio ospedale, più moderna rispetto al complesso progettato da Francesco Gallo, e occupa una posizione frontale e leggermente sopraelevata rispetto al vecchio nosocomio. È vuoto da 13 anni ed è ancora di proprietà dell’ASL che teoricamente vorrebbe affittarlo. Ho qualche perplessità.
Nel 1934, con generoso contributo del Prof.
Amedeo Michelotti, famoso storico, fu aggiunto un padiglione, a lui dedicato, a monte della struttura del Gallo utilizzato per diversi anni per la cura dei malati affetti da tubercolosi e successivamente come padiglione per la medicina interna.
Non è molto attraente dal punto di vista fotografico/urbex, ma è interessante perché nella discussione in corso a Mondovì sull’utilizzo di queste struttura in stato di abbandono potrebbe occupare un ruolo importante. Infatti il Michelotti è ancora in ottimo stato e non dovrebbe essere complicato/costoso riuscire a rimetterlo in piedi. A quale destinazione? Ecco, questa è una domanda più difficile al quale sinceramente non so dare risposta. Anche perché non è il mio compito, io sono quello che scatta le foto. :-)








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Piazza Maggiore decide di cambiare e il salotto bello di Mondovì diventa a cuoricini per festeggiare San Valentino, la festa degli innamorati. Musica romantica in sottofondo e la più bella piazza monregalese si trasforma in una lode all’amore e al romanticismo. Chi l’avrebbe mai detto? Io probabilmente no, ma devo ammettere che l’effetto è di quelli importanti, che colpisce. E mi piace l’idea di concludere con una bella e romantica citazione dedicata a San Valentino. Vi aspetto il 14 febbraio. :-)
Ecco come posso definire in una sola frase il cosiddetto amore: è l’illusione di poter congiungere il fenomeno con la realtà.
– Yukio Mishima

Night is the other half of life, and the better half.
– Johann Wolfgang von Goethe