
L’ex Complesso Ospedaliero di Costarainera, formato dall’Istituto Elioterapico “G. Barellai” e dall’ex Ospedale Sanatoriale “Filippo Giacomo Novaro”, venne inaugurato nel 1934 come luogo di cura della tubercolosi e di patologie respiratorie. Questo complesso, localizzato quasi interamente nel Comune di Costarainera, era circondato ed impreziosito da un parco–giardino di oltre 25.000 mq e da un’azienda agricola strutturata per soddisfare il fabbisogno dei degenti. Da qualche anno giace in stato di completo abbandono. Ci si arriva dopo aver attraverso il meraviglioso parco e la scalinata che conduce al piazzale antistante al sanatorio è spettacolare.
Purtroppo di quello che era un complesso moderno e funzionale non rimane quasi più nulla. L’interno è quello classico di un ospedale: corridoi lunghissimi, stanze, vetrate, vetrate rotte, scalinate e ascensore centrale. Si trova ancora qualche residuo di quella che all’epoca era l’attività della struttura, ma la stragrande maggioranza delle stanze sono vuote. Quello che colpisce maggiormente sono le strane tapparelle nella parte dell’ospedale rivolto verso sud; probabilmente venivano utilizzate per proteggere dalla potenza dei raggi solari le camera maggiormente esposte. Oggi sono pericolanti e un po’ spettrali.



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L’ospedale Regina Montis Regalis di Mondovì è stato inaugurato il 4 aprile 2009 alla presenza di Mercedes Bresso, allora presidente della regione Piemonte. Ad oggi sono trascorsi 2582 giorni da quella data, e non sono pochi. Quel giorno si è fatto un passo avanti, una svolta importante per la città: il passaggio dall’antico al moderno, dal vecchio al nuovo. E il vecchio Ospedale di Santa Croce? Niente, dimenticato, lasciato morire: vuoto, bellissimo, inutilizzato. E’ un palazzo enorme: è stato progettato dal celebre architetto ed ingegnere monregalese Francesco Gallo (1738-61) e si trova a Piazza, una delle zona più belle di Mondovì. La provincia ne è entrata in possesso nel 2010 e, secondo gli accordi originari, nel vecchio nosocomio avrebbero dovuto essere trasferite una parte delle scuole della città. Almeno sulla carta. E invece? Niente di tutto questo, nulla, zero assoluto. Una delle tante storie italiane di degrado e abbandono. In pieno centro storico di Mondovì. Non è l’unica.




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