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Terzo Reich e Nazisti Sud
POSTED ON 25 Apr 2019 IN Reportage     TAGS: urbex, history

Torino Sud #01Torino Sud #02

Qualche tempo fa, durante una visita al castello del Drosso, mi sono imbattuto in questa bandiera del terzo Reich dipinta su una parete. E’ una discreta rarità nel nostro paese, un reperto storico lasciato dall’occupazione nazista a Torino durante il secondo conflitto mondiale. E’ una pagina storica importante e non troppo conosciuta: in questa stanza la truppe di Hitler avevano approntato il centro di comando delle operazioni nella capitale sabauda. Ho tenuto da parte queste immagini e mi sembra giusto proporle proprio oggi: nel giorno che festeggia l’anniversario della liberazione.

L’ultima pagina della storia del castello risale agli anni Quaranta del XX secolo quando, con l’occupazione nazista, è costretto ad accogliere il comando “Torino Sud” dell’esercito tedesco. La presenza militare ha lasciato diverse tracce sulle rovine del castello: disegni e graffiti, tramezzi e impianti idraulici ed elettrici.
Palazzo Ducale
POSTED ON 8 Apr 2019 IN City & Architecture, Landmark     TAGS: 50ne, history

Palazzo Ducale

Palazzo Nervi
POSTED ON 19 Giu 2018 IN Landmark     TAGS: urbex, geometric, history

Palazzo Nervi

Il palazzo Nervi (definito anche Palazzo del Lavoro) era da tempo un mio obbiettivo. Ero incuriosito dalla struttura progettata dall’ingegner Nervi, volevo assolutamente fotografare i pilastri a forma di albero. Ho fatto una perlustrazione e mi sono accorto di un’apertura nel cancello principale: non ho esitato, sono entrato dentro e ho scattato con il grandangolo e il treppiede. Mi sentivo decisamente a disagio, atmosfera al limite del surreale, e quindi sono uscito troppo in fretta. Un solo scatto, un colpo unico. Discreto e geometrico, proprio come lo cercavo.

Il Palazzo dell’Esposizione Internazionale del Lavoro, meglio noto come Palazzo del Lavoro o – dal nome del suo autore – Palazzo Nervi, è un edificio ubicato nel quartiere Nizza Millefonti (zona Italia ’61), alle porte sud della città di Torino. Fu progettato dall’ingegner Pier Luigi Nervi, con la collaborazione dell’architetto Gio Ponti e di Gino Covre, e completato nel 1961. All’epoca della sua inaugurazione, è stato un notevole esempio di struttura espositiva per dimensioni e innovazione tecnologica. Versa in stato di abbandono.

A partire dal 1959, Torino vide la realizzazione di una serie di edifici realizzati nel quartiere Nizza Millefonti, in occasione dell’evento Italia ’61, ovvero le celebrazioni per il Centenario dell’Unità d’Italia. Tra di essi, questo edificio si distinse per le caratteristiche dimensionali e progettuali all’avanguardia. In seguito fu, con lunghi intervalli, utilizzato per ospitare eventi fieristici, mostre, esposizioni internazionali e, fino alla metà degli anni ottanta, alcuni uffici del Centro Internazionale B.I.T. – Agenzia delle Nazioni Unite, successivamente spostati sempre lì vicino. Fino al 2008, ospitò anche una sezione distaccata della Facoltà di Economia e Commercio dell’Università di Torino, più una parte di sedi didattiche di un consorzio specializzazioni post-diploma. Dal 2009, fu occupato da sporadiche attività commerciali, tra cui anche una discoteca o per serate o feste musicali a tema, ma progressivamente, è stato nuovamente abbandonato per via degli ingenti costi di gestione. Lodato da numerose testate giornalistiche di architettura per le innovative tecnologie costruttive impiegate, il Palazzo del Lavoro è caratterizzato da un ampio padiglione quadrangolare di 22.500 m2 e 156 metri per lato, costituito da 16 elementi modulari con copertura a base quadrata. Ciascun modulo, di 40 metri per lato, è sorretto da un pilastro centrale di 25 metri rastremato in altezza, che termina con una caratteristica raggiera di travi in acciaio dal diametro di 38 metri. L’illuminazione naturale è garantita da lucernari ricavati dallo scostamento di ciascun modulo e dalle pareti perimetrali che presentano, anche se in stato di degrado, un complesso sistema di lamelle frangiluce la cui inclinazione varia a seconda dell’esposizione solare.

Il grande padiglione interno era originariamente provvisto di caffetterie in ciascuno dei quattro angoli e soluzioni versatili per ospitare ulteriori eventi futuri. Il piano interrato ospita una grande sala conferenze, due sale cinematografiche, una piccola struttura ricettiva e locali di servizio.

Giorno della memoria
POSTED ON 27 Gen 2018 IN Details     TAGS: history, rain, 50ne

Giorno della Memoria

« Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì o per un no. »
Noi ragazzi del Muro di Berlino
POSTED ON 9 Nov 2017 IN Landmark, Portrait     TAGS: travel, history

Il muro/SilviaIl muro/Trabant

Oggi cade l’anniversario della caduta del Muro di Berlino. Io mi ricordo molto bene quel giorno, e per quello che avevo studiato a scuola era la prima data di una certa importanza che affrontavo live (dopo il mondiale spagnolo ovviamente). Qualcosa di veramente importante che non avrei trovato sui libri di storia, ma che potevo ascoltare direttamente dalla televisione e dalla viva voce dei cronisti dell’epoca. Mi fece un effetto stranissimo, e sono passati 28 anni. Un’eternità. Mi capita sempre più spesso di incontrare persone, giovani, che sono nati dopo la caduta del muro e che pensano alla divisione tedesca nel dopoguerra come un’assurdità, come qualcosa di assolutamente illogico e impensabile. Ed è così, è normale pensarlo, eppure quel muro è rimasto in piedi quasi 30 anni; il ricordo mi provoca un senso di disagio difficilmente descrivibile: come può l’uomo aver creato una mostruosità del genere? La consolazione è che forse stiamo migliorando, lentamente, molto lentamente, ma migliorando. Ho scattato queste due immagini, poco più che due foto ricordo, durante una vacanza a Berlino nel 2003. All’epoca ero all’inizio dell’avvento digitale e scattavo con la bellissima (era davvero bella, quasi affascinante) Canon Digital Ixus 400. La modella è Silvia, mia compagna di viaggio in quell’avventura assurda (etnica e di birra) che ricorderò sempre con molto piacere.

Il 10 settembre del 1989 l’Ungheria aprì ufficialmente i suoi confini all’Austria.
Poi quella sera del 9 novembre un portavoce del governo della Ddr diede la notizia della riforma sui viaggi all’estero.
A Berlino est quella notizia fu interpretata come la fine del maledetto muro.
Migliaia di persone si accalcarono così nella porta di Brandeburgo quando improvvisamente, nella incredibile confusione, venne dato ai soldati dell’est l’ordine di ritirarsi dai posti di blocco. I due popoli, i fratelli tedeschi, dell’est e dell’ovest, si poterono così riabbracciare, tra le lacrime, dopo 29 anni.
Nuraghe Santu Millanu
POSTED ON 23 Ott 2016 IN Landmark     TAGS: history, clouds, sky, fish-eye

Santu Millanu #01

Il Nuraghe Santu Millanu si trova al confine tra la Marmilla e il Sarcidano, ovviamente in Sardegna: si staglia sopra un leggero rialzo ed è ben visibile dalla strada. Ci sono arrivato quasi casualmente (serendipity) mentre cercavo la giara di Gesturi. Nonostante l’orario poco adatto alla fotografia ho voluto dedicare al Santu Millanu 15 minuti del mio tempo, ampiamente meritati. Ho girato intorno alla costruzione, sono entrato dentro, ho fotografo i dettagli e qualche panoramica. Ma la foto migliore è senza ombra di dubbio quella scattata con il fish-eye; come dicono in tanti (quasi tutti) alla lunga è un tipo di obbiettivo che può risultare stucchevole, anche fastidioso, ma in certe condizioni si riescono ad ottenere risultati davvero interessanti.

Santu Millanu #03Santu Millanu #02

L’edificio è costituito da una torre centrale e da un bastione quadrilobato appena individuabile sul terreno. Il mastio, realizzato con blocchi di calcare di grandi dimensioni, sbozzati e disposti a filari regolari, svetta – sul piano di crollo – per circa m 6. L’ingresso, alquanto interrato, presenta all’interno – poco sopra l’architrave – una celletta che dà sul corridoio e che si apre sulla fronte del nuraghe. La camera centrale, quasi circolare, marginata da tre nicchie disposte a croce, presenta sulle pareti – ad un’altezza di poco superiore a quella dell’architrave d’ingresso – sei fori (m 0,40 di lato) funzionali al fissaggio delle travi di sostegno di un soppalco ligneo. Sulla parete d’ingresso, in corrispondenza della nicchia, si apre l’ingresso della scala di camera che porta ad un piccolo vano sussidiario e che, probabilmente, in origine proseguiva verso la camera del piano superiore. Il vano sussidiario, circolare, comunica con la camera attraverso un finestrino. Impossibile, allo stato attuale, un’esatta lettura della stesura planimetrica del bastione. Attorno sono presenti tracce di villaggio di età nuragica con sovrapposizione di epoca romana.