
Il mausoleo di Ciano si trova a Livorno, sulle colline alle spalle della città, in località Monteburrone. Avrebbe dovuto essere la tomba del gerarca fascista Costanzo Ciano, nato appunto a Livorno e morto nel 1939. La costruzione fu affidata allo scultore Arturo Dazzi per la parte statuaria, che a sua volta chiamò Gaetano Rapisardi per la parte architettonica. I lavori iniziarono velocemente, ma furono bloccati dalla caduta del regime fascista alla fine della seconda guerra mondiale.
Secondo il progetto, il monumento avrebbe dovuto essere costituito da un grande basamento sormontato da una statua, alta 12 metri, che lo rappresentava alla guida del suo “mas” (“motoscafo armato silurante”). Inoltre era prevista la costruzione di un colossale faro, a forma di fascio littorio, alto più di 50 metri.
Attualmente il mausoleo di Ciano giace abbandonato, da oltre 70 anni. Praticamente un enorme monumento, si tratta di un massiccio torrione alto circa 17 metri, dedicato alla caduta del regime fascista. La vista dal tetto (che attualmente è senza protezioni e di facile accesso attraverso una scala esterna) è incredibile, domina tutta Livorno e si estende sino alle isole dell’arcipelago toscano (Capraia, Gorgona, Elba); nelle giornate limpide si può anche ammirare il profilo della Corsica. Recentemente il fumettista Daniele Caluri aveva proposto (a sue spese) di trasformarlo in qualcosa di simile al deposito di Paperon de’ Paperoni e sarebbe stato semplicemente fantastico. Purtroppo l’idea non è andata in porto, davvero un grande peccato: non oso immaginare le orde di turisti in visita (e la strada non è delle più agevoli) ad una delle più curiose attrazioni del mondo.
La statua di Ciano, incompleta, non fu mai posta in opera, ma giace ancora sull’isola Santo Stefano nell’arcipelago di La Maddalena, in Sardegna, presso la cava nella quale era in lavorazione al momento della sospensione del cantiere (in particolare restano la grande testa e parti del corpo). Altre tre statue minori, che avrebbero dovuto ornare l’opera, si trovano invece a Forte dei Marmi: due marinai sul lungomare ed un balilla in un piccolo parco all’incrocio fra via Piave e via Mascagni.









Questa mattina il mio sindaco mi ha ricordato la giornata della Liberazione con un bellissimo pensiero dedicato a Mario Rosso. Mario Rosso è stato un partigiano trucidato dai nazifascisti il 17 Dicembre 1944: la sua tomba è nel cimitero di Beinette e oggi pomeriggio ho deciso di andare a salutarlo per fargli capire che nonostante siano passati 78 anni non ci siamo dimenticati di lui e di quanti hanno lottato per la nostra libertà sacrificando la propria vita.
“Oggi Cuneo é la vergogna d’Italia”. Così scriveva il 10 marzo del ’44 il giornale fascista “Il Piemonte Repubblicano” per denunciare l’insuccesso del bando per la chiamata alle armi nell’esercito della Repubblica Sociale Italiana. I giovani avevano disertato, non per codardia, ma per unirsi ai gruppi di patrioti che sulle nostre montagne combattevano sognando un’Italia libera e democratica.
Siamo stati la vergogna d’Italia…e ne siamo orgogliosi! Buona Festa della Liberazione a tutti voi!
– Lorenzo Busciglio (Sindaco di Beinette)

Il giardino Ermetico/Esoterico del Senatore Giovan Battista Borrelli è un luogo incantevole, fuori dal mondo. Si trova sulla collina di Mirabello a Boves, poco lontano da Cuneo, non è conosciuto, anzi, si trova fuori dalle rotte turistiche di massa. Eppure è davvero particolare, intriso di storia, di leggenda e di fantasia. Su questa collina si respira, si sente, un’aurea magica. Ci si arriva per una piccola strada sterrata, l’ingresso è un cancello in ferro battuto protetto da due cani guardiani di pietra (decapitati), al suo interno è possibile trovare una torre merlata, un casotto/belvedere, un obelisco, un castelletto gotico-moresco e un meraviglioso tempietto rotondo con la statua della dea Ragione. Il tempo, e qualche atto vandalico, stanno mettendo a dura prova la resistenza dell’opera del Senatore Borrelli ed è un peccato, perché la storia di questo giardino meriterebbe maggiore attenzione. Se capitate per caso dalle parti di via Rana a Boves non esitate a fare questa breve e facile escursione: il gioco vale decisamente la candela.











Voglio immediatamente chiarire che questa non è quel che posso definire una foto straordinaria, è una foto da cestino. Ma oggi è il 5 maggio 2021 e ricorre il duecentesimo anniversario della morte del grande Napoleone Bonaparte. Uno dei personaggi più conosciuti dell’intera storia dell’umanità. E concluderò questo post con la celebre poesia di Alessandro Manzoni del quale ricordo ancora a memoria le prime strofe. Mi sembra quasi doveroso dedicare qualche riga al ricordo del celebre condottiero francese e soprattutto a questo famoso dipinto. Siamo all’Österreichische Galerie Belvedere di Vienna e quando ho ammirato quest’opera di Jacques-Louis David (presumibilmente dipinta tra il 1800 e 1803) non ho dato troppo peso al valore sociale del quadro. Esistono cinque versioni di questo dipinto, la prima prima venne commissionata da Carlo IV, re di Spagna, come mezzo per ottenere la pace con la Repubblica Francese. Le tre versioni successive furono commissionate da Napoleone stesso con fini propagandistici e sono i primi tre ritratti ufficiali di quello che all’epoca era ancora il primo console della Repubblica Francese. L’ultima versione invece non fu richiesta da nessuno e rimase di proprietà dell’autore sino alla sua morte. Dal vivo è semplicemente spettacolare, enorme (264 x 232 cm).
Archetipo del ritratto di propaganda, l’opera è stata riprodotta numerose volte tramite incisioni, dipinta su vasi, sotto forma di puzzle o di francobollo, testimonianza dell’importante fortuna di cui godette presso i posteri.
Io non ho un giudizio storico su Napoleone, sarebbe impossibile, ma sicuramente è stato un grande condottiero, un grande politico, un uomo di guerra, un generale. Napoleone è stato odiato e amato, celebrato come un eroe e detestato come un criminale. Ma se ancora oggi, a 200 anni di distanza, ricordiamo la data della sua morte un motivo dovrà pur esserci.
Ei fu siccome immobile,
Dato il mortal sospiro,
Stette la spoglia immemore
Orba di tanto spiro,
Così percossa, attonita
La terra al nunzio sta,
Muta pensando all’ultima
Ora dell’uom fatale;
Nè sa quando una simile
Orma di piè mortale
La sua cruenta polvere
A calpestar verrà. […]
– Alessandro Manzoni