
Uno sparo di luce, una ventata di aria bianca, una sorpresa inaspettata. Le ‘Ntuppatedde mi sono arrivate incontro senza essere attese e mi hanno colto alla sprovvista: non sapevo della loro per(e)sistenza, ma per un colpo molto fortunato le ho viste arrivare -in esclusiva- nel silenzio e nel vuoto. Poi hanno iniziato a correre senza motivo, hanno varcato il confine del mercato del pesce e sono tornate dopo qualche minuto per ballare allegre e senza senso apparente nella confusione generale di piazza del Duomo.
Il diritto di ntuppatedda era, fino alla fine dell’Ottocento, la possibilità per le donne di qualsiasi condizione sociale, di andare liberamente in giro per la città, ammiccando e pretendendo doni e omaggi dagli uomini, durante i festeggiamenti agatini. In un tempo in cui la donna era totalmente assoggettata all’uomo, padre o marito che fosse, le ‘ntuppatedde andavano in giro comunque celate da un manto nero che lasciava scoperto un occhio soltanto.
La rinascita delle Ntuppatedde avviene nel 2013 quando la storica tradizione è stata ripresa, anche se in termini molto diversi e decisamente più moderni, dall’artista e performer Elena Rosa e le donne vestite di bianco, e con il viso coperto, sono tornate in città, danzando per le vie del centro di Catania con un fiore rosso in mano, simboleggiante la loro rinascita e la loro libertà.
Il termine ‘Ntuppatedde deriva dal siciliano tuppa che indica la membrana che chiude il guscio delle chiocciole, evocando l’idea di qualcosa che si nasconde, di celato e protetto alla vista di tutti.






















Non è ancora il momento di abdicare e parlo sempre di mongolfiere, anche se non era mia intenzione. Domenica mattina, causa vento e cielo pessimo, si sono alzati in volo libero (quindi senza competizione) pochissimi palloni. Io sono andato in Garzegna, una zona un po’ esterna a Mondovì, per fotografare con il tele la torre del Belvedere (e magari una mongolfiera). Non sono riuscito, normale amministrazione, ma ho comunque scattato a 500mm con la R7 (quindi equivalente 800mm) questa foto della The Power of Fire di Paolo Bonanno che sorvola le montagne innevate. Apparentemente, effetto del tele. È la foto con la più lunga focale che io abbia mai scattato, comunque pubblicato. Sono rimasto sorpreso dalle qualità di quest’ottica che grazie allo stabilizzatore interno (5 stop), unito all’IBIS della R7, permette scatti a mano libera altrimenti impossibili: anche con zoom al 100% la nitidezza della mongolfiera (non saprei definire la distanza comunque era molto lontana) è impressionante. Può sembrare, ma non è una desaturazione selettiva.

Ieri sera è andato il scena lo spettacolo del Night Glow e come tutti gli anni il pubblico è arrivato numeroso nonostante il buio e il freddo. È cambiato però il genere, dopo due anni a ritmo di Rock (School of Rock e Stranger Things) è salito in console Aladyn direttamente da Radio DJ e, giocoforza, sono cambiati musica e ritmi. Questa scelta ha reso difficile il lavoro del povero fotografo che si è ritrovato a combattere anche con il ritmo sincopato (scusate se non è il termine corretto) della musica dance moderna oltre che con il buio, le alti luci, il movimento delle mongolfiere, la posizione, i tempi tecnici. Il tutto significa no treppiede, no flash, ma solo comprensione della luce e combinazione iso/diaframma/tempo decisamente variabile e complicata. Ho scelto di fotografare in manuale (come sempre nei casi impossibili per l’esposimetro), impostando il tempo minimo (1/100) per evitare il mosso, diaframma a tutta apertura (fuoco a infinito con il grandangolo a f/2,8) e ISO al minimo indispensabile (800-1600). Ho preferito sottoesporre decisamente perché sapevo che altrimenti le luci delle fiamme mi avrebbero bruciato l’esposizione, un po’ come la luna che nel buio illumina più di quanto ci si possa aspettare. Nella foto di DJ Aladyn invece ho cambiato ottica (40mm), ho impostato a f/1.8 per sfuocare lo sfondo e scelto un’esposizione a metà, ma ho comunque sottoesposto facendo in modo che le mongolfiere rimanessero poco sovraesposte e il soggetto in primo piano fra l’ombra e la luce: poi in post ho leggermente alzato le ombre senza cadere nel rumore e lavorato sui colori in primo piano. Oggi sono particolarmente noioso, me ne rendo conto, ma l’anno prossimo (oppure in occasioni simili) questo post mi servirà come utile promemoria. :-)












In questa foto l’amico fotografo Valerio Giraudo vola (nell’immagine in realtà è prossimo al rientro a terra) con il Maradona delle Mongolfiere al secolo Paolo Bonanno. E tutte le volte che sento pronunciare questo paragone dalla speaker della manifestazione immagino Paolo fare gli scongiuri in modo poco ortodosso: ma non era meglio il Messi delle Mongolfiere?