

Ieri pomeriggio ho fatto un giro alla ormai celeberrima fiera nazionale del Marrone di Cuneo. Siamo alla ventesima edizione e direi che ormai si tratta di un evento che ha raggiunto un livello altissimo: il sole e la giornata quasi estiva hanno permesso numeri, credo, da record, parcheggiare è stata un’impresa e fra le bancarelle sembrava di essere al carnevale di Venezia (per la folla, non per le maschere). Non ho dati riguardanti il numero degli espositori, ma ho visto veramente qualsiasi prodotto tipico fra artigianato, agricoltura e cucina. Castagne (mundai come vengono definiti nel cuneese), miele, nocciole, cioccolato, formaggi, salumi e tantissimi altri prodotti (non voglio dimenticare Porro di Cervere e Aglio di Caraglio) da tutte le zone della Granda e oltre. Ho assaggiato (e comprato) anche il nuovo Nergi, una specie di kiwi con la forma e la consistenza dell’uva. Buonissimo. Non ho fotografo molto, anzi, quasi nulla. Ho tirato fuori la macchinafoto solo per immortalare una bravissima coppia di cantanti lirici: non mi era mai capitato di assistere a questo tipo di esibizione canora per strada e mi ha incuriosito molto. E tanta gente si è fermata ad ascoltare la bravissima (credo) coppia di cantanti. Ho scattato un po’ da lontano con il 135 F/2 (ovviamente a tuttaapertura) cercando di inserire il pubblico come parte integrante della foto. Nel mio percorso fotografico sono passato dall’eliminare in tutti i modi gli elementi di disturbo, all’inserirli di proposito nella foto. Come cambiano le idee quando si studia, si ascolta, si impara.
Ho scoperto, dopo una breve ricerca, anche il nome dei protagonisti di queste immagini: sono Giulia Giraudo (soprano) e William Allione (baritono). Vi suggerisco un giro sulle loro pagine Youtube e Facebook per apprezzare, in video, la loro voce: Il Sussurro dell’opera.
![Oktoberfest [fireworks] #01](https://www.samuelesilva.net/blog/wp-content/uploads/2018/10/oktoberfest-fireworks_01-1024x683.jpg)
![Oktoberfest [fireworks] #02](https://www.samuelesilva.net/blog/wp-content/uploads/2018/10/oktoberfest-fireworks_02-1024x683.jpg)
![Oktoberfest [fireworks] #03](https://www.samuelesilva.net/blog/wp-content/uploads/2018/10/oktoberfest-fireworks_03-1024x683.jpg)
![Oktoberfest [fireworks] #04](https://www.samuelesilva.net/blog/wp-content/uploads/2018/10/oktoberfest-fireworks_04-1024x683.jpg)
Fotografare i fuochi d’artificio non è un’impresa straordinaria. Anzi, è relativamente semplice. Il problema è il contesto, perché fotografare solo i fuochi pirotecnici non ha molto senso. Anzi, è davvero brutto. Quest’anno, alla serata conclusiva dell’Oktoberfest, per evitare la solita noia dello sfondo piatto, ho avuto un’idea interessante: con una discreta sfacciataggine ho chiesto alla signora, gentilissima, del Toboga (il gigantesco scivolo del luna park) la possibilità di salire in cima alla rampa. E sono riuscito a fotografare dall’altro dando un senso alle foto pirotecniche. Ne ho scelte 4 (sono tutte ovviamente molto simili) e per la prima volta ho usato il cursore ‘rimozione foschia’ di Lightroom. Finalmente ho capito a cosa possa servire. :)

Qualche tempo fa ho assistito a una Lectio Magistralis di Giovanni Gastel: lui affermava che la fortuna di molti suoi lavori pubblicitari è stata quella di percepire si le indicazioni dei clienti, ma poi di svolgere il lavoro in modo del tutto personale, affidandosi alla sua fantasia; talvolta anche stravolgendo le idee del committente. Questa foto dovrebbe rappresentare uno dei temi della Photo Marathon cuneese: “Degustibus, questione di gusto”. Il riferimento è chiaro, si parla della fiera che il giorno della gara ha rallegrato il centro di Cuneo. Per non essere banale ho deciso di interpretare a modo mio il concetto e ho preferito associare il termine gusto alla religione: perché alla fine anche la religione è una questione di scelte, di preferenze e di tradizione. Sempre che non si decida di perdere le staffe e abbandonare la retta via.
That’s me in the corner
That’s me in the spotlight
Losing my religion
Trying to keep up with you
And I don’t know if I can do it
Oh no, I’ve said too much
I haven’t said enough