Per la rubrica Samuele prova cose -rubrica copiata sul momento- ieri pomeriggio sono andato al mercatino di Natale di Asti. Dicono sia il più bello del Piemonte e uno dei migliori d’Italia. Non sono rimasto deluso, il numero delle tipiche casette natalizie è importante (credo superiore a 100) e la quantità di roba inutile e pessimo street food è veramente altissima. Se aggiungiamo il giorno festivo e la giornata soleggiata potete immaginare la confusione e il delirio.
Fra le menzioni speciali devo segnalare le lunghissime code per mangiare qualsiasi cosa: 30 minuti per le frittelle di mele, 50 minuti per gli arrosticini, 5 minuti per il vin Brulè (6 alpini, uno che versa lentamente, uno che prende i soldi, 4 che guardano). Per fortuna avevo con me dei biscotti salati perché l’idea di stare in coda alle poste mi uccide, figuriamoci mezz’ora per un arancino, al freddo, e con intorno la gente. Ho trovato comunque tutto quello che ci si può aspettare da un mercatino di Natale: prodotti tipici, formaggi e salami venduti al prezzo del tartufo, l’immancabile focaccia ligure, artigianato, chincaglieria, la lavanda, il miele, il sale dell’himalaya in forma di lampada, cappelli di lana, guanti, sciarpe, addobbi natalizi. Insomma, una domenica alternativa per iniziare a respirare le vibes natalizie e scattare qualche foto un po’ diversa dal solito.
Serendipity è un termine inglese coniato da Horace Walpole nel XVIII secolo e indica l’occasione di fare scoperte per puro caso e, anche, il trovare una cosa non cercata e imprevista mentre se ne stava cercando un’altra (definizione presa da wikipedia). E Casa Serena rientra proprio nel novero delle scoperte assolutamente casuali: eravamo alla ricerca di altro, di qualcosa di molto più aristocratico. Ma in cima a una collina sperduta, nel nulla, abbiamo trovato questa modesta dimora in cerca di autore. E nonostante le qualità estetiche tipiche dell’architettura povera di campagna sono riuscito a cogliere diversi spunti interessanti: devo ammettere che sono molto soddisfatto delle foto, perché da queste immagini spunta e si fa ammirare il carattere sobrio, ma allo stesso tempo dignitoso e onesto, di coloro che hanno abitato fra queste pareti. Il nome è chiaramente inventato e deriva dalla fusione di due elementi: serendipity, come spiegato all’inizio, e da un almanacco del 1995 dedicato alla vita domestica e che si chiamava Casa Serena (trovato in un cassetto della cucina). Sin troppo facile, naturale, fisiologico.
Lo scorso week-end, grazie alla collaborazione di IgersItalia (che dedica tantissimo spazio alla promozione del territorio), sono riuscito a partecipare attivamente e a fotografare il Palio di Asti. È stata un’esperienza entusiasmante (bellissima la cena propiziatrice della vigilia di Borgo Tanaro) e anche tanto faticosa; complice un mal di schiena che mi ha colpito sabato mattina ho sofferto le pene dell’inferno. Ma anche questa è andata, sono ancora decisamente dolorante ma passerà. Cosa mi ha colpito maggiormente del Palio di Asti? Sicuramente l’atmosfera che si respira in città e poi la sfilata storica. La gara è bella, per certi versi davvero spettacolare, ma forse è meglio guardarla in televisione; ho quindi deciso di relegare le foto del Palio vero e proprio in fondo all’articolo e dedicare la maggior parte delle immagini alla sfilata. Spero che i fantini non me ne abbiano a male, fotografare la competizione in pista è anche decisamente più difficile. Cosa posso aggiungere alle foto? Direi quasi niente, solo un piccolo pensiero al tempo e alla passione che queste persone straordinarie dedicano all’evento. Grazie di tutta questa meraviglia: la foto di copertina rende particolare giustizia all’evento.