Non conosco nulla di questa villa abbandonata, è nascosta dalla vegetazione in una zona residenziale di una piccola città del Nord Italia e per raggiungerla ho dovuto farmi largo fra alberi, arbusti, erbacce e rovi (e data l’umidità mi sono ritrovato bagnato dalla testa ai piedi). Le tracce di vita sono pochissime ed è abbandonata da talmente tanto tempo che ha perso anche qualsiasi segno di passaggio umano. E molto strano che nessuno abbia deciso di ridarle vita, che sia in completa decadenza, perché la zona è interessante e gli spazi decisamente importanti. Il nome è per via della enorme quantità di porte, persiane e finestre che ho trovato in cantina, per le scale e in garage.
Io sarò è l’unica opera fissa dell’evento Cuneo Provincia Futura; di conseguenza è anche il meno spettacolare. Ma come tutte le altre opere di Alessandro Marrazzo ci costringe a riflettere: che futuro lasceremo ai nostri figli? Saremo stati buoni antenati? Sono domande molto attuali che al momento non trovano risposta.
Ero indeciso se fotografare, pioveva, ero al caldo al bar Hemingway a degustare un delizioso mojito alla liquirizia. Nonostante tutto ha prevalso la voglia di reportage: la pioggia era calata di intensità e questo mi ha permesso di fotografare con calma la piazza deserta. Fra la prima e la seconda foto mi hanno simpaticamente spento i raggi di luce che proiettano nel cielo; mai una gioia. :-)
Un bambino tende la mano verso il suo “Futuro”, una scritta che si riflette all’infinito, vicina e inafferrabile come il domani. Un sogno illumina il cielo di Alba, due colonne luminose solcano la notte. Protetto da una caleidoscopica teca trasparente, il futuro si specchia negli occhi del Bimbo. Io sarò è un’installazione monumentale che vede protagonista un bambino che guarda una parola di luce, la parola Futuro. Il piccolo tende la mano per toccarla come a provare a impadronirsene, ma una spessa lastra di vetro impedisce il contatto. La parola Futuro si rispecchia all’infinito all’interno della grande teca di cristallo per evocarne l’immensità; intorno, due lunghi fasci di luce si innalzano come colonne senza fine nel buio del cielo notturno di Alba a simboleggiare l’infinito anche fuori dall’opera. Un’opera simbolica sulla crescita e l’inafferrabilità del tempo che sarà.
ARTeFICIALE è il titolo dell’evento Cuneo Provincia Futura di Fondazione CRC nella meravigliosa Piazza Risorgimento di Alba. Le immagini in 3D sono proiettate sulla facciata della Cattedrale di San Lorenzo e lasciano senza parole. Dal punto di vista fotografico è davvero difficile riuscire a rendere l’idea della bellezza che si respira: la piazza è allestita per la fiera del tartufo e gli spazi sono ridotti; senza un obbiettivo decentrabile non esiste modo per evitare le linee cadenti e la maestosità della cattedrale complica ulteriormente la situazione. Mi sono spostato, risultando probabilmente fastidioso, sui tre lati della piazza, ma nel momento in cui veniva proiettata La grande onda di Hokusay mi sono dovuto fermare qualche secondo per osservare con calma. Le foto possono fornire un’indicazione, ma dal vivo è molto più emozionante: c’è tempo sino al 21 novembre.
In Piazza Risorgimento ad Alba prende forma il tema delle Muse, riflettere sul delicato rapporto tra arte e intelligenza artificiale. Può una macchina diventare artista? O l’arte è una prerogativa del solo pensiero umano? Le Arti sono da sempre una preziosa prerogativa della creatività umana. Da Leonardo Da Vinci a Mozart, si è sempre pensato che l’arte fosse patrimonio esclusivo dell’uomo, ma sarà ancora così in futuro? L’intelligenza artificiale sembra contraddire questa teoria. La grande Cattedrale di San Lorenzo, testimonianza della manifattura e del genio dell’uomo, diventa l’immensa tela di un artista, su cui i colori delle videoproiezioni mettono a confronto l’arte prodotta nei secoli dall’uomo e la nuova arte generata dalle macchine. Le Muse danzano insieme alle architetture neogotiche e illuminano il futuro di tecnologie ispirate da noti capolavori di Van Gogh, Escher, Okusai, Magritte, icone della creatività umana. Intorno, la piazza si veste di luci e suoni in un’installazione immersiva di grande potenza emozionale.
Quando ho visitato questa villa abbandonata sulle alture di Alba non mi aspettavo molto. Sapevo che la situazione era molto critica e che il pericolo di crollo era imminente. Ma nonostante le premesse sono rimasto affascinato dall’avanzato stato di decomposizione della struttura (concedetemi il termine). Ho trovato meravigliose le colonne che fungono da anfiteatro per l’entrata e che servono a sostenere il terrazzino di benvenuto, purtroppo la parte centrale ha ceduto e sono rimaste solo le macerie. Ho deciso comunque di inoltrarmi, con enorme cautela, al piano superiore alla ricerca di qualche scatto alternativo; ma sono stato furtivo e veloce perché sentivo scricchiolare il pavimento in modo molto, troppo, sospetto. Da visitare invece il garage che si è salvato e ha conservato parte degli arredi e la bellissima vetrata con vista sul giardino. A breve di questa villa rimarrà solo il ricordo e qualche (brutta) foto.
Qui niente sembra cambiato, eppure tutto è mutato. Niente sembra spostato, eppure tutto è fuori posto. E la sera la lampada non brilla più
– Wisława Szymborska