Love is the answer, and you know that for sure; Love is a flower, you’ve got to let it grow.
– John Lennon
Love is the answer, and you know that for sure; Love is a flower, you’ve got to let it grow.
– John Lennon
Forse posso sembrare un po’ presuntuoso a copiare una foto di quello che ritengo una dei più grandi geni della fotografia di tutti i tempi: Man Ray. Ma il mio vuole essere un semplice omaggio in occasione dell’anniversario della nascita (27 agosto 1890) di questo straordinario precursore dell’arte che ha rivoluzionato il secolo scorso. Perchè la grandezza di Man Ray non è nella qualità della sua arte, ma nella sua visione moderna del mezzo: se mi permettete un paragone, azzardato, mi piace considerarlo come lo Steve Jobs della fotografia. Questa foto, scattata nel 1924, ritrae Kiki de Montparnasse, forse la sua musa più autentica e s’intitola Le Violon d’Ingres: l’immagine è un audace accostamento del corpo femminile alla viola, la cui sagoma tondeggiante ne riprende le forme. Non ho volutamente riprodotto in modo perfetto l’immagine, ma ho preferito cercare una versione più personale e, credo, più moderna. Spero che Emmanuel non ne abbia a male.
Il titolo della foto riprende un vecchio modo di dire utilizzato dai francesci a Parigi per “passatempo”; nel ritratto, la celebre Kiki de Montparnasse, amante dell’artista e sua musa ispiratrice. […] Per merito di questa foto – e di numerose altre – il corpo di Kiki rimase alla storia come simbolo della Parigi dei primi decenni del XX secolo. Le chiavi di violino vennero dipinte sulla schiena della modella dall’artista, trasformando il suo corpo in uno strumento musicale e giocando con l’idea di oggettivazione di un corpo animato. Molti descrivono Le Violon d’Ingres, come un gioco di parole visivo, che raffigura la sua musa, Kiki, come il “passatempo” dell’artista.
Oggi mi è capitata una di quelle storie che vale la pena raccontare. Ero alla foce del Torrente Impero alla ricerca di qualche scatto interessante per la sera (poi l’ho trovato) quando nelle acque del torrente (ma praticamente sul mare) ho intravisto il cadavere di un uccello. Mi sono avvicinato e appena ha sentito la mia presenza ha iniziato a muoversi in modo compulsivo: non era morto, ma ho subito notato un’esca da pesca con 4 ami di acciaio (quella che viene comunemente definita Rapala); uno degli ami trapassava il becco da parte a parte e la lenza di nylon (lunga circa 2 metri) impediva all’uccello di volare. Ho iniziato ad avvicinarmi piano piano e sono riuscito a bloccarlo nel tentativo di rimuovere l’amo. Impresa impossibile, d’altronde i maledetti Rapala sono fatti proprio per questo scopo. Mi sono limitato a liberarlo dal filo di nylon; mi faceva una pena e una tenerezza incredibili. Il becco era rotto e si vedeva l’amo uscire dalla parte opposta. Non sapendo cosa fare ho chiamato la Lipu e dopo un paio di telefonate sono arrivato a Roberta, volontaria di Imperia: mi ha detto di resistere che sarebbe arrivata il prima possibile per aiutarmi. Ho cercato di calmare il mio nuovo amico in difficoltà: per impedirgli di volare l’ho bloccato grazie alla lenza. Mi fissava con una tristezza infinita negli occhi. Dopo 15 minuti è arrivata Roberta munita di tronchesino: mi ha spiegato che si trattava di un giovane esemplare di gabbiano reale e con maestria l’ha bloccato e tranquillizzato. Dopo un paio di tentativi sono riusciuto a spaccare l’acciaio dell’esca, Roberta ha allargato il becco e ha estratto l’amo. Qualche carezza di conforto e Bartolomeo (ho deciso di chiamarlo così) ci ha ringraziato correndo felice sulla spiaggia. Mi è scesa anche una lacrima di gioia. Roberta mi ha detto che capita spesso e che per questo motivo ha sempre il tronchesino in borsa. Finisco qui la storia, ognuno tragga le sue conclusioni.
Imperia, la città dove si produce(va) la pasta Agnesi.