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Ormea in Onda
POSTED ON 7 Lug 2024 IN Reportage     TAGS: EVENT

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L’anno scorso era passato ad Ormea quasi per caso (diretto ad Imperia) e mi ero imbattuto nella preparazione di Ormea in Onda. Purtroppo i programmi erano diversi, ma mi ero ripromesso di tornare quest’anno per almeno fotografare (il prossimo step è la partecipazione).

In cosa consiste Ormea in Onda? Utilizzando l’antico sistema del biale la via principale del paese, la bellissima e storica via Roma, viene riempita d’acqua, vengono piazzati dei teli lungo tutto il percorso e la strada diventa un gigantesco e lunghissimo scivolo. È molto divertente. I concorrenti con l’aiuto di un materassino/salvagente si lanciano sfruttando la spinta regalata dall’altezza di un gonfiabile e devono percorrere nel minor tempo possibile il percorso. Una gara contro il tempo e la tecnica di scivolamento diventa componente fondamentale. È una competizione goliardica e il risultato è l’ultima cosa che conta.

Mi sono sistemato lungo il percorso, scegliendo le posizioni migliori, e ho fotografato con il 70-200 cercando di cogliere i momenti divertenti e le espressioni strane. Per riuscire a trovare la posizione migliore sono entrato, mio malgrado, nel biale e mi sono ovviamente lavato. Non ho creato un vero portfolio/reportage perché dati i tempi ristretti mi sono limitato solo ad alcuni momenti della manifestazione: ho scelto 18 foto, le più intriganti e simpatiche. Enjoy. :-)

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Villa del BMW
POSTED ON 7 Lug 2024 IN Reportage     TAGS: URBEX

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Quella che viene definita Villa del BMW è una delle esplorazioni urbex peggiori che abbia mai fatto. Per il come, per il quando e per il risultato finale. Il come preferisco non spiegarlo, per evidenti motivi, ma basti sapere che per riuscire ad entrare abbiamo dovuto aspettare un tempo infinito. E faceva caldo, tanto caldo, un caldo allucinante per la stagione (e per il nostro abbigliamento) e ricordo la sofferenza: temperatura non prevista e attesa sono due motivi di odio profondo e insofferenza.

Poi quando siamo entrati una delusione dietro l’altra. La villa è sporchissima, ma proprio quello sporco da abbandono, brutto, puzzolente, che si attacca alle suole delle scarpe. Il disordine è cattivo, perché si miscela insieme alla sporcizia diventando fastidioso e inutile. Non sono riuscito a fotografare, in alcune stanze non sono nemmeno entrato. Le finestre sono chiuse, il buio è totale. L’odore di muffa è persistente, anche uscendo in giardino non si riesce a togliersi di dosso quella sensazione dannosa: fuori è ancora più confuso con oggetti lasciati alla rinfusa senza nessuna logica. E poi c’è la macchina, che da il nome alla villa: devastata, distrutta, buttata in mezzo al cemento come uno straccio vecchio. Brutta da vedere, anche peggio da fotografare.

Quando sono uscito mi sono tolto la maglia, lavato le mani e sono tornato a respirare. Ci sono esplorazioni urbex che lasciano ansia per la paura, per l’adrenalina, per il mistero che nascondono. Nella Villa del BMW ho sentito un’ansia diversa, come se qualcosa mi si appiccicasse alla pelle, come ragnatele, come una melassa sotto le scarpe e contemporaneamente polvere nel cervello. Sensazioni che vorrei non provare mai più.

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Villa Piume
POSTED ON 4 Lug 2024 IN Reportage     TAGS: URBEX

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Villa Piume è una piccola villetta di due piani dispersa fra le montagne. E se scrivo dispersa intendo davvero dispersa, lontana da qualsiasi forma di civiltà evoluta. Quando siamo arrivati mi è sembrato un miraggio e, prima di entrare, mi sono chiesto ma chi me l’avesse fatto fare. In realtà Villa Piume, così definità per l’esagerata quantità di piume nell’ultima stanza, è un piccolo gioiello del mondo urbex, con dilatati segni di abbandono, ma con quella calma e morigeratezza tipica delle case di montagna. Il testo scritto dall’amica Vanessa (è una traduzione) è semplicemente perfetto:

Nelle remote colline della campagna italiana si erge una villa solitaria, immersa nella storia dei suoi occupanti. All’interno, vecchi mobili in legno testimoniano un’epoca passata, mentre una pentola per la fonduta poggia sul fornello, suscitando curiosità sulle possibili origini svizzere o savoiarde dei proprietari. La polvere fluttua nell’aria, avvolgendo ogni oggetto in un velo di nostalgia. In una camera da letto, sul pavimento giace un cesto di vimini, pieno di piume anch’esse sparse per la stanza. Era questo il posto dove spiumavano i polli? In un’altra stanza scopriamo una culla piuttosto vecchia, un water e vecchie scarpe per bambini accanto a quelle di Madame. Una bella visita in un luogo probabilmente abbandonato da decenni e molto ben conservato.

Questa esplorazione mi resterà nel cuore: mentre mi trovavo al secondo piano dalla finestra scorgo due signori, anziani, che controllano la mia macchina. È chiaro che sono della zona e sono incuriositi da quell’automezzo sospetto: chi mai poteva avere l’ardire di salire in quel posto dimenticato da dio? Li sento avvicinare alla casa, e dopo qualche secondo, mi accorgo di un vociare al piano inferiore. In silenzio mi sposto nella stanza dove Lorena era intenta a fotografare: anche lei si è accorta delle presenze, non siamo soli. Dopo poco decido di scendere per presentarmi con un solare buongiorno con il risultato di spaventare a morte i due malcapitati che sobbalzano e gridano dalla paura. Ma il sorriso vince e capisco subito che l’atmosfera è rilassata: sono due inglesi, non più giovanissimi, che vivono nelle case poco distanti. Lui è bellissimo, con una barba bianca da fotografare, sono entrambi sorridenti e simpatici. Ci raggiunge Lorena e iniziamo a parlare in inglese: ci raccontano della loro provenienza, spieghiamo la passione per la fotografia di luoghi abbandonati e scattiamo un selfie ricordo. Un incontro in urbex che racconteremo ai nostri nipoti. ;)

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Trionfo Marmoreo
POSTED ON 28 Giu 2024 IN Reportage     TAGS: URBEX, chuch

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In realtà si chiama Chiesa di Sant’Antonio, un classico della zona. Ma nel titolo era interessante rendere omaggio al tripudio di marmo che caratterizza questa piccola chiesa spoglia e abbandonata. L’abbiamo trovata per caso, lungo una strada di grande comunicazione: recava i classici segni dell’abbandono, abbiamo parcheggiato poco più avanti e con grande sorpresa (capita, di rado, ma capita) la porta era semplicemente appoggiata, come se la preghiera e il rispetto fossero consentiti. Quello che colpisce di questa chiesa sono le targhe che segnano la storia di una singola famiglia, come se il luogo di culto fosse una sorta di proprietà privata: il nipote che rende omaggio al nonno che l’ha adottato, il nonno che rende omaggio alla nuora, Rachele, morta a soli 38 anni: quasi 200 anni di ringraziamenti e devozione. L’ultima targa segna come data 1938, sono trascorsi quasi 100 anni.

Il lato tremendo di questa esplorazione, quasi casuale, sono le foto che non riescono a soddisfare quello che spero essere diventato un palato fino. Sono tutte incredibilmente storte e ho pubblicato solo le migliori. Sarà la fretta, sarà l’aria, sarà il caffè, ma per un certo tipo di fotografia è necessario riflettere ed agire con calma; senza urgenza, senza ansia, con interesse e voglia. È un utile promemoria per le prossime occasioni.

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Ex Istituto Gianotti
POSTED ON 23 Giu 2024 IN Reportage     TAGS: URBEX, school

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Nel mondo urbex ci sono storie che sembrano essere interessanti, storie di recupero, storie che qualche volta portano, aggiungo forse, anche ad un lieto fine. L’istituto Gianotti nacque come casa per la gioventù orfana nel 1854 su proposito di don Giovanni Battista Gorla; in data 10 luglio 1854, con regio decreto, Vittorio Emanuele II ne approvò lo statuto organico. Fra i sostenitori e fondatori dell’istituto il più importante fu il Vescovo di Saluzzo, Mons.Antonio Gianotti, che contribuì generosamente a quest’opera benefica ed educativa e con atto testamentario donò la sua eredità (20000 lire, una cifra molto importante all’epoca) alla struttura che poi prese, in suo onore, il nome di Istituto Gianotti.

Negli anni si perdono le tracce dell’istituto, la storia diventa frammentaria, ma nel dopoguerra, cambiate le esigenze della città, diventa la sede delle scuole artigiane. Parliamo di arte del legno e del restauro dell’Istituto Bertoni, che nel 1990 abbandonò per trasferirsi nella ex caserma Musso e diventare Soleri-Bertoni. In questa scuola si sono formate generazioni di artigiani e falegnami saluzzesi, molti dei quali andati a bottega proprio da Amleto Bertoni, nella sua azienda che allora si trovava di fronte all’istituto.

Nell’ultimo decennio si è parlato molto di recupero, la struttura del Gianotti si trova nel centro storico di Saluzzo e potrebbe diventare un luogo importante di aggregazione. Nel 2021 è stato firmato un accordo fra la fondazione che gestisce lo stabile e la “REAM” di Torino, la società che raggruppa le Fondazioni delle casse di risparmio del Piemonte. Il progetto prevede la riqualificazione della storica sede dell’istituto che verrà trasformato in alloggi riservati a persone che vivono particolari situazioni di fragilità. Dalla firma del contratto alla conclusione dell’iter burocratico, e quindi dei lavori, sicuramente passerà del tempo e al momento in via Griselda tutto tace e nulla si muove. Sono passati quasi tre anni. E questa è la spiegazione del mio forse iniziale.

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Smelling the World
POSTED ON 22 Giu 2024 IN Reportage

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Il titolo più corretto in realtà sarebbe Muses – Accademia Europea delle Essenze; accademia è una definizione più accattivante per quello che a tutti gli effetti è un museo dei profumi (e infatti Muses suona come Museo delle Essenze). Il titolo del post prende il nome dal bellissimo reportage che il fotografo Alessandro Gandolfi ha pubblicato su National Geographic e che è rimasto esposto nelle sale del museo da Settembre 2023 sino alla scorsa primavera: alcune di queste immagini erano stampate in versione gigante su tessuto ed installate nel giardino di Palazzo Taffini d’Acceglio (che ospita il museo). Il Muses si trova a Savigliano ed è diviso in due sezioni: la parte esterna, un meraviglioso giardino dei profumi con al centro la riproduzione di una tavolozza da pittore che emana essenze profumate a intervalli regolari, e la parte interna che ospita il vero e proprio museo. Non mi dilungherò, come sempre, nella descrizione delle varie stanze perché non è compito del fotografo: vorrei però far notare l’eleganza delle ampolle che contengono le varie essenze, la straordinaria bellezza delle stanze di Palazzo Taffini d’Acceglio e suggerirVi l’esperienza dell’atelier del profumiere: un laboratorio di 90 minuti che, guidati da un’esperto, permette di creare il proprio profumo personalizzato. Ho ancora la mia creazione, che ho chiamato Acqua di Samu: un’essenza forte e maschile che Luigio Guastardo della Radica avrebbe sicuramente apprezzato (Ah, la Tauromachia).

Benvenuti al MÚSES, Accademia Europea delle Essenze, un polo museale tecno-sensoriale unico nel suo genere. Nato dalla riscoperta delle erbe aromatiche piemontesi, il MÚSES vi invita a un affascinante viaggio transnazionale attraverso i saperi dell’arte profumiera, i sapori e le essenze di diverse culture. Situato all’interno di Palazzo Taffini d’Acceglio a Savigliano, un edificio storico che rappresenta in sé un’opera d’arte, il MÚSES si sviluppa su due piani, offrendo un’esperienza immersiva che coniuga sapientemente storia, arte e tecnologia.

Ho visitato il Muses in due distinte occasioni: la prima volta nel Giugno 2022 con IgersItalia, la seconda volta, per documentare l’inaugurazione della mostra di Alessandro Gandolfi, nel Settembre 2023. Sono 28 immagini scattate con 4 obbiettivi diversi (vi lascio il gusto di indovinare quali). Non ho pubblicato subito perché le foto in esterno scattate durante la prima visita, sotto il sole di mezzogiorno, non erano interessanti. Durante la seconda visita, con Lorena, c’è un aneddoto interessante che merita di essere raccontato: siamo arrivati prima dell’evento per documentare la mostra fotografica senza pubblico e mentre scattavo una foto con il grandangolo ho chiesto, con educazione, all’addetto che si occupava di sistemare le fotografie di spostarsi. Lui gentilmente si è fatto da parte e mentre posizionavo la macchina fotografica sul treppiede Lorena si è avvicinata e nell’orecchio mi ha bisbigliato: “Quello al quale hai chiesto di spostarsi come se fosse un intruso è Alessandro Gandolfi, il fotografo di National Geographic che ha scattato le foto della mostra“. Ah, ecco. Poi, come se niente fosse, ho chiesto ad Alessandro di posare anche lui in mezzo alle sue immagini. :-)

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