POSTED ON 14 Ott 2024 IN
Reportage
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URBEX,
church

Le possibilità dell’urbex sono infinite, anche quando l’idea non è quella di fare urbex. Perché capita, magari l’abbigliamento non è quello giusto, l’attrezzatura nemmeno, eppure capita. E mi sono ritrovato quasi per caso di fronte a questa piccola cappella dedicata a San Grato mentre l’obbiettivo era un altro (ma sempre di fotografia). Da fuori si comprende subito che le condizioni sono di abbandono (almeno apparente): le crepe nei muri esterne sono evidenti, la piccola scalinata esterna (tre gradini) è quasi scomparsa e il portone di ingresso in legno è in pessime condizioni.
E non rimane altro che aprire la porta e guardare all’interno. È meravigliosa, in perfetta decadenza (sembra un controsenso). L’affresco che ritrae San Grato è bellissimo, l’altare è in pessime condizioni: ci sono tutti i segni del tempo, la piccola cupola ha perso la bellezza dei colori originari, io sono senza treppiede (caso raro), ma la luce che arriva dall’esterno può bastare.
È un peccato che non si riesca a recuperare questo gioiello, perché la posizione è centrale e la sua importanza, per gli abitanti di questo piccolo paese, è notevole. San Grato è molto venerato in Piemonte in quanto protettore dei raccolti dalle tempeste, specie dalla grandine: e in questa zona è un problema molto sentito. La posizione di questo minuscola cappella non è un segreto, ma riuscire a fotografare l’interno potrebbe risultare complicato: non esitate a chiedere e vi sarà dato.





POSTED ON 12 Ott 2024 IN
Reportage
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URBEX

Forse sono stato un po’ tragico nel titolo, ma in effetti il crollo è imminente e se la magia non è finita manca davvero poco alla fine definitiva; escludendo miracoli che credo ormai improbabili, se non impossibili. Poi, certo, mai dire mai. La situazione era talmente pericolosa che abbiamo preferito evitare di salire al secondo piano, ci siamo spinti fino in cima alla scala, ma il pavimento era così traballante che è sembrato quasi ovvio rinunciare alla foto dalla balaustra superiore; e mi dispiace davvero tantissimo, avessi visto in anticipo le foto dall’alto probabilmente avrei accettato il rischio: d’altronde il pericolo è il mestiere dell’urbexer (forse).
Ho iniziato con le foto della poltrona sulle macerie (che fa sempre molto urbex), ma il pezzo forte di questa villa (che ho sentito chiamare anche della scala gialla) è sicuramente la scalinata (che appunto ha le pareti colorate di giallo). Alzando gli occhi al cielo si percepisce la meraviglia e si comprende perfettamente il pericolo: la crepa nel soffitto ormai è enorme e non fa presagire nulla di buono. Tutta la struttura è lesionata, le pareti sembrano poter crollare al primo soffio di vento, nel salone principale è possibile osservare il cielo con le sue nuvole scenografiche (è una bellissima giornata di fine primavera): magari comodamente seduti sulla poltrona.
Quello che è incredibile è che dall’esterno questa villa sembra povera e triste, in cima a una collina, isolata, non avrei mai pensato che potesse celare tanta bellezza. Si entra da un buco nel muro e subito si riesce a comprendere perché nel titolo parlo di magia. Ogni stanza riserva una sorpresa, la scalinata è clamorosa e quella montagna di macerie (con poltrona scenografica) regala un tocco di classicismo tipico nel mondo dell’esplorazione urbana.
I grilli cantano leggiadri nei campi intorno, l’aria è leggera, attraversiamo il prato tra soffioni giganti che sembrano usciti da una favola e ritorniamo sui nostri passi pensando di essere quasi usciti da un mondo magico, colorato e irreale. – Lorena Durante











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POSTED ON 8 Ott 2024 IN
Reportage
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journalism

Il braccio destro stringe la spada, la sinistra trattiene al freno un leone. È l’allegoria della Ragione. Sembrava una facciata semplice, un lavoro di tinteggiatura banale: era una delle ultime ancora da restaurare in piazza Maggiore (parliamo di Mondovì ovviamente). Quando è emerso l’affresco al primo piano, di cui nessuno sospettava l’esistenza, però la situazione è cambiata e sono iniziati i contatti con la Sopraintendenza dei beni culturali per il recupero dell’opera.
C’è chi dice che ci sono affreschi che si fanno scoprire come se fossero loro ad avere la volontà di tornare alla luce.
Secondo l’architetto Mario Gandolfi, che ha seguito i lavori insieme alla restauratrice Costanza Maria Tribaldeschi della società Almavera di Torino, l’affresco (coperto da quattro centimetri di intonaco) rappresenta un’allegoria della Ragione ed è molto singolare perché è l’unico palazzo della piazza che presenta una figura di questo tipo, mentre nelle altre facciate si trovano stemmi oppure scritte. È possibile ipotizzare che sia stata realizzata nel 1600 in quanto ha uno stile manieristico molto simile a quello che si vede nelle figure della vicina Casa Jacod, in via Vico: questo fa pensare che possa trattarsi anche dello stesso autore.
Ma la notizia vera è che l’affresco si trova proprio in mezzo alle due finestre del mio studio fotografico. È stato facile per me salire sul davanzale, saltare sull’impalcatura e fotografare l’opera di recupero; devo ringraziare la restauratrice Paola Papalia che si è prestata a farsi fotografare mentre lavorava: io non so quante ore abbia passato davanti all’affresco, ma sono davvero tantissime. Ed è singolare che l’affresco, davanti al mio studio fotografico, rappresenti l’allegoria della Ragione: probabilmente è un simbolo, perché io lo dico sempre che HO RAGIONE, e quindi, a questo punto, deve essere proprio vero.







POSTED ON 3 Ott 2024 IN
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URBEX

Ci sono esplorazioni urbex più semplici e lineari, diverse dal solito, ma che regalano ragionevoli emozioni e fotografie intriganti; anche nella loro banalità. Questa serra si trova a due passi dalla strada, per arrivarci basta semplicemente uscire dalla comfort zone della passeggiata e salire verso l’alto. Non è complicato, c’è addirittura un piccolo sentiero: chi l’avrebbe mai detto!
Ho rubato un giardino. Non è mio. Non è di nessuno. Nessuno lo vuole, nessuno lo cura, nessuno ci va mai. Lo lasciano morire, forse è già morto, non lo so.
È chiaro che bisogna sapere, è necessario conoscere, perché immaginare che nascosta dalla fitta vegetazione possa esserci una bellissima serra immersa nella natura è davvero difficile, quasi impossibile. Ma quando si arriva al dunque non si percepisce quel senso di avventura e di pericolo tipico dell’urbex: perché siamo sulla strada, abbiamo deviato leggermente e, senza volerlo, ci siamo ritrovati nel giardino segreto. È una storia di pochi minuti, veloce come il vento, ma questa volta la fretta non ci segue, non è con noi. E quando si torna sulla strada, percorrendo quel sentiero nascosto a ritroso, la gente ti guarda e sembra aver compreso il punto di partenza: ma in realtà è ignara di tutto il mondo che ci circonda. Perché non sanno del giardino segreto, e noi invece si.








Queste 20 immagini sono il meglio, il risultato, di una giornata dedicata al Tango Argentino nella splendida cornice di Ormea, poco conosciuta perla della Val Tanaro. Per le strade della città si sono esibiti i maestri dell’associazione Somos Tango di Alba: sotto la guida del master Lorena Durante un gruppo di sedicenti fotografi si è impegnato nella nobile arte del ritratto ambientato. La scelta del bianco e nero è stata naturale per evitare la distrazione del colore che in questo caso non avrebbe aggiunto nulla alle immagini. Ho scattato con i due fissi tipici del ritratto (50mm e 85mm) sempre con diaframma molto aperto (mai oltre f/2) per riuscire a sfuocare lo sfondo e mettere in risalto i tangueros: questo ovviamente ha comportato un aumento delle difficoltà nella messa a fuoco (in alcuni casi riducendo in modo eccessivo la profondità di campo), ma mi ha permesso di utilizzare tempi veloci e quindi evitare il mosso (anche quello creativo ovviamente).
Colgo l’occasione per ringraziare Lorena per la splendida organizzazione, l’associazione
d’Acqua e di Ferro che ha portato per le strade di Ormea questo meraviglioso spettacolo, i maestri argentini Cecilia Diaz e Oscar Gauna e tutti i Tangueros dell’associazione Somos Tango di Alba che ci hanno deliziato con le loro esibizioni.
C’è un aneddoto che voglio raccontare. Durante una delle esibizioni in Via Roma, la via maestra di Ormea, una coppia di ballerini si è separata dal gruppo e ha iniziato a ballare in un vicolo. Ho notato che al secondo piano della palazzina una signora osservava la scena dal terrazzo: mi è venuta l’idea di fotografare dall’alto, ho quindi chiesto alla signora se fosse possibile salire in casa per riprendere la scena da posizione privilegiata. Molto gentilmente mi ha permesso di utilizzare il suo appartamento, mi sono catapultato per le scale e sono riuscito a scattare diverse immagini interessanti. Ne ho scelto una, quella dall’alto nel cono di luce triangolare.








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POSTED ON 28 Set 2024 IN
Reportage
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URBEX

La Villa del Geografo è uno scrigno storico al quale purtroppo è data pochissima importanza nel mondo urbex. È una location molto conosciuta e quasi sempre viene considerata di secondo piano. Per me era diventata una sorta fissazione, quasi un obbligo, per via di un disegno del quale mi ero follemente innamorato: mi riferisco all’immagine del Pensatore di Auguste Rodin che avevo avuto modo di ammirare in tante foto di altri urbexer. In realtà in questa villa si possono osservare diversi bellissimi disegni sulle pareti, fra cui uno splendido Uomo Vitruviano di Leonardo da Vinci: l’ultimo proprietario doveva essere un amante dell’arte e dell’estetica, tutta la villa, a partire dall’atrio con i due pianoforti, la poltrona e la mappa geografica del globo, regala un’idea moderna di classe, passione e amore per le cose belle.
Questa villa fu riposo estivo di Paolo Dal Pozzo Toscanelli astronomo e geografo sommo che additò a Vasco di Gama e a Colombo le vie della gloria. IX Giugno MCMX
Ma perché del Geografo? Perché in questa Villa (che nel corso degli anni ha subito numerose opere di rifacimento) abitò un celebre geografo e astronomo del 1400: Paolo dal Pozzo Toscanelli. Fu un grande precursore: le sue osservazioni di comete sono le prime di cui abbiamo notizia e sulla base della Geografia di Tolomeo disegnò un planisfero, purtroppo perduto, che mostrava come si potessero raggiungere le Indie attraverso l’Oceano Atlantico. Per celebrare la sua grandezza gli sono stati dedicati l’asteroide 8209 Toscanelli, un cratere sulla Luna di 7 km di diametro e, sempre sulla Luna, una catena di montagne di 70 km di lunghezza: la Rupes Toscanelli. Mi piace pensare che la bellissima mappa disegnata sulla parete di ingresso sia dedicata alla sua opera: è un vero peccato che questa Villa così importante sia in stato di abbandono e decadenza.











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