
Camminando fra le bancarelle del ‘Dubai Fish Market’ si entra in un mondo molto particolare: l’odore del pesce è fortissimo, gli spazi sono stretti ed angusti, i prodotti in vendita sono esposti in maniera metodica, centinaia di venditori, con indosso la giacca bianca e azzurra tipica del loro settore, si muovono in modo disordinato e rumoroso nei corridoi che separano le bancarelle. Si nota una strana agitazione ma l’aria di festa è quasi palpabile: è un luogo di lavoro, per certi versi anche frenetico, ma l’atmosfera che si respira è tranquilla e rilassata. Tutti cercano il contatto, ti salutano, provano a spiegarti le qualità del loro pesce: abbiamo anche imparato (forse) come preparare e cucinare un succulento e piccolo squalo nano. Per riuscire a fotografare al meglio l’ambiente ho cambiato obbiettivo (appoggiandomi ad una bancarella di granchi blu giganti): ho inserito il 17-40, alzato gli ISO a 400 (l’ambiente era molto scuro nonostante fosse mattina inoltrata) e diaframmato a f/4. In questo modo sono riuscito ad alzare i tempi oltre il 125esimo ed evitare il mosso (che non sarebbe stato molto artistico). Aumentare il valore ISO è una ‘tecnica’ che fa storcere il naso a molto puristi dell’immagine ma che spesso e volentieri aiuta ad ottenere ottime foto; e il rumore sul web è praticamente impercettibile.



Il mercato del pesce di Dubai é stata una sorpresa assoluta. É nascosto e non é certamente una metá classica, non é il cosiddetto luogo da turisti. É un posto incredibile: non avevo mai visto tanto pescato insieme, e io sono nato e vissuto a pochi passi dal mare. Il rumore di fondo é insistente, le bancarelle sono a perdita d’occhio, il clima e l’ambiente sono da strabuzzare gli occhi. Se avete ‘voglia’ di pesce consiglio seriamente una visita… :-)



All’interno del Dubai Mall (uno dei centri commerciali più grandi di Dubai) c’è una cascata. Si, una cascata. Non avevo il cavalletto e la luce scarseggiava: ho quindi posizionato la macchina.foto sul bordo di un vaso gigante e scattato con un tempo di esposizione di 25 secondi. Volevo riuscire a riprendere l’effetto mosso dell’acqua. Quando il cavalletto non c’è si inventa. :)
![Venice [carnevale] #16](http://farm9.staticflickr.com/8087/8478441945_0b0bcb9590_c.jpg)
E finalmente l’ultimo post dedicato al Carnevale di Venezia. Contenti? Devo ammettere che la quantitá di scatti interessanti che si possono cogliere in piazza San Marco durante i giorni del Carnevale é incredibile. Basta girare la macchina.foto e subito ecco spuntare una nuova bellissima maschera. E in queste foto mi piace tantissimo la maschera da gatto che, in primo piano, guarda a destra con aria sorniona e di sfida.
![Venice [carnevale] #14](http://farm9.staticflickr.com/8382/8478444469_e1f4db6b54.jpg)
![Venice [carnevale] #15](http://farm9.staticflickr.com/8100/8479534142_72eb4b00b0.jpg)
![Venice [carnevale] #13](http://farm9.staticflickr.com/8232/8478931180_f03a5a9dd0_c.jpg)
La bauta è la sintesi e la maschera più tipica della Venezia del Settecento. La sua particolarità consisteva nel poter essere indossata sia durante il carnevale sia nella vita quotidiana come un comune accessorio (anche se esistevano precise limitazioni stabilite a volte dalla legge). La sua semplice e principale funzione era quella di nascondere il volto. La bauta permetteva anche grazie alla particolare forma di alterare in parte la voce e quindi essere ancora meno riconoscibili e allo stesso tempo riuscire a bere e mangiare senza aver bisogno di levarla. A Venezia tra il XVII e il XVIII secolo indossare una bauta era ormai uno status-symbol tanto che educazione voleva che il rispetto o il saluto era dovuto e cortese a ogni maschera, appunto perché non si poteva subito conoscere chi fosse a indossarla, personaggio di spicco o semplice popolano. […]