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Pitturare e raccontare
POSTED ON 15 Gen 2017 IN NeverSleep

MordiParmaYoung PerformersWordpress #09Consonno #21

Nell’ultimo periodo il mio modo di intendere la fotografia è decisamente cambiato. Rivoluzione è una parola che si adatta bene a questa fase. Sono passato da quello che adesso definisco pitturare con la luce, a raccontare. Sono stato fulminato sulla via di Damasco dalle parole di Gianni Berengo Gardin: “il vero DNA della fotografia è la documentazione“. In rete mi capita di vedere di continuo bellissime foto di paesaggi incredibili, autentiche esplosioni di luci e di colori: tramonti, albe, cieli azzurrissimi e nuvole cariche di emozioni. E nonostante la quantità industriale di like e commenti positivi non mi entusiasmano: perché sono dipinti costruiti ad arte per imitare quello che i pittori disegnavano nei secoli scorsi. E’ cambiato il mezzo per dipingere, forse è diventato più semplice, ma il risultato non è cambiato molto. Descrivere e raccontare il mondo di oggi, il reportage, la documentazione: questa è il vero scopo della fotografia. Se voglio dipingere prendo un pennello, i colori, una tela e lascio correre la fantasia. E mi immagino il tramonto più bello di sempre sul Monviso, e disegno i riflessi di Rocca La Meja sull’omonimo lago; che se devo costruirlo con Photoshop, i tempi lunghi e con i filtri non cambia molto. Io non sono contrario al fotoritocco, la fotografia è arte, è la personale visione del fotografo tra realtà e fantasia; e al risultato finale, se non trascende la tangibilità del momento, si può arrivare con ogni mezzo. Perchè nemmeno il file raw grezzo è la realtà, ma è una realtà mediata dal fotografo, dal sensore e dall’obbiettivo. Chi vuole diventare pittore/artista con il sensore della propria macchina fotografica e con il fotoritocco è liberissimo di farlo: per un minuto, un giorno, per una vita intera, e certamente lo farò anche io, perché no? La parola fotografia però deriva dal greco e significa scrivere con luce, non dipingere con la luce (fotocromia). Credo che oggi più che mai la vera identità della fotografia sia il reportage: l’impronta dell’uomo sul pianeta. Ed è quello che lasceremo ai posteri, perchè di panorami mozzafiato finti ne abbiamo già per i prossimi 4000 anni, ma la storia come la cattura la nostra macchina fotografica non la può raccontare nessuno. E nessuno riuscirà a togliermelo dalla testa.

“Io non sono un artista. Non ci tengo assolutamente a passare per artista. Oggi i giovani fanno le cosiddette fotografia d’arte che a me non interessano perché copiano quello che hanno fatto i pittori con 50-100 anni di ritardo. A me interessa la foto di documentazione perché il vero DNA della fotografia è la documentazione. (Gianni Berengo Gardin)”

Il mio no al matrimonio
POSTED ON 28 Gen 2016 IN NeverSleep

Romina e Marco

Ho scattato questa foto la scorsa estate al matrimonio di Marco e Romina. Come tutti gli appassionati veri di fotografia ricevo non di rado proposte di lavoro, è un classico dei nostri giorni: solitamente è il matrimonio di un amico/conoscente, ma può anche essere un battesimo, una comunione, una cresima (il funerale fortunatamente non mi è ancora capitato). Mi sono buttato nell’impresa una decina di volte nella mia carriera: ed è stato sempre per un legame di amicizia molto forte (Marco è il mio testimone di nozze). E avendo finito gli amici veri (rimane il Samurai ma credo ci siano più possibilità che io diventi giuventino) ho deciso di smettere (non che abbia mai voluto realmente iniziare). I motivi sono diversi e voglio spiegarli qui in modo da chiarire una volta per tutte le mie idee.

Sono ateo, entro malvolentieri in Chiesa e la Chiesa Cattolica mal sopporta il sottoscritto: il Vescovo di Albenga mi ha scomunicato (latæ sententiæ) e non sono visto di buon occhio nella casa di Dio. Credo sia meglio per tutti evitare il confronto (non che abbia paura, eh?). E se non fosse un evento cattolico, magari un matrimonio civile? Entra in scena il secondo motivo, il più importante: non sono un professionista, non ho partita IVA e non posso emettere fattura. Ci sono fotografi veri, che lavorano per quello, che vivono con quello e che pagano le tasse (si fa per dire): credo che giusto lasciare a loro la possibilità di svolgere il loro mestiere. E’ un discorso difficile che con l’avvento del digitale è diventato molto dibattuto: è una lotta continua ed è impossibile riuscire a regolamentare il settore. Questo perché la fotografia non è solo un lavoro, ma anche e soprattutto una passione. I fotografi professionisti ne fanno sempre un discorso di qualità e quasi* sempre hanno ragione: per immortalare certi momenti (che vengono definiti unici) ci vogliono competenza, abilità e soprattutto esperienza: fra i miei amici ci sono una quantità enorme di fotografi bravissimi, artisti nel vero senso della parola. Ma è l’esperienza all’evento che fa la differenza. Ho lasciato per ultimo il motivo vero, quello reale: non mi piace. Non mi piace. Lo trovo noioso, faticoso (quasi sempre) e poco interessante; soprattutto nel lavoro di post-produzione.

Ci sono anche altri motivi, ma sicuramente religione, professionismo e piacere sono i tre fondamentali. La mia idea è sempre la stessa, da quando ho iniziato a fotografare con la Zenit 122, e non cambierà: la fotografia è un divertimento, se diventa un lavoro finisce il divertimento.

La foto è fluida?
POSTED ON 23 Dic 2010 IN NeverSleep

Al ladro!

Il copyright è morto? Forse no, ma possiamo tranquillamente affermare che il suo stato di salute non è dei migliori. E’ successo qualcosa che succede sempre: qualcuno ha prelevato da Flickr (il termine rubare non si addice) delle foto protette dal diritto d’autore e le ha pubblicate in rete. Niente di particolarmente strano. Il problema sorge se aggiungo che questo qualcuno è Repubblica, forse il più importante quotidiano italiano. Salto un paio di passaggi e passo direttamente a citare Michele Smargiassi, giornalista di Repubblica, che nel suo blog (Fotocrazia) racconta, con un lunghissimo articolo, del copyright al tempo di internet. Smargiassi definisce la fotografia fluida e giustifica, con una serie di arditi paragoni, l’operato del suo giornale: quello che percepisce il lettore è una via di mezzo fra ‘tanto rubano tutti‘ e ‘stupido tu che pubblichi le foto su Flickr‘. Smargiassi forse non sarà d’accordo con questo mio riassunto, ma il succo della comprensione è proprio questo. Aggiungo però che non ha tutti torti, il mondo e la rete purtroppo funzionano proprio così. Non che sia giusto, ovviamente. In queste ore ho letto tante opinioni sull’argomento (il post su Fotocrazia ha superato i 600 commenti), ma credo che la questione si possa risolvere con una sola, fottuta e semplice parola (e la scrivo maiuscolo): SOLDI. Nel 2010 è assolutamente anacronistico difendere la professione del fotoreporter, le alternative sono troppe, il citizen journalism ha preso il sopravvento e il mondo si evolve. E questo l’hanno capito anche i muri. Però se Repubblica decide di utilizzare delle immagini protette da copyright deve pagare gli autori, non ci sono alternative. E probabilmente anche Flickr dovrebbe evolversi aggiungendo una licenza specifica a pagamento: praticamente diventare un’agenzia di stock. L’autore della foto decide la cifra e chi vuole utilizzare quella specifica immagine paga i diritti (con percentuale a Yahoo, ovviamente). Al volo, come si usa fare ai tempi di internet. L’unica valida alternativa è scegliere una foto non protetta da copyright. Semplice, no?

Corriere (Inferno Run)

Photografare in Digitale
POSTED ON 21 Giu 2005 IN NeverSleep

Photografare in digitale /01 Photografare in digitale /02

Finalmente, in data 20 giugno 2005, è uscito il numero 12 della rivista “Photografare in digitale”. Dico finalmente perchè questo numero avrebbe dovuto contenere un intero servizio dedicato al sottoscritto. L’attesa non è stata vana. Il servizio c’è, ci sono le mie foto, c’è il mio autoritratto e c’è persino l’intervista che avevo rilasciato a suo tempo. Insomma mi piace. Mi soddisfa soprattutto il fatto che non abbiano cambiato una virgola, nemmeno un accento, alle risposte che avevo scritto. Evidentemente era scritto bene. Sono piccole grandi soddisfazioni. Il servizio rientra in una serie di articoli dedicati ai protagonisti di “FotoDialoghi”, la mailing-list di fotografia al quale sono iscritto. Ringrazio a tal proposito l’amico Giuseppe del Duca che mi ha scannerizzato le pagine a tempo di record. Per chi volesse acquistare la rivista è in edicola al prezzo di 6 euro. Merita, secondo me è la migliore del settore. E non solo perché parla del sottoscritto! ;-)