C’è stato un tempo in cui mi divertivo a dare titoli improbabili alle foto. Talmente improbabili che ho provato a cercarne uno da linkare e non sono riuscito a trovarlo. Poi ho detto basta e ho lasciato che fosse la foto a parlare, anche senza titolo. Ed è calato il silenzio. C’è stato anche un tempo in cui ho chiesto aiuto e sui social (il defunto FriendFeed soprattutto) chiedevo consiglio ai miei amici titolisti: il titolo in inglese fa sempre la sua porca figura. La foto magari fa schifo ma il titolo la rende migliore. Ci ho creduto per un certo periodo di tempo, errori di gioventù (roba di un tre settimane fa per esempio). E poi ho trovato questa foto che non volevo pubblicare qui, ma poi ho visto che su Facebook ha ottenuto un discreto successo (ben 4 like e 2 reazioni) e mi sono deciso. E poi ho pensato che ci voleva un titolo interessante per renderla più bella, ma trovare un titolo interessante non era facile e alla fine ho deciso di scegliere l’inglese che comunque ha sempre il suo fascino e tendenzialmente rende le cose più belle. E questa foto s’intitola il lampadario oro perché il soggetto è proprio un lampadario color oro. E alla fine è quello che dico sempre di me, da qualche anno ormai: un po’ così, un po’ anche il contrario.
Ho scattato questa foto a Londra, ad occhio direi una decina di anni fa. Ma la tecnologia in questi casi ci viene incontro: erano le 14:35 (ora italiana) del 28 Aprile 2007. Purtroppo all’epoca non avevo ancora il GPS ma studiando le foto di quel giorno direi che la zona è quella del Gherkin. Non è certo uno scatto significativo, ma ho sempre trovato semplicità e colori di questa immagine affascinanti. Il rosso dell’allarme spicca in modo clamoroso sul muro di mattoni: quasi una tappezzeria, uno di quei wallpaper che si usavano in internet negli anni ’90. E oggi voglio pubblicarla: se lo merita. :)
Il Milano-Torino (noto anche come MiTo) è un cocktail storico, è l’aperitivo italiano per eccellenza (senza discussioni). Questo storica bevanda deve il nome alle due città del Nord Italia dalle quali provengono i suoi ingredienti: il Bitter Campari ed il Vermouth Rosso. Per questo secondo ingrediente (sul primo non di discute) ho scelto il ‘Punt e Mes’ perchè probabilmente il cocktail (inteso come sapiente miscela di bevande diverse) è nato proprio con il celebre Vermouth di casa Carpano. Sulla storia del Vermouth ci sarebbero innumerevoli racconti ed aneddoti e potrei scrivere un trattato sui cocktails a base di Vermouth e Bitter, ma in un blog di fotografia forse non è il caso. Mi preme però sottolineare che il celebre e diffuso Americano non è altro che una piccola variazione del Milano-Torino (aggiunta di Seltz) e che il Negroni (il mio preferito) è stato inventato dal conte Cammillo Negroni (e dal barman Fosco Scarselli) proprio aggiungendo a Bitter e Vermouth una bevanda alcolica che il conte portò da Londra: il Gin. Parliamo invece di fotografia (è sempre bello unire due passioni): ho scattato questo foto con una luce flash (una sola) sulla destra e con apertura di diaframma 2.8 per lasciare a fuoco solo il bicchiere. Prosit (per rimanere in tema di italianità).
L’autunno è la stagione migliore dal punto di vista fotografico. E’ una delle frasi fatte più celebri del mondo della fotografia. Io non sono d’accordo anche perché le mezze stagioni non esistono più da tempo; e comunque tutte le stagioni hanno qualcosa che le rende ideali per scattare foto. Quest’anno purtroppo non ho ancora ricevuto nessuno invito a contest/concorsi dedicati alle foglie che cadono e ai magnifici colori di questa stagione, però i social network pullulano di tristi foto autunnali. E chi sono io per esimermi da questa mania fotografica? Ovviamente nessuno. E quindi ecco la mia foglia morta autunnale (scattata con Sigma 105mm f/2.8 EX DG Macro a tuttaapertura).
Uno dei tanti obbiettivi del #CostaPhotoBlogTour era quello di cogliere l’essenza più pura e vera della Norvegia, in due parole: Pure Norway. Un gioco stilistico/fotografico forse un po’ banale, ma quando il fotografo è in viaggio cerca sempre di catturare l’aura del paese che visita anche se talvolta (quasi sempre) rischia di cadere nel banale. E quando ho visto questo tipico gadget da turista ho capito di aver trovato una Norvegia pura ma diversa, una Norvegia rosa ma al tempo stesso rossocrociatadiblu. E forse non sarà proprio ‘Pure Norway’ ma è almeno un po’ divertente. E provocatorio. I love Norway. :)