
I Kill the DJ sono una cover band, eseguono solo ed esclusivamente pezzi dei GreenDay. Ieri sera hanno suonato in un locale vicino a Beinette e ho deciso di fare un salto; da diverso tempo non fotografavo musica dal vivo e adoro i GreenDay. Ottimi motivi per sconfiggere la mia pigrizia ed il richiamo dell’accoppiata divano+TV. Il locale è un discopub/pizzeria molto grande ed il pubblico, nonostante gli sforzi del gruppo, ha preferito continuare a mangiare la pizza, l’atmosfera era un po’ freddina per un concerto rock; compreso il sottoscritto le persone interessate alla musica non erano più di venti. Anche le luci (molto forti in sala e colorate rosso/verde/blu sul gruppo) non hanno aiutato a creare l’atmosfera giusta. Ho scattato sempre con il 70/200 impostando a tutta apertura, 1/125 e 3200 iso. La Canon 6D ha un’ottima resistenza al rumore e nonostante questo ho comunque aumentato il disturbo in post-produzione: adoro la grana spessa, il contrasto e il clarity, anche esasperato, nelle immagini di musica rock live. Purtroppo non sono riuscito a scattare come e quanto avrei voluto (le immagini sono tutte scattate dalla stessa posizione): dopo pochi minuti sono stato invitato dalla ‘direzione‘ ad interrompere la mia attività: non era consentito fotografare (immagino fossero banditi anche gli smartphone). Ed è per questo che il nome del locale non compare nel titolo del post. La prima volta, in vita mia, che mi capita. E forse anche che lo sento dire. Ho fotografato ancora un paio di minuti e sono andato via. Non credo tornerò e non mi perdo niente.






Ieri sera ho assistito (e ovviamente fotografato) ad un concerto davvero particolare. In primis per la location: una chiesa sconsacrata, la chiesa di San Rocco, a Frabosa Soprana; che non è proprio dietro l’angolo. Luci non da concerto, ma da conferenza, molto asettiche, con fondale sovraesposto rispetto agli artisti. Poi faceva un freddo pazzesco. E infine il genere musicale: viene definito dalla cantante cantautoriale-rock, ma la definizione non rende nemmeno lontanamente l’idea della particolarità dei suoni e della voce. I suoni: chitarra, flauto e violoncello. E la voce di Laura Lizziweil che cattura e trasforma l’atmosfera in qualcosa di incredibilmente etereo (è la prima definizione che mi è venuta in mente appena ascoltato il primo pezzo); anche se i testi poi in realtà sono molto poco eterei e decisamente più caustici. Ho scattato con il 70-200 ed il monopiede (prima volta in vita mia), 3200 gradi Kelvin e 3200 ISO. In manuale, quasi sempre a 1/80 e f/2.8. E nonostante la poca varietà nella scelta del pose (non è che sul palco ci si possa muovere molto con un violoncello) e delle luci devo ammettere che, malgrado il fotografo, qualche scatto interessante è uscito fuori.




Quest’anno Collisioni si sposta (una piccola parte) a Mondovì e diventa, come per incanto, Mondovisioni. Il gioco di parole risulta automatico e stucchevole (a Mondovì è tutto un mondoqualcosa) ma tant’è: tocca accontentarci della poca fantasia del marketing nostrano. In programma ci sono, fra gli altri, i Subsonica; che giocano quasi in casa visto le loro origini torinesi. E io non posso mancare (ma potevo facilmente evitare, come ho fatto, Francesco Renga). L’ambiente è più ampio rispetto a Barolo, decisamente più ampio: questo facilità i movimenti ed il parcheggio ma l’atmosfera è tanto meno affascinante. Il palco è bellissimo: la mongolfiera con la scritta Mondovisioni, Mondovì è capitale italiana del volo aerostatico, è in grande evidenza e cattura l’attenzione. I Subsonica, guidati da un Samuel frizzante ed in grande spolvero, suonano due ore di grandissima musica: i loro pezzi più conosciuti (Lazzaro, Nuova Ossessione, Discolabirinto) e i brani di ‘Una nave in una foresta’, l’ultimo album. Ho scattato 756 foto (mischiato fra il pubblico). Ne ho scelte 6, ma queste quattro rappresentano al meglio il concerto. Vietato pogare.




Io credo che il riff di chitarra più conosciuto della musica rock (ma potrei dire universale) sia da attribuire ai Deep Purple. E precisamente a Ritchie Blackmore. Ovviamente sto parlando di Smoke on the water (1972). E proprio ieri sera la band inglese si è esibita a Barolo, nello scenario di Piazza Colbert, per la sesta edizione di Collisioni. Non potevo lasciarmi sfuggire l’occasione: purtroppo ottenere il pass ‘fotografo’ per un evento del genere (unica tappa in Italia) è stata un’impresa impossibile e quindi mi sono dovuto accontentare di fotografare dalla piazza. Ho trovato comunque una buona posizione e, complice la mia altezza, sono riuscito a scattare qualcosa di interessante. Nonostante l’età (il loro esordio è datato 1968) e l’addio di Ritchie Blackmore (sostituito alla chitarra da Steve Morse) e Jon Lord (quest’ultimo mancato nel 2012) i Deep Purple sono ancora un gruppo straordinario, la loro energia è catalizzante e il loro sound è di altissimo livello; d’altronde 46 anni di esperienza non si dimenticano in una notte. Ian Gillan ha perso un po’ la voce che ha caratterizzato gli esordi ma è ancora un incredibile animale da palcoscenico e nonostante l’età riesce sempre ad entusiasmare il suo pubblico. Collisioni 2014 è appena iniziato ma promette di essere ancora una volta un grande evento.


