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Brian Molko
POSTED ON 29 Giu 2006 IN Concert

Brian Molko

E’ stata una piccola impresa riuscire a fotografare al concerto dei Placebo. Nonostante i cacciatori di taglie, nonostante un capellone proprio davanti al sottoscritto, nonostante le mani alzate e nonostante la scarsa stabilità del fotografo sono riuscito a scattare qualcosa di interessante. Ho fatto 149 foto dal quale ne ho selezionate 13. Questa è la mia preferita. Il protagonista di questa foto è Brian Molko; ma d’altronde è lui l’indiscusso leader della band. Brian Molko è i Placebo, senza ombra di dubbio.

The Hormonauts @ Pop2000
POSTED ON 28 Mar 2006 IN Concert

The Hormonauts #01Hormonauts #02

Sabato sera al POP hanno suonato i “The Hormonauts”. Era diverso tempo che non andavo al locale di Diano San Pietro e sono rimasto favorevolmente impressionato; è un locale ridisegnato a misura per la musica dal vivo. Molto bene. Il concerto è iniziato in ritardo, come previsto. I tre romagnoloscozzesi si sono presentati sul palco a mezzanotte e 45, un po’ tardi per i miei gusti. La loro performance è stata però davvero esaltante: mi aspettavo un gruppo più tranquillo invece i tre riescono a scaricare un’energia sul palco davvero importante. Il cantante, Andy, è un vero istrione, un trasformista trascinatore. Sasso, il contrabassista, riesce ad inserirsi in maniera magistrale tanto da far apparire il suo strumento, molto particolare a dire il vero, come fondamentale al successo di qualsiasi rock-band. Ma, per quanto possa capirmene io di musica, il fenomeno del gruppo è il batterista Pinna: un vero virtuoso. I suoi precedenti punk/hardcore si intuiscono appena incomincia a picchiare, inesauribile, veramente molto ma molto bravo. Non mi aspettavo tanta carica da un gruppo che si definisce Rockabilly, bellissime le loro rivisitazioni di “Cassius” e di “Great balls of fire”, coinvolgente la loro “Lucky Toy”. Consiglio di seguire questi tre ragazzi, faranno ancora molta strada.

The Cooper Temple Clause
POSTED ON 12 Feb 2006 IN Concert

TCTC #01

Ieri sera, a Torino, ho assistito al concerto dei “The Cooper Temple Clause“. Non voglio dilungarmi troppo nel descrivere la serata, c’è chi farà la cronistoria. Voglio solo lasciare alcune piccole annotazioni. Mi è sembrato di essere in Inghilterra, in uno di quei locali che fanno la storia del rock. Lo Spazio 211 è veramente un posto straordinario per ascoltare musica dal vivo. I TCTC sono un ottimo gruppo anche se sinceramente faccio fatica a trovare un leader e, dal mio punto di vista, la mancanza di qualcuno di superiore agli altri è una mancanza, un appiattimento verso il basso. Non ho visto il genio, il fuoriclasse; ma forse mi sbaglio e nel breve tempo diventeranno icone del rock internazionale. Chissà. Sono arrivato a casa alle sei del mattino, con 5 filmati da pochi secondi e diverse foto ben riuscite. Mi sono divertito.

TCTC #02TCTC #03

I Cooper Temple Clause salgono sul palco con una lattina di birra moretti, le All Star ai piedi, camicia o maglietta, giacche in pelle: sono il tipico gruppo inglese dai piedi alla testa, sottolineando la testa per le pettinature da neo-beatles alternative (che se non ricordo male dalle parti di Candem Town sono molto regular).

La cosa più difficile è capire chi suoni cosa: tutti si alternano agli strumenti, tranne il batterista. Si divertono questi cinque ragazzi ed è un peccato non averli visti in sei, quando ancora avevano il bassista sosia di Paul McCartney con loro. Ben Gautrey (voce) ha una voce ispirata, delicata dove serve e roca e graffiante in tutto il resto. Sguardo basso o al cielo, volto un po’ incupito mentre canta, ricorda un po’ Kurt Cobain e tutti quelli che son venuti dopo per quella via. Altro componente che risalta è sicuramente Tom Bellamy (chitarre), truccato come un figlio dei Cure.

Il pubblico sembra imbarazzato e si scalda solo dopo qualche pezzo. Dispiace che sia poco numeroso, dispiace al pensiero che altrove siano considerati l’anello mancante tra Muse e Radiohead e qui sembrino un gruppo emergente (complice anche la disponibilità di fronte a richieste di foto e di autografi). Nei 70 minuti di concerto alternano track nuove a brani notissimi e molto apprezzati come Promises, Promises e Panzer Attack, che ha chiuso il tutto in maniera allegra e potente. Sono bravissimi, puliti, decisi, la voce non cede alla stanchezza neppure un istante, Tom sanguina l’impossibile mentre suona la sua chitarra e quando ci firma un autografo ha le dita disintegrate… lo strumento è un prolungamento del corpo, se senti la musica che emana si annulla tutto il resto.

Torneranno presto in Italia e li aspettiamo, dopo l’uscita del terzo album prevista per la primavera di quest’anno. (Chiara)