Questa foto è una riproduzione, credo abbastanza fedele. Fu scattata da mio nonno, nei caruggi di Rezzo, nei meravigliosi anni ’70. La vedo da tempo esposta (e malandata, ma d’altronde ha quasi 50 anni) in casa di mia zia e non so quante volte ho pensato: “Devo andarci”. Finalmente ho risolto e cancellato dalla lista delle cose da fare (è un elenco che non mi fa dormire). Il tempo non ha cambiato le cose: ho cercato la stessa posizione (almeno quanto mi ricordavo) e ho scattato direttamente in monocromatico, come nell’originale.
Cosa ci fa la testa del David di Michelangelo rovesciata in un cortile del centro di Torino? No, non l’ho fatta cadere io. E’ un’opera dell’artista Andrea Salvatori, si chiama The Big Testone ed è stata inaugurata il 12 settembre 2019 all’interno del cortile di Palazzo Villa di fronte all’ingresso del negozio del lusso San Carlo 1973. La testa è vuota, al suo interno l’artista ha piazzato delle stelle, un simbolo che Andrea Salvatori utilizza spesso e i visitatori hanno buttato delle monete. Perché? Non è dato saperlo, ma la gente è strana: avranno espresso un desiderio che sicuramente si sarà realizzato. Vicino è scritta una frase di Kant, ma rovesciata: “Il cielo stellato dentro di me, la legge morale fuori di me”. Perché? Non lo so, non posso sapere tutto. :-)
Due cose riempiono l’animo di ammirazione e venerazione sempre nuova e crescente, quanto più spesso e più a lungo la riflessione si occupa di esse: il cielo stellato sopra di me, e la legge morale dentro di me.
– Immanuel Kant
Quando mi è stato detto che il luogo di ritrovo sarebbe stato sotto il rinoceronte appeso mi sono immaginato un modo di dire tipicamente bresciano. E invece no, nel quadriportico (si chiama così) del centro città, a due passi da piazza della Vittoria, si può ammirare veramente un rinoceronte (a dimensioni reali) appeso sopra la testa dei passanti. È un’opera dell’artista Stefano Bombardieri, non nuovo a creazioni del genere, dal titolo “Il peso del tempo sospeso”. È stata installata all’antivigilia di Natale del 2020 e sarebbe dovuta rimanere esposta per due anni ma, sfruttando la nomina di Brescia capitale della cultura, è ancora lì, a sorprendere i passanti, in attesa di trovare un tempo definitivo. Sembra vero.
Quando siamo entrati nel foyer del teatro Grande di Brescia la nostra guida, Armando Pederzoli (celebre accompagnatore della Pimpa), mi ha detto: “Preaparati al Wow!“. È un modo di dire che lui usa molto molto di frequente e che ho imparato a conoscere in questa due giorni bresciana. E infatti appena entrati in teatro sono rimasto di stucco: perché il Grande è qualcosa di strepitoso in ogni angolo e in ogni soffitto. Il nome “il Grande” (un po’ strano) venne scelto in onore di Napoleone Bonaparte, ma quando questi decise di non presentarsi all’inaugurazione i Bresciani, feriti nell’orgoglio, cambiarono la denominazione togliendo l’articolo in modo che non fosse più dedicato al grande condottiere francese; piccole curiosità che ho imparato durante la visita guidata con Laura Castelletti, vicesindaca di Brescia, e con Umberto Angelini, soprintendente del Teatro. Non ho realizzato un vero reportage fotografico, ma ho semplicemente scelto le immagini che mi hanno colpito di più: il caffè del Teatro è semplicemente favoloso.