Una foto di mezzo pomeriggio, nell’ora di punta del sabato. Un tocco di HDR per elevare i toni. Splendida piazza de Ferrari.
Una foto di mezzo pomeriggio, nell’ora di punta del sabato. Un tocco di HDR per elevare i toni. Splendida piazza de Ferrari.
Devo ammettere che adoro questo tipo di minimalismo un po’ sciupato, con colori semplici e lineari, che fa molto pellicola anni 70/80. In casa ho decine di foto con questo tipo di colorazione scattate da mio padre con la Nikon F, sembrano quasi rovinate, ma in realtà è una scelta di campo che ricorda, per certi versi, un certo Luigi Ghirri. Magari, eh?
Non riesci a respirarla, eh? Vedi qui si celebra la durata, la continuità, tutto quello che non passa mai e che ci rende immortali. Tutto quello che ci fa sentire, ora e per sempre, membri di qualcosa che non morirà mai. Vedi, amico mio, il tempo quando entra qui si ferma un attimo e si toglie il cappello. Anche tu avrai un posto simile da ricordare, certo, ma il mio è questo.
Giorgio Albertazzi – Dal film ‘Ora e per Sempre‘.
Qualche tempo fa scrissi che il primo post più bello che avessi mai letto era quello di Valentina intitolato La Partenza. L’immagine che accompagna quel testo, dedicato al viaggio, era un tram di Lisbona. E allora mi sembra giusto, a distanza di tempo, tanto tempo, aggiungere alla mia foto il suo racconto, la sua descrizione del viaggio. Buona lettura. ;-)
Ogni volta che sono partita, la mia vita ha fatto un piccolo balzo nervoso – come la puntina dei vecchi giradischi sugli LP impolverati dei genitori. In ogni partenza c’è ogni cosa, e più di tutto c’è la vita che fa cortocircuito. Le valige, ad esempio. Nelle valige mettiamo tutto il superfluo di cui non possiamo fare a meno, gli oggetti più belli accanto a quelli più vecchi; il funzionale e l’elegante, il tacco e l’infradito, il maglioncino di lana e la canotta. Il tanga e l’assorbente, per dire. E sono cose talmente banali sulle quali è probabile non ci soffermiamo mai a pensare; sono il nostro mondo tascabile, il nostro ego fuori da noi stessi, l’anima che si materializza. Mara ad esempio, quando andammo a Praga, portò nella valigia un rotolo srotolato di carta assorbente da cucina. Per l’igiene intima, mi spiegò. Questo credo che renda l’idea.
Con la valigia pronta si parte per gioia, per dimenticare, per festeggiare, per commemorare, per darsi un’altra chance o per darla a qualcun altro. Si parte anche per smettere un attimo di essere se stessi, tirare un sospiro di sollievo dalla quotidianità, dai soliti ruoli, le stesse maschere. Si parte per nascondersi o per svelarsi, forse anche a se stessi. Si parte per amore, per curiosità o per dolore. Si parte perché ci va, e si parte anche se non ci va: perché ci sono momenti in cui partire è l’ultima spiaggia davvero – anche se poi si va in montagna. Si parte per sete di conoscenza, per egoismo, lusso o vizio; ma si parte pure per altruismo, fratellanza e solidarietà. Si parte per omologarsi a “tutti gli altri”, e si parte per protestare, rompere gli schemi, chiamarsi fuori. Si parte per seguire una strada, perderne cento, inseguire un sogno o seminare un incubo. In fondo, si parte solo perché la vita è un viaggio che ha destinazione certa. Si parte, quindi, per dimenticare la morte ma, come scrive Enrique J. Poncela, per trovare il senso della vita non c’è niente come morire.
E allora: viaggiamo! (Valentina Calzia)