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Qualcuno volò sul nido del Barbagianni
POSTED ON 24 Mar 2025 IN Reportage

Il Barbagianni /18

Il Barbagianni comune (Tyto alba, se vi piace il nome scientifico) è un rapace notturno che potrebbe tranquillamente essere il Batman degli uccelli, se solo avesse una caverna segreta e un mantello. Appartiene alla famiglia dei Titonidi, ma quello che più ci interessa è il suo nome: Barbagianni. Vi siete mai chiesti da dove venga? Bene, barba è una forma settentrionale di zio (molto ligure in effetti), e Gianni… beh, è l’ipocoristico del nome italiano più conosciuto. Quindi, in pratica, è lo zio Giovanni del regno animale, un nome affettuoso che gli è stato dato per la sua reputazione di guardiano, come se fosse il nostro protettore notturno. Quando si avvicina alla sua preda, il Barbagianni ha una tecnica di volo che sembra un’arte marziale: un movimento oscillante che lo rende super discreto. E non solo, il suo volo è il più silenzioso di tutti gli uccelli conosciuti. Immaginatevi un ninja piumato che sorvola il mondo senza fare un rumore, l’incubo dei suoi nemici, il predatore perfetto. La sua struttura fisica è un altro segreto del suo successo: le ali, che sono molto più grandi rispetto al suo corpo, gli permettono di planare senza muovere un muscolo. È come se avesse il suo personalissimo hovercraft per volare senza sforzo. In poche parole, il Barbagianni è il supereroe dei cieli: silenzioso, agile e sempre pronto a sorprenderci.

Per volare verso il suo nido, bisogna essere come il nostro Barbagianni: dei veri e propri ninja silenziosi. Aprire, sorvolare, scavalcare, camminare, salire, sempre nel massimo silenzio. E poi, restare sorpresi e affascinati, perché il nostro supereroe appare come per magia, all’improvviso, fiero e magnifico. È lui il protagonista indiscusso della nostra esplorazione, e non potrebbe essere altrimenti. Ci osserva, ci scruta e, chissà, forse ci protegge anche. E come succede quando ci troviamo di fronte a un eroe famoso e indiscutibile, il resto, purtroppo, non regge il confronto, nonostante la sua straordinarietà e la sua bellezza. La sala che ospita il nostro pennuto è davvero incantevole, con un bellissimo pianoforte, una macchina da scrivere Remington 12, un modello importato tra le due guerre dal famoso Cesare Verona. E poi c’è una bottiglia storica di Vermouth Martini, che per un attimo mi ha fatto venire voglia di sedermi davanti alla Remington e lasciarmi trasportare nell’atmosfera di un classico aperitivo all’italiana.

Potrei continuare a descrivere le meraviglie di questa villa, ma sarebbe inopportuno nei confronti del Barbagianni. Sinceramente non credo di averne la forza, anche se gli Amaretti di Sassello, la Savonarola e quel romantico baule lungo la scala avrebbero meritato almeno una menzione. Prima di uscire mi sono fermato sotto uno strano ed elegante porticato. Smoke ho pensato, ho capito e per un attimo ho sentito il desiderio di accendere una sigaretta, poi mi sono ricordato che quel vizio mi manca. Ho spinto la porta ed è come se fossi uscito in un altro mondo, un mondo che pensavo fosse libero: ho girato lo sguardo e davanti a me una strega, cattiva, forse anche più cattiva di quanto ricordassi. Non si può cambiare, non è un incantesimo, è magia nera, pura, che si aggrappa alle ombre e ti trascina nel baratro.

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Smoke

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