
Il Carnevale di Ivrea è un’esperienza fatta di tante sfaccettature ed emozioni, ma senza dubbio la più importante e conosciuta è la Battaglia delle Arance, che rappresenta il momento fondamentale della manifestazione. Raccontare il Carnevale di Ivrea significa partire proprio da questa battaglia, che è l’aspetto più sentito e simbolico dell’intero carnevale. Qui non ci sono maschere e costumi, c’è una tradizione forte costruita nel tempo: ad Ivrea si combatte, ma sempre sotto il segno dell’amicizia e del rispetto reciproco.
Ma come funziona? La battaglia coinvolge i lanciatori a piedi e quelli sui carri. I carri, che
sono 51 divisi in 34 pariglie e 17 tiri a quattro, seguono un percorso attraverso la città, passano per le piazze dove ci sono i lanciatori a piedi pronti a lanciare le arance verso di loro. È una battaglia cruenta e continua, un susseguirsi
di arance che volano e carri che avanzano. È difficile descrivere appieno l’atmosfera, perché chi non l’ha vissuta in prima persona fatica a percepirla davvero. Ci sono volti, emozioni, ed è un continuo passare
di momenti e immagini che restano impresse nella mente. Ciò che mi colpisce di più è il modo in cui i lanciatori sui carri scagliano le arance dall’alto, mentre le squadre di aranceri a piedi lanciano verso i carri.
È una battaglia senza sosta, un gioco di scontri epici e emozionanti, per certi versi anche cattivo. Il vantaggio di chi sta sui carri è quello di essere
protetto da una maschera, ma ci sono solo dieci persone per carro (con due conducenti) e vi posso garantire che arrivano al termine della
sfilata (perdonatemi il termine) davvero stremati e con le braccia stanchissime. Gli aranceri, invece, sono molti di più, possono fermarsi per riprendere fiato e ripartire, ma senza protezioni.
Non ci sono solo lanciatori, allo storico carnevale di Ivrea c’è anche un pubblico (biglietto di ingresso 15 euro) che ha la possibilità di nascondersi dietro le reti di protezione oppure rischiare e avvicinarsi vicino ai carri, dove la battaglia è molto violenta. Volendo si può anche lanciare e provare l’ebrezza di diventare aranceri per qualche secondo: ma attenzione, perché nel caso il rischio di una risposta è reale. Esiste uno strumento, il berretto frigio, un copricapo rosso che dovrebbe rappresentare la neutralità dello spettatore (prezzo minimo 6 euro, esistono diverse tipologie). In realtà, però, serve a poco, perché i carri combattono nelle vicinanze (il raggio di lotta intorno al carro è di pochi metri), ma le arance volano ovunque, senza esclusioni. Quando i carri passano, passano, e quando sparano, sparano, non c’è molta protezione a cui affidarsi. Ho scattato una foto che cattura questo sensazione. Ci sono una madre e una figlia, entrambe con il berretto frigio, accovacciate e che si proteggono a vicenda per cercare di evitare le arance in arrivo. Nonostante il pericolo imminente, entrambe ridono, divertite dalla situazione, ma allo stesso tempo sono terrorizzate dalla possibilità di essere colpite, magari anche in faccia. Questa immagine è splendida perché riesce a racchiudere in un solo scatto la gioia e la paura che caratterizzano questo incredibile carnevale.
Ho avuto la fortuna di passare un po’ di tempo su un carro, poi sono sceso a piedi. Ho preso un’arancia nell’occhio sinistro mentre fotografavo (con l’occhio chiuso non ho visto arrivare il proiettile), ma ho continuato a fotografare (e oggi ho l’occhio gonfio). Mi sono buttato dentro senza paura, rischiando anche qualcosa, ma senza il rischio finisce il divertimento. Alla fine ho scelto 53 scatti che penso possano rappresentare bene l’essenza di questa battaglia e del Carnevale di Ivrea. Domani voglio raccontare un’altra storia, un po’ più intima, ma per ora voglio partire proprio da questa battaglia. Spero che le mie foto riescano a trasmettere l’emozione e l’essenza di questo Carnevale incredibile e fantastico.



















































