Anche in questo terribile 2020 è giunto il momento di guardarsi per qualche secondo (veloce) alle spalle. La scelta delle immagini per il consuntivo di fine anno è caduta, per la prima volta, fra le foto pubblicate (senza esagerare) e non solamente fra quelle scattate: il problema, ormai da un paio di anni, è che non riesco mai a postare in tempo reale. Dallo scatto alla pubblicazione passa un tempo variabile (molto lungo), questo fattore è stato acuito dall’urbex che non ha tempi veloci, anzi, in alcuni casi è meglio tergiversare, e la post-produzione richiede sempre molto tempo. Ho ancora da pubblicare diverse immagini del 2019, non mi fermo mai quando si tratta di scattare, il livello si alza e il tempo a disposizione diminuisce. Quest’anno poi è stato davvero particolare, un anno di merda sotto tutti gli aspetti, e il Covid mi ha lasciato qualche strascico mentale. Per lungo tempo siamo stati rinchiusi fra quattro mura e la voglia di fotografia è rimasta a macerare dentro lo stomaco: per mesi non ho pubblicato, non ho guardato, non ho osservato; un blocco completo durato da metà marzo sino a luglio inoltrato. Poi con la fine dell’estate sono riuscito a trovare la voglia e la testa per mettermi a giocare con la fotografia e ho raggiunto il ragguardevole numero di 180 post. Non male viste le premesse. E’ stato comunque un anno carico di novità: sono entrato a far parte del mondo mirrorless a tutti gli effetti e ho quasi concluso il rinnovamento del mio corredo aggiungendo anche il piccolo drone di casa DJI. Giocoforza la scelta degli scatti si è fermata sul possibile: niente eventi, pochissima street, viaggi quasi azzerati. E quindi ritratto (anche un selfie), landscape e tanto urbex: sono questi i tre caposaldi della mia fotografia, mi sembra diventato lineare. Cosa mi aspetto dal 2021? Innanzitutto che finisca la crisi e che si possa tornare a uscire senza dover controllare il colore. Solo la libertà, mi basta. Ho iniziato a fine 2019 un percorso con le ottiche vintage che sta proseguendo ed inizia ad assumere una certa connotazione. E’ una fotografia più rilassante, meno interessata al profitto fotografico e più al divertimento: con i limiti imposti dalla mia mentalità mi piacerebbe divertirmi. Certo, ci devono essere i risultati, ma non sono poi così fondamentali quando si parla di passione. Let’s go!













A Beinette, i ragazzi della parrocchia hanno creato, per Natale, una sorta di cammino magico fra le cappelle del paese. Il percorso fra i presepi è tempestato di stelle dorate di cartone e per i più piccoli il gioco è riuscire a contare quante più stelle possibile. Per l’occasione ho tirato fuori il mio Carl Zeiss Jena Tessar 50mm f/2.8 e sono andato con Alice alla ricerca delle stelle; durante le feste mi torna sempre in mente il vintage. Il Tessar è uno schema ottico sviluppato dalla Carl Zeiss, brevettato nel lontano 1902 su progetto del celebre Paul Rudolph, e poi largamente usato come obiettivo anche in tempi moderni: l’ottica in mio possesso è stata prodotta fra il 1984 e il 1990 in Germania Est. La caratteristica più riconoscibile di questa lente è il celebre bokeh a bolle di sapone, abbastanza visibile nella prima foto; la nitidezza a tuttaapertura non è straordinaria, ma nonostante gli anni e il progetto ottico datato è comunque divertente tornare (per qualche scatto) a fotografare completamente in manuale; sulle mirrorless elettroniche il focus peaking aiuta molto nella messa a fuoco (soprattutto ad ampie aperture) e il gioco risulta davvero semplice. E niente, la scimmia vintage non accenna a lasciarmi in pace. :-)






Prosegue imperterrita, e senza soluzione di continuità, la tradizione del post natalizio. La foto di quest’anno è tipicamente urbex, scattata nel 2019 all’interno di una celebre fabbrica abbandonata in Liguria; ed è la seconda volta che pubblico una foto di questo tipo (alberello di natale in luogo abbandonato). Dev’essere una particolarità molto diffusa, perché mi è già capitato in diverse occasioni. E’ un Natale molto strano questo datato 2020, un anno che ricorderemo: niente cene, niente feste, niente assembramenti, ma si al cashback e alla messa di Natale, anticipata dal coprifuoco imposto dal governo e dal virus. Quindi l’augurio questa volta suonerà un po’ finto, ma voglio farlo ugualmente: e il mio più sincero augurio per un bellissimo e felice Natale.

Torino non è un luogo che si abbandona
– Friedrich Nietzsche

Volevo scegliere un titolo in inglese che potesse dare importanza a questa foto, ma non ho trovato niente e ho scelto qualcosa di descrittivo. Perché quello è. La foto non mi fa impazzire, ma mi hanno detto che la colpa è soprattutto del soggetto e allora mi sono sentito rinfrancato: questo è il bellissimo albero di Natale di Piazza Galimberti a Cuneo; in tempo di Covid e crisi tocca accontentarci. Stanno per iniziare le due settimane più impegnative dell’anno e questa volta sarà anche peggio.