Lo scorso 30 dicembre, nel resoconto di fine anno, mi auguravo di aumentare la qualità della mia produzione fotografica. Non so se in questo 2017 sono riuscito nell’intento (spero e credo di si), sicuramente è aumentata la consapevolezza. La consapevolezza di capire quello che sto facendo, in tutte le fasi del progetto fotografico. Alla fine dell’anno si contano 165 articoli, un discreto numero, ho eguagliato il mio record risalente al 2012. Sono stati dodici mesi di novità fotografiche, di esplorazioni urbex, di fotografia di strada, posso affermare senza paura di smentita di aver imparato tantissimo e di aver accresciuto notevolmente il mio bagaglio culturale e tecnico. Ho cambiato macchina fotografica, ho completato la mia gamma di obbiettivi in modo quasi totale, ho trovato uno zaino perfetto (e questa affermazione è probabilmente un azzardo). C’è stato il passaggio (parziale) al due/terzi e questo complica un po’ le cose nella pubblicazione delle foto: ma credo che l’alternanza fra i vari formati (magari anche verticale, una novità per il sottoscritto) sia qualcosa di positivo; le scelte di layout però si sono complicate e quindi le foto non sono presentate in ordine temporale, come al solito, ma in ordine di formato. Ovviamente non sono le migliori, ma quelle che rappresentano al meglio il mio 2017. C’è Alice, e lei non può mancare, ma c’è anche il fish-eye, ritratto, soprattutto urbex, notturno, lunghe esposizioni, street e anche una foto di backstage teatrale; insomma, come sempre un pò di tutto. C’è anche tanto bianco e nero in questo ‘best of’ ed è una peculiarità, forte, dell’anno che volge al termine.



![Viola [Mirror]](https://www.samuelesilva.net/blog/wp-content/uploads/2017/03/violamirror-600x400.jpg)









Prosegue imperterrita, e senza soluzione di continuità, la tradizione del post natalizio. Quest’anno mi sono mosso per tempo: ho scattato la foto dedicata alla festa più importante della liturgia cattolica nella grotta di Babbo Natale, nell’incantevole paese di Ornavasso, a inizio dicembre. Quale posto migliore? Lungo il tragitto per raggiungere Babbo Natale (al freddo, al gelo e nell’umidità più assurda) c’erano dei piccoli anfratti e in uno di questi hanno attirato la mia attenzione alcuni simpatici animaletti somiglianti a piccoli gufi: praticamente uguali agli uccelli di Angry Birds, ma in versione natalizia. Questo è il motivo del titolo, non certo per via del mio umore attuale che invece tende al positivo. E il mio più sincero augurio per un bellissimo e felice Natale.

Entrare nel parco di Villa Poss è stata un’esperienza unica e straniante. Situata sulle rive del Lago Maggiore, la villa e il suo parco sono un angolo di pace e bellezza difficile da descrivere. Il panorama che si apre davanti agli occhi è mozzafiato: il lago che scintilla sotto il cielo, circondato da colline e montagne che sembrano farsi cullare dalle acque. Durante la mia visita, che è avvenuta nelle prime ore di un’alba gelida di dicembre, il silenzio assoluto e l’aria frizzante accentuavano il senso di isolamento e serenità che provavo. In quel momento, nonostante il desiderio di condividerlo con qualcuno, mi sono ritrovato da solo. L’atmosfera, così intensa, mi ha permesso di immergermi completamente nella bellezza del luogo. Con la fotocamera ho cercato di catturare ogni dettaglio, approfittando della luce fredda e morbida che l’alba regalava al paesaggio. Eppure, più fotografavo, più mi rendevo conto che niente avrebbe mai potuto rendere giustizia a quella sensazione di pace. Il tempo sembrava fermarsi, e la bellezza del lago, così incontaminata, sembrava un dono raro.
Dentro Villa Poss non è rimasto quasi più nulla. La celebre Torre, che un tempo dava il nome alla villa, è ormai crollata, lasciando solo tracce di ciò che fu. Le pareti dell’edificio stanno cadendo a pezzi, e l’intera struttura si presenta pericolante e instabile. L’unico elemento che ho potuto fotografare è stata la scalinata, ormai l’ultima testimonianza della grande bellezza che un tempo caratterizzava la villa. Non credo che l’edificio possa rimanere in piedi ancora per molto. La mia sensazione è che sia solo questione di tempo prima che il degrado faccia il suo corso. Il mio consiglio, se qualcuno decidesse di visitarla, è di fare molta attenzione: il rischio è elevato. Io stesso mi sono trattenuto solo per pochi minuti, per poi uscire rapidamente e godermi l’aria fresca e pulita all’esterno, lontano dal pericolo.
Non posso fare a meno di pensare a come possa essere stato possibile che un luogo così ricco di storia e bellezza sia stato abbandonato al suo destino. I piani per il futuro della villa parlano, vista la sua posizione privilegiata, di una trasformazione in albergo di lusso, ma credo sarà molto difficile. Tuttavia, penso che sarebbe un peccato sacrificare la sua armonia naturale per un luogo esclusivo. Sarebbe forse più giusto mantenere il parco aperto al pubblico, con accesso limitato su prenotazione, per preservare il silenzio e la magia di un luogo che, in fondo, appartiene a tutti.
Villa Poss era una delle residenze più celebri del lago Maggiore. Si trova tra Intra e Ghiffa, acquistata alla fine del Settecento dal marchese Luigi Caccia-Piatti di Novara. Venne costruita in varie fasi nel corso dell’Ottocento, mantenendo però sempre una caratteristica torre in stile medievale che la valse l’appellativo di villa La Torre. Fu abitata da un ministro napoleonico (Giuseppe Prina), un conte vercellese (Casanova), due industriali intresi (Giuseppe Frova, Carlo Franzosini), un principe polacco (Josef Poniatowsky) e, nel Novecento, dall’imprenditore trentino Alessandro Poss. Dotata di un panorama suggestivo sul lago, assunse le forme attuali con gli interventi operati negli anni 1860-64 e 1868-70 dagli architetti Pietro Bottini e Francesco Galli. Imponenti anche i giardini, la cui attuale estensione è di quasi sei ettari. Il meraviglioso parco si componeva di serre, grotte, vallette, ponticelli, gazebo, scuderie e numerosi esemplari arborei e arbustivi.













La luce dei fari negli occhi
attraversa la mia fantasia
accarezzo un’immagine
con la voglia di viverti
e mi piace vederti così
mentre aspetti ogni giorno il mio viso
ma non prendermi mai sul serio
dammi solo il tuo desiderio
(Stop – Gianna Nannini)