SAMUELESILVA
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Percorsi Magici

30 Ottobre 2007

Domenica, come promesso, sono passato a visitare Percorsi Magici, la mostra curata e allestita da Alberto Terrile. Non avevo letto la presentazione (errore imperdonabile) ma ho subito capito che tutte le foto avevano in comune un colore: a seconda dei casi il rosso, il giallo, l’azzurro e il nero; un colore forte che caratterizzasse lo scatto. Per certi verso l’esperimento mi ha ricordato la rubrica “compito a casa” che Filippo Crea tiene (o teneva) sulla rivista Tutti Fotografi. Fra le foto scattate dai ragazzi del corso di Alberto alcune mi hanno colpito particolarmente e ho deciso di pubblicarle in calce al post. Complimenti a Serena Niso e a Marina Rossi che hanno addirittura due foto nella mia personale Top Ten.

Alberto tiene a precisare: “[…] forse è importante aggiungere che è in primis un test sull’innalzamento della soglia di percezione del colore durante una passeggiata e solo in seconda istanza un prodotto estetico. Le belle foto da mostra ….potrei dire che le faremo…”.

Foto di Francesco PantileFoto di Andrea MonaldiFoto di Roberto SabaFoto di Daniela ManginiFoto di Paola Palestro
Foto di Marina RossiFoto di Serena NisoFoto di Marina RossiFoto di Sylvie GarronwFoto di Serena Niso

17 Commenti

  • palmasco ha detto:

    Disclaimer: sono coautore e attore di Photowalk.it.

    Detto questo io credo veramente che i temini semplici come quello che presenti, facciano male alla fotografia, più di quanto le facciano il bene di produrre un paio di belle foto come quelle che segnali qui.
    Penso, all’opposto, che la fotografia sia relazione con lo spazio e il tempo, come facciamo per esempio in photowalk: disarmati, reattivi, appassionati.

    Qui non c’è più spazio per discutere le ragioni della mia posizione, ma se qualcuno ne ha voglia, possiamo trovare lo spazio per parlarne tutti insieme.
    :-)

  • Samuele ha detto:

    ->Palmasco: no, non mi trovi d’accordo. Devi considerare in primis che si trattava di un corso di inizio alla fotografia. E quindi qualsiasi fotografo deve partire da temini semplici. Non è una mostra di Salgado, non è una mostra di Capa. E alcune foto sono particolarmente interessanti.

  • MARINELLA ha detto:

    questa esercitazione fatta con il corso di Terrile non può essere definita un temino semplice, anzi.
    grazie a questa abbiamo imparato, poichè come dice samuele era un CORSO BASE, a guardare oltre. a relazionarci con uno sguardo diverso a ciò che ci circonda.

  • Alberto Terrile ha detto:

    Caro Palmasco,
    capisco la passione che ti anima e che apprezzo, conosco il vostro progetto, Tambu è un amico….però io farei attenzione a confondere ciò che si vede con ciò che è quella mostra.
    A forza di bravure e foto belline talvolta si perde il senso del fare fotografia….qui RIBADISCO NON ERA IL LUOGO PER DIRE GUARDA QUANTO SIAMO BRAVI (io poi ho solo curato il percorso e fornito l’input).
    PERCORSI MAGICI

    Il nostro mondo è un set nel quale vengono create in due minuti più immagini di quante non ne siano state prodotte nellíarte del ë600 e ë700.
    Cresciamo con le ìrappresentazioniî, divenendo così impermeabili alla realtà visibile che viene costantemente mediata (quindi ricreata) attraverso líimmagine. Nella pratica potremmo dire che oggi guardiamo senza vedere.
    Il percorso percettivo che ho proposto intendeva sviluppare una differente sensibilità nei confronti del colore intervenendo sullíaccumulo di informazioni che occupano il nostro cervello. In pratica ho chiesto di andare alla ricerca del giallo ovunque questo si trovasse, focalizzando líattenzione solo su questo colore . Come per magia è bastata la prima ora di questo esercizio díattenzione, per constatare che îquel coloreî si mostrava brillando più degli altri. Líoperazione è stata ripetuta con altri tre colori : líazzurro,il rosso e il nero. Il risultato che desideravo ottenere è stato raggiunto: i ragazzi hanno sperimentato interiormente un cambiamento in quella passeggiata di tre ore. La mostra che state per vedere è il risultato di questíesperienza nellíambito del corso base di fotografia. Ognuno ha contribuito nella misura di quelle che sono le sue capacità. Chi guarderà queste immagini unicamente da un punto di vista estetico cadrà nel tranello del guardare senza ìvedereî.

    Alberto Terrile -Genova 17 ottobre 2007
    SE VOGLIAMO APRIRE DISCUSSIONE PERCHE’ NON…

    parliamo dell’ennesima mostra sulle statue di Staglieno (berio Caffè)…BASTA STAGLIENOOOOOOOOO,degli esperimenti in buona fede di Giuliana Traverso coi suoi colpi al cuore a P Rosso ( che torni sulla vecchia strada…ma non mi piaceva manco la vecchia) delle foto di LOVATI che si ripete da 20 anni!…..insomma come vedi anche io ho le mie opinioni….in questa mostra c’è gente CHE NON SAPEVA UN CAZZO DI FOTOGRAFIA,DI ESTETICA,DI FILOSOFIA DELL’IMMAGINE….ora non è che SONO IMPARATI…per dirla in gergale….ora iniziano a muovere i primi passi e per certo qualcuno con risultati lusinghieri!Perdona se difendo le istanze e ciò che hanno fatto…..ma loro non vivono di fotografia, io sì…e non lo dico per fare il pazzesco, ho fatto della passione un mestiere che onoro con onestà!
    Amici come prima…facciamoci una pizza una sera assieme a Samuele e Tambu ok???

  • palmasco ha detto:

    Caro Alberto, grazie per avermi risposto, e anche agli altri.
    Rispetto e apprezzo la vostra iniziativa, ci tengo a dirlo.

    Per amore di discussione, però, ritengo giusto sostenere e arricchire la mia posizione, proprio perché sia chiaro che non sono in ballo le suscettibilità individuali, ma un discorso più ampio sulla fotografia, come credo interessi anche a voi.

    La visione per me non è lo scatto, in sintesi estrema.
    Il fotografo, qualsiasi fotografo, è colui che elabora un punto di vista e lo traduce in visioni. Secondo me toglierli questo lavoro, per esempio dandogli un tema, significa distruggere la sua possibilità di fotografare, pur permettendogli di fare alcune fotografie (sottolineo alcune). So bene di che parlo, perché come puoi immaginare, negli anni della formazione di quei temini ne ho fatti a centinaia io per primo. Non mi hanno mai convinto.

    La visione, per me, si educa guardando le foto dei maestri, andando a guardare le stampe originali, andando a vedere dai grandi cos’è il dettaglio nell’ombra e cos’è il dettaglio nelle luci, e quanto dettaglio o mancanza di dettaglio è tollerata nelle ombre e nelle luci delle fotografie che hanno fatto la storia e perché.

    E’ come trovare un indirizzo se la prima volta hai sbagliato strada: continui a sbagliare e non riesci a imparare dai tuoi errori. Se invece grazie alle mappe o alla fortuna, sei andato subito a segno, imparerai la visione del percorso e perfino le sue varianti.

    Personalmente credo che la fotografia sia visione, e la visione si impari guardando, non scattando. Si scatta quando si ha già una visione.
    “Rosso”, o “blu”, o “cambio focale” sono tecnica, non visione :-)

    Scusate il taglio grossolano delle frasi e dei concetti, dovuto alla necessità di sintesi estrema, se abbiamo voglia di discutere, troviamoci una sede in rete, ripeto!
    Ciao, palms

  • thebidimensional ha detto:

    @Palmasco: Mi permetto di dire che forse non è chiaro un punto…. Come ha detto Alberto le foto di Percorsi Magici sono foto fatte da persone a completo digiuno fotografico o quasi. Tu parli di visioni, di argomenti da persona che, a parer mio, mastica già fotografia e che difficilmente affronterebbe un base ‘passionale’ e ‘sensoriale’ come quello che Alberto propone, magari puntando su qualcosa di più tecnico/teorico ed individualista. Non vorrei passare per arrogante, ma le foto non sono li per la libido dei cultori d’immagine o di fotografia (anche se alcune a parer mio sono davvero splendide), ma semplicemente per dimostrare che occorre, a volte, non fermarsi al primo step, rischiando un grosso errore di valutazione.
    Spero di non essere stato troppo confusionario.
    Ciao, The2D

  • ...Lord Zarcon ha detto:

    premetto che sono un profano, mi sto avvicinando alla fotografia a passi felpati. Ho da pochi mesi una reflex e sto cercando di crescere piano piano, studiando, osservando ma anche provando.

    Negli ultimi due mesi credo di aver letto una decina di libri sulla fotografia, sulle tecniche di composizione e sul modo di fotografare. Ho altresì osservato, osservato tanto. Credo di aver sfogliato qualche milione di foto negli ultimi mesi, proprio come dice Palmasco. Cercando di capire dai grandi giochi di luci, ombre, punti di vista, “visioni”.

    E’ anche vero però che bisogna scendere poi in strada e scattare, scattare, scattare e ancora scattare.. provare, ritentare, e ritentare finchè non si ottiene quello che si vuole o quello che si è immaginato.

    Quello dei colori come tema non mi è nuovo come argomento, l’ho ritrovato più di una volta nelle mie letture e devo dire che ho trovato interessante avvicinarmi all’analisi della realtà che mi circonda schematizzandola in forme e colori.

    Imparare a guardarsi intorno, trovare colori e forme negli oggetti di tutti i giorni.
    ultimamente sto taggando le mie foto :

    circolari, quadrate, triangolari
    e
    rosso, verde, giallo, blu

    non è un modo di fotografare, non è nulla. è solo un metodo per capire quello che ho intorno. Sicuramente quando avrò imaparto ad analizzare bene la realtà che mi circonda, potrò rappresentare meglio le mie “visioni”.

    Alla fine di questo lungo discorso vi chiederete: e quindi?

    Quindi niente, tutti hanno ragione nessuno ha torto. Si fotografa quel che si vuole come si vuole e quando si vuole. Libertà di pensiero e di azione.

  • ...Lord Zarcon ha detto:

    ad ogni modo trovo alcune delle foto proposte davvero bellissime

  • Alberto Terrile ha detto:

    Eccoci al PUNTO. Visione. Quando lavoro con l’avanzato….ma ne parlo anche al base propongo un esercizio:
    Guardare le cose come se volessimo fare una foto….ma senza aver con noi alcun apparecchio. Capire cosa necessita,cosa invece è superfluo. Imparare a guardare la vita prima e poi in seconda istanza comprendere come tradurla,riscriverla,renderla immagine bidimensionale…oggetto su carta o formula binaria nel caso del digitale.

  • daniela mangini ha detto:

    Avete notato che una mostra di principianti ha innescato una discussione e soprattutto un confronto: fantastico! Per quanto mi riguarda ritengo che la spontaneità e la spinta “intima” di cui parla palmasco in realtà c’è; il colore è una scusa per ridurre le scelte e canalizzare l’istinto, che, essendo ancora da esercitare, rimbalzerebbe altrimenti tra mille stimoli venendone alla fine stordito. Quello che ha fatto Alberto è averci dato il primo appiglio che si dà al solito bambino che impara a camminare guardandolo poi da lontano cadere e rialzarsi con le sue forze. Sono i paletti per non sentirsi persi nel vuoto, ma se vedi le foto ti rendi conto che il colore è spesso in secondo piano. Per me è stata l’occasione per ritrovare anche nella fotografia la mia regola: in qualunque cosa cerchi troverai qualcosa che ancora non potevi immaginare. Dopo forse sarò in grado di selezionare da sola le cose più interessanti attraverso le quali cercare il contatto con me stessa e il mondo. Sul fatto di pensare di poter piegare ciò che ci è esterno a una visione personale e preconcetta…non so, non mi convince. Penso che anche nell’arte tutto avviene da uno scambio e la visione può essere solo lo spunto su cui lavorare, ma la realtà, il caso, gli imprevisti ti verranno sempre incontro e allora la tua visione (fortunatamente) cambierà….

  • palmasco ha detto:

    Devo dire che invidio molto Alberto, anche se non lo conosco, per gli allievi che ha, che sono presenti, leggono e intervengono, in sua difesa in particolare.
    Segno che lui qualcosa gli dà.
    Sarebbe da stupidi non accorgersi di qualcosa che funziona, e continuare a criticarlo, quindi non lo farò.

    Il discorso generale sulla fotografia che proponevo, pero è leggermente più ampio e forse più essenziale, perfino della relazione tra docenti e allievi. Forse dovremmo incontrarci con Alberto e Samu, e magari anche gli allievi che vorranno esserci, una sera a Genova per una pizza.
    E da lì magari gettare le basi per un photowalk centrato su una loro giornata di corso.
    La butto lì!

    Fatemi sapè.

  • Samuele ha detto:

    L’ultima idea di Palmasco mi sembra stupenda. Non so se riusciremo anche a fare delle foto, ma una pizza si si.

    Anche se in realtà Alberto è un blogger della celebre scuola Genovese e qualche pizza con noi l’ha già fatta!!

  • serena niso ha detto:

    credo che daniela abbia espresso alla perfezione quello che pensiamo tutti noi allievi del corso di alberto. prima di seguire il suo corso ero istintivamente attratta dalla fotografia ma ignoravo (e tuttora ignoro) tutto ciò che è vera fotografia, estetica, filosofia dellíimmagine, ecc.. grazie ai suoi input sto muovendo i primi timidi passi in questo mondo e sono riuscita a dare forma a un qualcosa che sino ad ora non ero riuscita a esprimereÖ con la prima esercitazione ìon the roadî mi si è aperto un mondo di nuovi stimoli e punti di vista, che vanno anche al di là del fotografare.
    una delle cose + interessanti del corso/percorso fatto con alberto è stato anche vedere come un tema, qualsiasi esso sia, venga interpretato in modo completamente diverso da ognuno di noi: è il nostro io + profondo che viene fuori e si esprimeÖ
    personalmente ho ancora bisogno di questi stimoli, ora che ho trovato in me un minimo di creatività non voglio certo trascurarlaÖ

  • Marina Rossi ha detto:

    hai ragione palmasco a dire che la cosa funziona… e funzionera’ anche in seguito perche’ Alberto e’ riuscito a formare una “squadra” che si e’ unita’ sempre piu’ per merito suo e anche dei suoi “temini” come li chiami tu. A proposito di questo aggiungo che se non avessi fatto quel tipo di esercizio forse non avrei mai pensato di fare quel genere di foto. Io come molti altri del corso non eravamo proprio digiuni nello specifico, ma e’ ovvio (forse a questo punto non troppo) che se abbiamo ritenuto necessario … o piacevole iscriverci ad un corso di fotografia, e’ perche’ in un modo o nell’altro ne avevamo bisogno …mancava qualcosa o … addirittura tutto! E l’esercizio del colore e’ un po’ come a scuola quando devi fare il compito in classe di italiano: il tema ti viene proposto, ma quello che esprimi ed emerge nello svolgimento e’ SOLO TUO !! …. poi magari puoi anche diventare uno scrittore… od un giornalista …

  • daniela mangini ha detto:

    comunque l’idea della pizza non era da buttare: così, magari, si capirebbe che non facciamo parte di una setta con Terrile come profeta.

  • Alberto Terrile ha detto:

    Ho sempre detto di non voler esser maestro per nessuno, condivido un esperienza e tratto del visibile a prescindere dallo specifico fotografico. Nel caso dei P Magici, ok si tratta di fotografia…in realtà i miei studi sono di Pittura, sono diplomato in questa all’Accademia di B Arti.
    Il problema è come vediamo, cosa vediamo…se poi ci ispiriamo a Irving Penn, a Duchamp oppure alle poesie di Quasimodo….ben venga. Dico sempre: leggi poesia se vuoi scriver di musica,ascolta la musica se vuoi fare pittura,guarda Giotto per girare il tuo videoclip….confinare tutto in generi,tecniche specializza ma spesso rende sterili.
    Se ho successo con i corsi è perchè mi stacco un pò dallo specifico, se vengo detestato è per il medesimo motivo….è un approccio, uno dei tanti modi…pertanto non voglio esser maestro di nessuno, nè capo setta…nè un bel niente…. mi chiamo Alberto ed oggi uso la fotografia e la scrittura per stare al mondo bene…..domani vi dirò….oggi è così. Buona per la PIZZA.

  • Tambu ha detto:

    Al corso dove ero io ‘sta cosa dei colori non l’hai fatta fare, Alberto. E se devo dirla tutta un po’ mi manca; poi condivido – disclaimer: perché lo conosco di persona e quindi capisco cosa vuol dire anche da pezzi di frasi – in parte anche le affermazioni di Palmasco. qualcuno ha detto “hanno ragione tutti” e anche se non è sempre così sono convinto che in questo caso ci siamo molto vicini.

    avevi uno scopo con quei “temini” e mi pare di aver visto che l’hai raggiunto alla grande. Lo scopo di Palmasco è diverso, ma sono sicuro che all’avanzato di quest’anno avrai modo di fare capire a tuoi allievi che cosa intendesse. Perché tra professionisti vi capite, no? ;)

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