SAMUELESILVA
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Una voce Tante voci

30 Aprile 2010

Marco GalliLa passione non si spiega. La passione non si giudica. E’ da sempre uno dei miei principi fondamentali. La passione può essere calcistica, di religione, di motori, di moto, di abbigliamento, di cinema, di televisione. Di radio. Si, anche la radio può essere una passione. E come tale non si spiega e non si giudica. Come sarebbe possibile spiegare la frase “a colaccciooooneee”? Non si può, non esiste, non ha nessun nesso logico. Eppure ci sono migliaia di persone (tante migliaia di persone) che tutte le mattine, da anni, gridano questa frase. Una follia collettiva mi piace definirla. Una passione per un personaggio radiofonico: Marco Galli. E osservando dall’esterno è meglio non giudicare, bisogna limitarsi ad ammirare. Una ‘stellina’ cuneese mi ha chiesto la parola, mi ha proposto di scrivere un post sull’ultima fatica del capitano. Un libro. Una voce Tante voci. Ma non posso farlo perché non sono colto dal sacro fuoco della passione e quindi ho deciso di lasciarle la parola, perché possa esprimersi e far capire a tutti cosa significa per lei Marco Galli.

Una “stellina” cuneese a prendere il sopravvento perché “Una voce Tante voci” non è un libro qualunque, ma l’insieme di EMOZIONI di una famiglia, di tanti “esauriti” che ogni mattina non possono fare a meno di LUI, il grande CAPITANO, che da anni domina il territorio italiano, dal Piemonte alla Sicilia, con il suo programma “Tutto Esaurito”, accompagnato da una splendida “carovana”.

Non riusciremo mai a compensare quelle infinite “carezze” che ogni mattina ci regala… a volte semplici parole, a volte un giochetto, una barzelletta, una battuta, che pero’ riescono a colorare quella giornata che sembrava grigia…

Da anni è la mia sveglia quotidiana… alle 7 si salta giù dal letto e dritta dritta in salotto ad accendere la radio già impostata su RADIO 105, e sentire la sua splendida voce, una voce di cui non riesco proprio a fare a meno… gridare ‘a colaccciooooneee!!’. Beh, brivido!!

Marco, diventato per noi tutti IL CAPITANO, è un “leoncino” che sa difendere il proprio territorio, che sa scaldarsi per difendere i veri valori della vita, che sa’ coccolarci con la parola giusta… e che a volte, dietro il suo silenzio, trasmette un qualcosa che va aldilà di un semplice “programma radiofonico”.

Voglio fare qualcosa… una stellina da sola non riesce a brillare. Dovete aiutarmi tutti voi: facciamo volare ad alta quota il nostro CAPITANO, facciamolo entrare nella classifica nazionale dei LIBRI TOP più venduti. Dei bestsellers.

Come fare? Andate ad acquistare il libro “Una Voce tante Voci” (Alacran Edizioni) entro mercoledì 5 maggio 2010. E CORRI CORRI, che è tardi!!!

Cinzia da Pianfei (CN)

E' arrivato il Post. Ci mancava.

29 Aprile 2010

Sono felice di annunciare (in esclusiva e forse per primo) (Mantellini mi ha anticipato di un soffio) la nascita di una nuova informazione in rete: è nato il Post. Sono un blogger che si rispetta e quindi devo darne l’annuncio. La redazione è composta da vari personaggi importanti: Luca Sofri, Massimo Mantellini, Matteo Bordone, Francesco Costa e tanti altri.

Il Post è una cosa così: per metà aggregatore (altro termine equivoco), per metà editore di blog. Ha una redazione che pubblica notizie, storie, informazioni raccogliendole in rete e nei media, e linkando e segnalando le fonti. E ha una famiglia di blog affidati ad autori di diverse qualità e competenze ma con cui il Post condivide un’ambizione di innovare la qualità delle cose italiane, nel suo piccolo (e loro l’hanno riconosciuta e ci hanno creduto). Per chi lo ha seguito finora (nove anni), il Post è Wittgenstein, ma di più. Più storie, più link, più idee, più blog.

Non so se riuscirò a leggere ‘Il Post’ tutti i giorni, aspetterò un’applicazione per mobile forse. E forse nemmeno mi piacerà. Ma è comunque qualcosa di nuovo, che tenta di innovare l’immobilismo dell’informazione in Italia. E allora benvenga il Post.

Il Post

Scandaloso Caressa

29 Aprile 2010

Fabio Caressa è da sempre uno dei miei telecronisti preferiti. Sono tantissimi anni che seguo le sue telecronache e nonostante alcune ripetitivà clamorose (ultimo giro di lancette, tutti a bere un the caldo…) la sua preparazione tecnica è incredibile. Ma questa sera (Barcellona-Inter) è stato davvero scandaloso. E tralascio volutamente il siparietto finale (Finalmente il calcio italiano ai vertici d’Europa!) che non merita troppi commenti. La cosa che mi ha infastidito oltre ogni limite è stata la sua parzialità, la sua scarsa capacità di giudicare i fatti e gli episodi del match. L’espulsione di Thiago Motta (poteva starci se l’arbitro avesse estratto due gialli) ha suscitato nel nostro l’ira più furente nonostante da studio Vialli e Rossi fossero in disaccordo con lui. Ma tutte le decisioni dell’arbitro sono state GRIDATE da Caressa a favore dell’inter, salvo poi ricredersi, a bassa voce, dopo il replay. Io capisco che in campo ci fosse una squadra italiana ma in occasione di partite di un certo livello il telecronista (quello bravo) dovrebbe riuscire a commentare valutando i fatti e non facendo il tifoso. Molto meglio Luca Marchegiani (al commento tecnico): lui è davvero un serio professionista.

La lontananza

26 Aprile 2010

Nell’Aprile dello scorso anno ho cambiato quasi tutto. Lavoro, città, casa. Mi sono anche allontanato dagli amici e dalla famiglia; non è stata una scelta facile. Sono molto legato agli affetti e alla mia terra ma a distanza di oltre un anno sono contento, molto, della scelta. Pensavo che la lontananza potesse cambiare le cose, in peggio, invece il mio rapporto con le persone al quale voglio bene è decisamente migliorato. Penso agli amici, a mia sorella, ma soprattutto penso ai miei genitori. Mi sono accorto di parlare davvero con mia madre, più al telefono che non quando potevo vederla tutti i giorni. Le volte che torno a casa riesco ad assaporare tutti i momenti, osservo negli occhi di mio padre la gioia di vedermi. Dopo mangiato diventa piacevole parlare, anche diverse ore. Prima le conversazioni erano limitate a pochissimi minuti. Il momento della partenza è sempre lunghissimo: baci, abbracci, regali, conserve della mamma pronte per essere degustate nel cuneese. E’ tutto più bello, tutto più dolce: posso tranquillamente affermare che la lontananza ha migliorato tantissimo il mio rapporto con mamma e papà. Non che prima fosse brutto, tutt’altro: era semplicemente più distaccato e i gesti affettuosi erano limitati al minimo sindacale. Purtroppo in questi giorni è successo qualcosa che mi ha fatto capire che non tutto può essere sempre perfetto. Mio padre è stato ricoverato (dopo diversi giorni di malattia) nel reparto medicina dell’ospedale di Imperia. Niente di particolarmente allarmante, la diagnosi parla di reumatismo palindromico: una bruttissima gatta da pelare ma che probabilmente mio padre chiama da diversi anni ‘gotta’ (su consiglio di un medico poco capace). E la lontananza in questo caso diventa brutta, bruttissima, nonostante le rassicurazioni telefoniche. Perché non hai la possibilità di andare a trovarlo, non puoi parlare con lui, non puoi capire quali siano i problemi reali. Ti rimangono poche telefonate e l’attesa di sapere qualche notizia. Ma anche la certezza di far parte di una famiglia compatta. Sabato sono a ‘casa’, spero possa esserci anche mio padre.

Like Button. FaceBook alla conquista della privacy?

25 Aprile 2010

Mark Zuckerberg è riuscito ad esportare FaceBook dentro il web. Da tempo ho l’idea che il navigatore comune consideri Internet e FaceBook come due entità diverse e le applicazioni mobile dedicate esclusivamente al social network più conosciuto non hanno fatto altro che ampliare questa idea. Durante l’f8 del 21 Aprile è stato presentato Open Graph, si tratta di una serie di applicazioni dedicate a FaceBook: la più importante di queste permette di espandere il ‘Mi piace’ a tutti i siti web. In soldoni basta cliccare sul tastino presente nella pagina web (sono molti i siti che hanno già implementato questa funzione) e nel mio profilo su FaceBook viene automaticamente segnalata questa preferenza. Un esempio lo trovate in calce a questo post (ho voluto subito implementarlo), come fare lo scoprite grazie a Dario Salvelli. Le problematiche inerenti a questa novità sono molteplici ma il vero problema, a detta di molti, riguarda la privacy personale. E’ chiaro che per le aziende questa notizia rappresenta una vera miniera d’oro ed è anche vero che grazie ad un semplice tastino sarà possibile sapere tutto di tutti (o quasi), ma la gestione della privacy rimane comunque all’utente. Tutto è opzione, tutto è opzionabile. E’ l’utente che decide cosa mostrare ed è sempre l’utente che sceglie cosa e quando far conoscere al ‘Grande Fratello‘ FaceBook. Il vero problema è capire, come sostiene Alessio Jacona, se gli utenti sono in grado di gestire e proteggere la loro privacy online. La prima risposta, istintiva, è no, gli utenti non sono capaci. Se rifletto però sulla qualità di questa privacy scopro che in realtà si tratta di un falso problema. La mia privacy può essere il mio numero di telefono, la mia cartella clinica, il mio voto alle elezioni. Forse le mie preferenze sessuali. Non certo far sapere al mondo se ho gradito un film, se ho letto un libro, se la settimana scorsa ho visitato Parigi, se voglio comprare un paio di jeans, se mi piace un post dedicato al calcio ed eventualmente quali sono i miei hobby. L’utente di FaceBook è contento se il mondo conosce le sue preferenze, le scrive di proposito, vuole gridarle al mondo, vuole vantarsi e vuole condividere i suoi gusti. Zuckerberg sostiene che ‘Privacy is no longer a social norm’. E possibile che abbia anche ragione ma credo che la privacy, quella vera, sia tutto quello che noi non vogliamo che si sappia. E questa vera privacy non passa su FaceBook.

Il ritorno di Franco Lerda

22 Aprile 2010

All’inizio degli anni ’80 il vivaio del Toro era una fucina di talenti. Io ero un bambino e stravedevo per un attaccante della squadra primavera, un giovane dalle grandi qualità e dalle ottime prospettive. Sognavo di poterlo ammirare con la maglia granata numero 9. Quel ragazzo si chiamava Franco Lerda. Mi ricordo ancora la partita contro il Cesena, al Comunale: era all’esordio da titolare e nel secondo tempo riuscì a realizzare (di testa) il gol della vittoria. Ero contentissimo per quel risultato, soprattutto perché maturato grazie ad una rete del mio pupillo. Purtroppo la carriera di Lerda non decollò come pensavo: tanta cadetteria, un fugace ritorno in Serie A con le maglie di Brescia e Napoli ed infine le esperienze nei dilettanti con le maglie di Cuneo e Canavese. Ho sempre seguito con affetto la sua parabola calcistica, speravo che un giorno potesse tornare a vestire la gloriosa maglia granata; per un breve periodo era stata la mia speranza, mai realizzata, di vedere un grande bomber, scuola Toro, a guidare l’attacco granata in serie A. Al termine della scorsa stagione vengo a sapere che la Pro Patria dei miracoli è guidata da un giovane allenatore (cambia la prospettiva a seconda del ruolo) molto bravo: il suo nome è Franco Lerda, da Fossano. Inizio a seguire le vicende della squadra di Busto Arsizio e apprendo dai giornali che i biancoblu giocano un calcio spettacolare, forse il migliore della Lega Pro. L’avventura di Lerda in Lombardia si chiude con una sconfitta, nella finale play-off, al termine di una stagione fantastica sul piano sportivo ma terribile sul piano societario. In Estate si parla di Lerda al Toro ma il ‘grande‘ Foschi decide di orientarsi sull’esperto Stefano Colantuono. Lerda sceglie il Crotone. Attualmente il Toro è in settima posizione, il Crotone di Franco Lerda è poco dietro, a soli cinque punti di distanza nonostante i due di penalizzazione. In questa stagione ho visto giocare diverse volte la squadra calabrese: i pitagorici (bel soprannome) giocano un calcio spettacolare, una punta centrale e due esterni che saltano l’uomo e puntano verso l’area di rigore. Lunedì sera è arrivata la sconfitta nel derby ma nonostante il risultato contrario il Crotone ha disputato una bellissima partita tenendo il pallino del gioco per lunghi tratti. E sabato c’è Crotone-Torino. Sulla Stampa di oggi c’è una bellissima intervista all’allenatore di Fossano, quasi emozionante:

C’è il Toro nelle sue ambizioni?
«Io mi auguro che un giorno il Toro mi chiami. Sono arrivato al Torino a 12 anni con mio papà da Cuneo e dormivo in corso Vittorio, sognavo di diventare come Pulici e ho fatto tutta la trafila delle giovanili, ho debuttato in serie A coi granata e se sono un uomo lo devo a Sergio Vatta. Secondo lei potrei rifiutare il Toro?».

Non so come finirà questo campionato, ma di una cosa sono certo: io voglio Franco Lerda sulla panchina del Toro. Da stasera, se possibile.

Feedly: il mio nuovo newsreader

21 Aprile 2010

Il problema della lettura dei feed mi preoccupa da tanto, tanto, tanto tempo. Non sono mai riuscito a trovare un sistema per tenermi aggiornato in modo efficace sfruttando il pochissimo tempo libero a disposizione. Le fonti da considerare sono tantissime e scoprire i post più interessanti quando il feedreader ti segnala oltre 1000 articoli da leggere è davvero un’impresa titanica. Credo che Feedly possa essere la soluzione a tutti i miei problemi. Ci sono diverse versioni di questa ‘applicazione‘, io mi limiterò a descrivere il ‘plugin‘ di Safari. Plugin fra virgolette perché a differenza di Chrome e Firefox non si tratta di una vera e propria aggiunta al browser ma di una serie di file HTML e Javascript che rendono l’esperienza RSS molto intuitiva, dinamica e veloce. Inizio a dire che Feedly si appoggia solo ed esclusivamente a Google Reader. Primo punto fondamentale. La lettura delle notizie viene impostata dall’utente e appare come una rivista, un magazine. Feedly permette di scegliere le fonti preferite e le integra con Flickr e Twitter; il risultato è una pagina iniziale molto accattivante e una serie di sottopagine divise per categoria; nella parte sinistra dello schermo troviamo i post e le immagini più recenti mentre nella parte destra vengono elencate le fonti e il numero di articoli ancora da leggere. Esiste anche l’elenco di tutte le fonti (dashboard) ed è possibile aggiungerne di nuove: Feedly si pone da schermo, da interfaccia, fra Google Reader e l’utente, sostituendo il lettore di Mountain View in tutto e per tutto. Le opzioni sono tantissime, possiamo selezionare gli articoli preferiti, eventualmente condividerli, leggerli dalla fonte originale e cancellarli. Non appare da nessuna parte il numero totale dei post da leggere e questo è un pesante fardello psicologico che viene meno. Da quando leggo i miei feed con Feedly ho ritrovato il piacere di informarmi, di tenermi aggiornato. Adesso aspetto la versione per iPhone.

Feedly

Non è un giornale. Non è un blog.

20 Aprile 2010

E’ BlogNation. E’ il nuovo aggregatore griffato Telecom Italia con la partecipazione di Macchianera. E’ una cosa che prima non c’era dicono loro. Ecco, su questo punto mi permetto di dissentire o comunque di avere qualche dubbio. Memesphere mi sembra molto simile e anche Liquida non è poi così diverso. E’ diverso l’approccio ed è diverso (forse) il modo di scegliere le notizie ma dire che BlogNation è una cosa che prima non c’era non mi sembra troppo corretto. E’ un altro aggregatore di notizie. Il primo impatto (visivo) è stato molto interessante, la grafica è splendida e le finestre si aprono in ‘softecno’. Il secondo impatto invece è stato un po’ deludente: troppi conti non tornano. Non capisco il discorso filtri: filtrare per fonte oppure per tag è praticamente impossibile (filtrare per tag è come fare una ricerca) mentre sarebbe stato più opportuno dividere per categorie. La fotogallery è troppo limitata, piccola e le foto non corrispondono al titolo che appare e soprattutto al link (ma questo verrà corretto, spero). L’idea è che l’utente abbia troppe difficoltà a gestire BlogNation e che non possa influire nelle scelte, che sia difficile trovare argomenti interessanti. Cercando di navigare alla ricerca di notizie utili, di nicchia, alla ricerca di post di qualità ho sentito una sorta di claustrofobia, un certo fastidio. Credo che senza modifiche importanti si risolverà in una sfilza di articoli che provengono dai soliti blog che propongono sempre le stesse notizie: quindi sostanzialmente inutile. C’è modo e tempo di migliorare. Il voto, al momento, è insufficiente.

OK Go – This Too Shall Pass

16 Aprile 2010

Questa è ‘This Too Shall Pass’ degli americani Ok Go. Il pezzo non mi fa impazzire ma il video è qualcosa di semplicemente fantastico: ho sempre adorato queste dimostrazioni di pazienza e lavoro di gruppo. Tutto da ammirare.httpvh://www.youtube.com/watch?v=qybUFnY7Y8w

L'uomo Joseph Ratzinger

14 Aprile 2010

Non sono cattolico, non sono praticante, non sono credente. Sono tutto il contrario, forse anche qualcosa di più. E’ una piccola premessa. Quando Papà Ratzinger è salito sul soglio pontificio (si chiama così?) ho provato indifferenza; avrei forse preferito un papa italiano, meglio ancora un papa nero. Ratzinger è tedesco e mi sembrava davvero una scelta molto politica, molto conservatrice. Una scelta al contrario. Inoltre non mi piaceva il suo aspetto, non mi piaceva il suo atteggiamento. Poi è arrivato il 16 Maggio 2006. Sono riuscito a guardarlo negli occhi, da brevissima distanza; un attimo, un lampo. E ho visto in quegli occhi qualcosa di umano, di buono, di incredibilmente positivo. Il suo aspetto era tranquillo, non mi sembrava il cane da guardia tedesco messo a custodire i più reconditi segreti della Chiesa di Roma, come l’avevano descritto alcuni giornali. Ho visto un signore anziano, un nonno buono, gentile, con gli occhi dolci ed un sorriso sincero. Valentina scrive: ‘Ecco, oggi io vedo Benedetto XVI come un uomo alle prese con qualcosa di più grande di lui, un uomo schiacciato, un uomo impotente. Questa sua impotenza, il peso di questa condanna senza appello continua e dilagante, ecco, lo rendono umano ai miei occhi’. Nel mio caso non è l’impotenza di Benedetto XVI a renderlo umano ai miei occhi, ma è stata una stretta di mano. Non sono cattolico, non sono praticante, non sono credente: ma non posso voler male all’uomo Joseph Ratzinger.

Papa Benedetto XVI

Where am I?

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